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20 settembre, 2013

Orchestraverdi – Concerto n°1

 

Dopo il prologo (fuori abbonamento) in Scala, laVerdi ha aperto ieri sera in un Auditorium affollato la nuova stagione 13-14, la stagione dei suoi 20 anni.


Jader Bignamini, che si sta sempre più affermando come Direttore dopo aver esordito molti anni fa nella seconda fila dei fiati (al clarinetto piccolo) dirige un concerto interamente dedicato al musicista da cui l’Orchestra ha preso il nome.


Programma nutrito, che presenta brani da ben sette opere verdiane, scelte fra le meno rappresentate (non dico meno conosciute): di esse viene eseguita la Sinfonia/Ouverture mentre Lucia Aliberti ne canta diverse arie-cabalette.

La sequenza dei brani percorre una specie di pendolo temporale, muovendo dal Regno del 1840 fino alla Forza del 1862 (passando per la Luisa del‘49, l’Attila del ’46 e  l’Aroldo del ’57) per poi ripiegare (via Vespri, 1855) al pieno della galera (Foscari, 1844).

Parecchie di queste arie nelle rispettive opere sono accompagnate da interventi più o meno corposi di cori e/o di altri personaggi, che in un concerto faticano a trovare posto. Così niente coro, niente Wurm, Attila, Godvino e Pisana: come spesso accade in questi casi, si è ovviato al problema con tagli e/o passaggi lasciati ai soli strumenti. Ma nulla di grave: in un’antologia la cosa è del tutto sopportabile.

Lucia Aliberti, che tornava a cantare con laVerdi dopo qualche anno, ha ottenuto un caldo successo, a dispetto di una prestazione che – in assoluto – non si può certamente definire indimenticabile. Il 50enne soprano siciliano, da 30 anni sulle scene e dai multiformi interessi nel campo della musica, ha mostrato grande sensibilità interpretativa, ma la voce è quella che è: calda e flautata nei passaggi in mezzo-forte, si fa piuttosto dura e metallica in quelli a piena voce (vedi la Odabella) e fatica assai a passare nelle note più gravi.

Comunque, data la particolare caratteristica della serata (per lei, una cosa a metà fra il recital e la rimpatriata fra amici) il pubblico non le ha fatto mancare il trionfo, impreziosito da ripetuti omaggi floreali. Così, chiuso il programma ufficiale, ecco ben tre bis, dove ancora Verdi (Si colmi il calice della Lady e Libiamo di Violetta) ha incastonato un simpatico omaggio a Lehar (Vilja, oh Vilja della Glawari).
  
Bignamini ha diretto con grande sicurezza e attenzione ai dettagli, trionfando nei pezzi forti (che l’Orchestra conosce a memoria, come la Forza e i Vespri) ma sapendo cavare il meglio anche da quelli meno consueti (ad esempio l’Aroldo, dove Alex Caruana si è distinto con la sua tromba). Per il giovane Direttore un bel riscaldamento verdiano in vista del suo prossimo impegno, proprio a casa del Cigno, nel Simone.  
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Questo concerto verrà replicato oggi (venerdi) e domenica, come era regola fino alla scorsa stagione. Da questa però il palinsesto cambia: 17 dei 38 concerti verranno offerti in due sole serate (venerdi e domenica, con qualche eccezione) anziché tre.
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Per completare quest’orgia verdiana, allego un corposo documento su Verdi, scritto a quattro mani da Rodolfo Celletti, Luca Ronconi, Marcello Conati e Giampiero Tintori, comparso sul numero di dicembre 1986 di Musica&Dossier.

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