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06 giugno, 2019

Pollini incanta Ravenna


Il monumentale PalaDeAndré di Ravenna - letteralmente preso d’assalto! - ha ospitato ier sera il concerto inaugurale di Ravenna-Festival-2019, protagonisti il consorte della padrona di casa Riccardo Muti ed un ospite davvero d’eccezione, Maurizio Pollini.

I due, che si ritrovavano insieme dal 2013 (Chicago) hanno dato vita alla prima parte del concerto, occupata da due opere del Mozart quasi trentenne, che stava entrando nel pieno della sua grande stagione viennese. Il K449, in MIb maggiore, del 1784; e l’ancor più celebre K466, in RE minore, del 1785. Due concerti assai diversi per impostazione e contenuti: il primo forse ancora legato alla tradizione più consolidata; il secondo decisamente innovativo e proiettato verso il romanticismo.

Non ci sono parole per esprimere la meraviglia, prima ancora dell’emozione, che si prova di fronte a Pollini, questo ometto 77enne che suona per quasi un’ora filata come avesse 20 anni. Con la stessa passione e con lo stesso cipiglio che mostrava quasi 40 anni fa in queste due indimenticabili esecuzioni (K449 e K466) insieme ai Wiener Philharmoniker. Un musicista, un sommo artista, ma prima ancora un Uomo, un esempio per tutti noi del quale non possiamo che essergli eternamente grati.

Gratitudine rappresentata simbolicamente dal premio alla carriera che la maitresse del Ravenna-Festival, Cristina Mazzavillani Muti, ha consegnato a Pollini al termine di questa sua straordinaria performance.
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La serata siè conclusa con Mendelssohn e la sua Ouverture da Concerto Meeresstille und glückliche Fahrt (Calma di mare e viaggio felice) che in origine avrebbe dovuto aprire il concerto. Musica quanto mai appropriata alle circostanze: il mare qui di casa, spesso così piattamente calmo al mattino, prima dell’arrivo delle forti brezze da sud-est che lo sferzano fino a sera; e il mare più lontano, ma pur sempre nostrum, protagonista suo malgrado di viaggi tutt’altro che felici. E poi (in sostituzione dell’inizialmente programmata Isola dei morti) un brano pieno di... vita, il Bolerodiravel!   

La rinnovata Orchestra Cherubini per tutta la serata ha risposto assai bene alle sollecitazioni del suo fondatore (che ha qualche mese più di Pollini, ma sembra parecchio più giovane...) mostrando bella trasparenza di suono e - nel brano conclusivo - grande affiatamento fra le diverse sezioni chiamate a disegnare questo instancabile crescendo raveliano.

Serata - almeno per la prima parte - da collocare nell’ideale cassetto delle più preziose reliquie.

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