Ripresa della stagione a tambur
battente nel 2013: martedi 1 la replica (fuori abbonamento) del concerto n°15 e
giovedi già in pista
con il n°16!
Sul podio, in un Auditorium purtroppo
dall’apparenza di un gruviera (ma sarà colpa della crisi o delle vacanze?) è Gaetano D’Espinosa (già apprezzato qui
ad inizio di stagione) a sostituire il malese d’adozione Claus Peter Flor.
In programma due autentici pezzi
storici (sì, anche lo Strauss del 1948 è ormai abbondantemente storia…) che
fanno la loro ricomparsa in Auditorium dopo qualche tempo.
Dapprima i Vier Letzte Lieder (1948)
che avevamo sentito presentati qui da Zhang Xian precisamente nel primo
concerto della sua prima stagione con laVerdi.
Chissà se fu la straordinaria bellezza
di questa musica a gettare il mondo musicale dell’epoca nella più cupa
frustrazione (leggi: senso di impotenza) generando per reazione quelle
avanguardie che nella seconda metà del ‘900 produssero più che altro mostri e
nefandezze…
La voce che
ci racconta queste splendide liriche di Hesse
e Eichendorff (una specie,
sui-generis, di quattrostagioni) è
quella di Susanne Bernhard, voce
calda e ben impostata, solo poco penetrante nelle note basse (ad esempio quel
REb del terzo Lied…) Tuttavia la sua è un’esecuzione apprezzabile, così come
quella dei ragazzi dell’Orchestra.
Frühling è una
primavera che l’anima vive nella sua aspettativa, nel buio invernale di grotte
e sepolcri, prima di vederla esplodere davanti a sé:
In September
è l’estate che giunge alla fine, ancora splendida nel suo crepuscolo. Qui la
cadenza finale del corno è a dir poco stupefacente:
e Amatulli
si meriterebbe solo per questo un monumento!
In Beim
Schlafengeh’n, davvero sbudellante l’assolo di Luca Santaniello, nel mirabile passo in RE bemolle - una delle cose
più sublimi mai uscite dalla penna di un compositore - che introduce la voce
per la strofa finale del Lied di Hesse:
E l’anima incustodita,
su libere ali si librerà,
nel magico cerchio della notte
a profondamente, e mille volte, vivere.
La pagina che chiude l’ultimo Lied (ma
fu il primo dei quattro ad essere composto) è veramente uno sguardo sereno, ma…
con un magone così… al grande, glorioso, indimenticabile ‘800 romantico. Ci
troviamo - entrambi degradati di un
semitono! - lo stesso Strauss di 60 anni prima (il motivo dell’Ideale da Tod und Verklärung, prima nei corni, poi nel corno inglese e nelle
viole) e in chiusura il Bruckner che rende
l’estremo omaggio a Wagner nell’Adagio della sua settima:
Insomma, un’opera che ti lascia sempre
stupefatto, e un’esecuzione che non ha mancato di suscitare emozioni!
Strauss ci ha congedato con Bruckner,
e con Bruckner si chiude la serata. Precisamente
con la Wagnerssymphonie, che è stata ultimamente eseguita in
Auditorium circa un anno e
mezzo fa
sotto la bacchetta di Christian Zacharias.
Anche stavolta una grande prova
d’insieme dell’Orchestra, che mostra di padroneggiare queste partiture ormai
con assoluta sicurezza. Bravissimo anche D’Espinosa
a tener botta sul podio, nonostante la chiamata quasi all’ultimo minuto. Quindi
successo pieno.
Avendola Claus Peter Flor data buca anche per la prossima settimana, sarà Martin Haselböck a dirigere un programma di sapore… albionico.
1 commento:
Solo guardare le linee di spartito mi commuove! Peccato l'esecuzione non abbia reso proprio tutta la giustizia che questi brani meritano (eccezion fatta per l'assolo di violino). Ma sai che la citazione di bruckner non l'avevo mai notata! :|
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