Ieri quarta recita della rossiniana Scala di Seta in un Piermarini ridotto ad
un gruviera (ahinoi). Allestimento portato qui dopo anni (è del 2009,
poi 2011) dal ROF, sponsor incluso (ma Cuccarini esclusa, smile!) e affidato alla
scaligera Accademia.
Ieri era il terzo (!) cast di questa produzione:
evidentemente si vuoIe dare un po’ di spazio a tutti gli allievi, come si fa
per le recite scolastiche di fine anno. Risultato: francamente malinconico. La
colonia asiatica accorsa per vedere all’opera i suoi conterranei ha applaudito
timidamente, per il resto silenzio assoluto durante tutto lo spettacolo.
Francamente non saprei chi salvare dal grigiore generale, che ha accomunato
cantanti e orchestra, guidata da un baroccaro che forse pensava di dirigere un oratorio di Pergolesi (con tutto il rispetto) e ci ha propinato una minestrina piuttosto insipida. Nella sinfonia c’è stato
perfino un pasticcio nella ripresa del tema principale, roba appunto da… oratorio (smile!)
Così, contrariamente al solito, dove sono le regìe
strampalate ad affossare la recita, qui Michieletto
ha almeno contribuito a non far addormentare lo scarso pubblico, ed è già
qualcosa.
Certo, non è il caso di prendersela
con i poveri allievi, ma con chi li
manda allo sbaraglio chiedendo al pubblico di pagare il biglietto intero… Nobbuono.
2 commenti:
Se ho letto bene, alla Scala fanno pagare i biglietti a prezzo pieno per questa roba? Qui a Stoccarda, per vedere le recite di fine anno della Opernschule si pagano 20 euro al massimo.
@mozart2006
La recita era anche inclusa nelle 10 in abbonamento...
e parecchi abbonati non si son visti.
Ciao!
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