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14 febbraio, 2012

Letonja (fra scioperi e defezioni) in concerto alla Scala


Sostituendo l'uccel-di-bosco Esa-Pekka, Marko Letonja è tornato sul podio della Scala - après les contes - per dirigervi le tre serate (in origine, poi ridottesi a due per un puntualissimo sciopero indetto da una sola, anche se potente, sigla sindacale) di un concerto della stagione del Teatro (quella dove i filarmonici fungono da prestatori d'opera senza compenso… smile!) Programma novecentesco che incastonava una primizia del terzo millennio. Pubblico folto, ma non oceanico, né troppo caloroso.

Mandarino, Fauno e D&C sono nel repertorio dell'orchestra, che li ha eseguiti negli ultimi mesi-anni sotto diverse illustri bacchette (mi vengono in mente Boulez e Mehta, per fare un paio di nomi). Ora, stabilire se con Letonja l'orchestra si sia superata, o se abbia semplicemente suonato a memoria (e il biondo sloveno si sia limitato ad agitarsi sul podio e a girare le pagine della partitura); o immaginare chissà quali sfracelli avrebbe fatto con Salonen… è impresa (almeno per me) assai ardua. Perché spesso una stessa prestazione siamo portati a valutarla in modo diverso, a seconda del personaggio che sta sul podio: se è Letonja, passabile; se è Salonen, mitica!

L'attrazione della serata era concentrata sulla prima assoluta di Luca Lombardi, Italia mia, pezzo commissionato dalla Filarmonica per commemorare i 150 anni tricolori. (Per la verità, anche l'autore ultimamente sembra aver perso un poco di patriottismo, visto che ha preso moglie, residenza e cittadinanza israeliane.) Poi all'ultimo momento – così, tanto per far nevicare sul ghiaccio – ecco la rinuncia di Gabriele Lavia (evidentemente vittima del clima siberiano, ahilui e giustificato da certificati medici) sostituito da Alessandro Quasimodo (un nome, una certezza…) nel ruolo di voce recitante, accanto a Monica Bacelli e a Lucio Gallo, voci… cantanti (smile!)

Il pezzo è – selon moi - un mediocre put-pourri di testi (alcuni classici, a cominciare da citazioni di Dante, Petrarca e Leopardi, per finire a Quasimodo-senior, altri dello stesso Lombardi) accompagnati da una musica che sembra far di tutto per mostrarsi orecchiabile e digeribile, ma senza riuscirci molto. Quasimodo-junior – che ha al fianco un Korrepetitor che gli dà gli attacchi (Letonja evidentemente è in tutt'altre faccende affaccendato…) - invece del testo del padre (cantato da Lucio Gallo) legge i testi di Lombardi: una specie di storia in pillole dei 150 anni italiani (ed europei) fermatasi per fortuna a subito prima dell'avvento di tale Berlusconi; e poi un elenco dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, amici e nemici, giorno sì e giorno no, come il mare, che un giorno è calmo e un giorno agitato, ma è meglio quando è calmo (apperò!) Ah, dimenticavo, si sente (a fatica) anche un sommesso Va', pensiero, che non guasta mai e come minimo ci risparmia le pernacchie padane contro roma-ladrona… Insomma, parecchia retorica e poca musica! Ma l'autore arriva comunque sul podio a prendersi gli applausi del pubblico, brandendo – novello Enrico Toti – una stampella!
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