Il tradizionale
appuntamento di Pasqua con una
delle Passioni di Bach cade
precisamente la sera di un’autentica giornata di passione per il mondo intero. Ruben Jais, presentatosi al proscenio in
maniche di camicia, ha invitato il pubblico che affollava l’Auditorium ad alzarsi
e osservare un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime del terrorismo.
Fate la musica
e non la guerra! È il messaggio che ci viene da Bach. E che la sua musica, come
tutta la musica occidentale, debba molto alla scienza di grandi musulmani del
passato - Ishaq Al-Kindi, Ibn Sina
(Avicenna), Al-Farabi, Safi Al-Din e molti altri ancora – rende se possibile
più assurda la guerra che i fondamentalisti sedicenti islamici hanno dichiarato
all’umanità intera.
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Il concerto di questa settimana (sarà
replicato questa sera stessa in Duomo
a Milano e venerdì in Auditorium) è anche l’occasione per ritrovarsi con laBarocca,
la creatura di Jais (e Capuano) che purtroppo ha dovuto quest’anno rinunciare
alla tradizionale stagione propria in Auditorium per le note vicende legate
alla irresponsabile cecità dei nostri politici.
E la (relativamente!) breve, ma cruda e verista Johannes-Passion ha
ancora una volta testimoniato del livello qualitativo assoluto degli ensemble di Jais-Capuano, autori di una
prestazione davvero eccellente, al cui successo hanno dato il determinante
contibuito i solisti di canto, tra i quali mi limiterò a citare il tenore Patrick Grahl, perfetto nel ruolo dell’Evangelista
narratore, ma anche in quello di protagonista di due splendide arie.
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