Il monumentale Ein Deutsches Requiem
occupa interamente (e a buon diritto!) il cartellone del
concerto
di questa settimana.
Dalla sua Stoccarda, dove lo ha diretto poche
settimane fa, arriva a proporcelo uno dei più amati Direttori ospiti de laVerdi:
Helmuth Rilling, che a dispetto dei
suoi quasi 80 anni sprizza vitalità da tutti i pori!
In un Auditorium finalmente affollato
(come non si vedeva da qualche settimana, eccezion fatta per la Nona di fine anno) ancora una volta, a
distanza di quasi due anni dall’ultima esecuzione con Zhang Xian, sono
risuonate le note di questo straordinario inno di speranza e consolazione. Del
quale non saprei davvero cosa scrivere di nuovo o di originale, tale è la sua fama
(qui poche
note proposte in occasione di una visita milanese di Pappano&C).
Rilling ce lo ha
porto con un approccio intimistico, tenendo un volume di suono sempre
contenuto, persino nelle poderose fughe che costellano la partitura,
rinunciando a qualunque enfasi e ai facili effetti che talvolta caratterizzano
interpretazioni eccessivamente cariche di teatralità tardo-romantica: insomma,
il Requiem di Brahms, e non quello – con tutto il rispetto, per carità (e lo aspettiamo
qui a marzo)
- di… Verdi!
Impeccabile il coro di Erina Gambarini e sempre lodevole la
compattezza dell’orchestra, in specie il pacchetto degli archi bassi, chiamati ad
un impegno eccezionale. Quanto alle due voci, bellissima, anche se piccola,
quella di Letizia Scherrer, voce che
secondo me magnificamente si adatta al testo e alla musica dell’Ihr habt nun Traurigkeit; meno efficace, sempre a mio modestissimo
avviso, quella del giovane baritono Johannes
Mooser, voce di potenza inversamente proporzionale all’imponenza della sua stazza,
e di timbro eccessivamente leggero.
Ma alla fine ciò che conta è la grandissima
emozione che sempre ti prende e che ti resta dentro all’ascolto di questo capolavoro.
Prossimamente ancora Brahms
e Mendelssohn.
1 commento:
Grazie del link carissimo!
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