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26 febbraio, 2010

Stagione dell’OrchestraVerdi - 20

Riecco il sommo Beethoven della Missa.

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C'è chi sostiene che – a differenza delle classiche messe precedenti – questa sia impossibile da eseguirsi all'interno di una canonica cerimonia liturgica. Cosa clamorosamente smentita proprio dall'Orchestra e Coro de laVerdi lo scorso settembre, alla Basilica di SanMarco, nell'ambito del MI-TO 2009. Sopravvivono, di quella esecuzione, la mezzosoprano Manuela Custer e il basso Kamie Hayato, cui si aggregano la soprano Helena Juntunen ed il tenore Richard Berkeley-Steele.

Ma ora siamo all'Auditorium, pieno come un uovo, al pari del palco, pur se l'organico per la Missa non è certo di stampo mahleriano o straussiano… Quindi in un luogo certo più adatto ad eseguire un'opera che, come tutto Beethoven del resto – e a dispetto della pomposa dedica al Cardinale suo allievo e mecenate, nonché Arciduca, Rodolfo - è indirizzata alla ragione, oltre e forse più che alla fede, o alla fede nella ragione.

Quanto ai solisti, la Juntunen, già ascoltata qui a fine anno in un'improbabile nona diretta da Marshall, ha voce penetrante, anche se in alto un pochino chioccia, quindi non proprio gradevolissima. Berkeley-Steeleheldentenor lo classifica la sua biografia – sfoggia effettivamente una bella voce piena e chiara, come la Manuela Custer, mentre Kamie Hayato fa dignitosamente la sua parte non proprio proibitiva.

Ma è il coro qui a farla da padrone, un coro nato – val la pena ricordarlo sempre – dalle amorevoli cure e dalla sapienza ed esperienza scaligera di Romano Gandolfi, alla cui memoria questo concerto è significativamente dedicato. Un coro che oggi non sfigura affatto di fronte a quello, sempre immenso, di Bruno Casoni. Un coro che affronta da par suo le impervie difficoltà di questa interminabile partitura. Erina Gambarini, che ne è guida e anima, si va a sistemare in mezzo ai suoi, dando così anche il suo contributo diretto di voce.

Però, anche in un'opera in tutto e per tutto corale, Beethoven trova modo di infilare un mirabile intervento solistico. È quello del violino, che introduce e poi sostiene e contrappunta l'intero Benedictus. Una vera perla, un tocco di cesello sull'immensa struttura di questa cattedrale:



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Tocca al Konzertmeister de laVerdi, Luca Santaniello, porgerlo in modo sublime, proprio come musica che scenda dall'alto dei cieli…

Dopo l'ultimo Dona pacem del coro, Xian Zhang chiude con grande compostezza, scandendo senza enfasi le tre ultime semiminime, sull'accordo di RE maggiore.

Grandi applausi – anche ritmati - ed ovazioni per tutti, coro in testa, com'è ovvio.

Prossimo appuntamento fra una settimana, con un grande Bartók e ancora un sommo Ludwig.

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