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da stellantis a stallantis

26 maggio, 2023

laVerdi 22-23. 31

Ritorna in Auditorium la Direttrice Principale Ospite Alondra de la Parra per il penultimo concerto della stagione principale dell’Orchestra Sinfonica di Milano, caratterizzato dalla classica impaginazione tripartita.

La serata si è aperta con una nuovissima composizione: il brano vincitore del Concorso per giovani compositrici "Franchina Cervetti (moglie di Gianni, Presidente emerito della Fondazione, scomparsa due anni orsono). Brano che si intitola Through the Time ed è opera della fiorentina Myriam Bizzarri, 29 ancora da compiere.

Così lei stessa ci descrive la sua opera:

La costruzione del brano segue la struttura classica della forma-sonata: due temi ognuno con il proprio sviluppo. Per i due temi ho voluto portare avanti stili e sonorità differenti, che prendono spunto e ispirazione dalle tecniche compositive della prima metà del XX secolo. In questa prospettiva e volontà, il secondo tema si sviluppa su una serie dodecafonica.

Anche dal punto di vista dell’orchestrazione ho voluto colorare in maniera differente le varie regioni del brano, per dare un proprio carattere ai vari disegni e temi che si susseguono e ripetono modulando e trasformandosi nel corso del brano.

Through the Time quindi si rifà sia allo scorrere del tempo, essendo il brano un susseguirsi di idee musicali, a tratti veloce e quasi nervoso e a tratti più disteso e lirico, e al tempo stesso un “viaggio nel tempo” alla scoperta di tecniche e suoni del passato.

Beh, devo dire che la simpatica Myriam, lunga coda di capelli corvini, si è proprio meritata il Premio assegnatole da Jais, Colasanti e Melchiorre (la commissione giudicatrice): la sua è un’opera che si rifà a modelli di inizio secolo scorso, ma in modo intelligente ed originale. Resta in particolare ben impresso nella mente dell’ascoltatore il tema che occupa gran parte del brano con varie mutazioni di altezza e di ritmo, un tema ben scolpito, di 5 note, tre discendenti, un’impennata e ancora un appoggio discendente. Gli applausi convinti del pubblico certo sproneranno la giovane compositrice a continuare su questa strada appena imboccata, ma già ricca di promesse.    
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Ecco poi le Variazioni su un tema rococò di Ciajkovski, nella classica, più conosciuta ed eseguita versione predisposta dal dedicatario Wilhelm Fitzenhagen (qui alcune mie note sulla composizione e sulle differenze strutturali fra questa e la versione originale di Ciajkovski). Ad interpretarle la 36enne Marie-Elisabeth Hecker, che viene dalla città che diede i natali a Schumann ed è moglie del pianista Martin Helmchen che già fu ospite qui nel lontano 2010.

Grande tecnica e altrettanta sensibilità interpretativa, quelle sfoggiate dalla Hecker. Mi sento di muovere un appunto all’accompagnamento orchestrale: in alcuni passaggi, il violoncello è accompagnato dagli strumentini, in particolare oboe e flauto, e purtroppo il suono penetrante di questi legni ha coperto quello più morbido della solista.

Alla quale non sono comunque mancati gli applausi calorosi dell’Auditorium… non ricambiati da bis.
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Ha chiuso in bellezza la serata la Sinfonia n. 8 in Sol maggiore di Antonin Dvořàk (i cui contenuti ho commentato in occasione dell’ultima apparizione in Auditorium, pochi anni orsono). Qui la De La Parra ha dato prova della sua maturità, dal gesto sempre essenziale e preciso, alla tenuta di tempi e dinamiche. Particolare menzione per il pacchetto dei celli (guidato da Grigolato) per la nobiltà dell’esposizione del tema del Finale.

Ma tutti si son fatti onore e il non strabordante pubblico dell’Auditorium li ha ripagati con calore e affetto.

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