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10 febbraio, 2010

Il Faust di Schumann alla Scala

Pinchas Steinberg è ospite e guida della Filarmonica per una rara esecuzione delle Faust-Szenen di Robert Schumann (di cui ricorre quest'anno il bicentenario dalla nascita). Dopo il primo di sabato 6, trasmesso da RAI3, ieri sera è stata la volta del secondo concerto, in un Piermarini non propriamente affollatissimo e – cosa invero sconsolante – ulteriormente arricchitosi di posti vuoti dopo l'intervallo. Questi concerti sono intercalati a recite del Don Giovanni, e la cosa non può essere casuale, dati i legami – sotterranei e non – fra queste due figure rese immortali da sommi letterati e musicisti.

Le Szenen sono un sunto della sterminata opera di Goethe: disegnano, dopo l'ouverture, i profili di Gretchen (parte I) e di Faust (parte II) con interventi di Mephistopheles e altri personaggi. Nella conclusiva parte III è musicata la scena finale (proprio come farà Mahler nella seconda parte della sua ipertrofica Ottava sinfonia). Faust è stato oggetto di attenzione di numerosi musicisti ed è al centro di innumerevoli opere, da Gounod (lo risentiremo proprio alla Scala in questa stagione) a Berlioz, a Boito, per citare solo le principali di una lunga lista. Sul versante cameristico, ci si sono cimentati, fra gli altri, Schubert e Beethoven. Su quello sinfonico-corale, oltre a quest'opera di Schumann sono rimaste nei programmi dei concerti l'Ottava di Mahler, la Faust-Sinfonie di Liszt e più raramente la modesta Eine Faust-Ouverture di Wagner.

Schumann ha personalmente articolato così il suo bigino del Faust:

Ouverture composta fra il 1847 e il 1853.

Sezione I composta nel 1849: presentazione di Gretchen (Margarete) in 3 scene:

1. Scena nel giardino: protagonisti Gretchen, Faust, Mephistopheles e Marthe. Impiega versi del Faust I (Garten) a partire dalle parole di Faust Du kanntest mich, o kleiner Engel, per proseguire con lo spetalamento del fiore (l'astro) da parte di Margarete (m'ama, non m'ama) e termina con versi di commiato tratti dalla successiva scena Ein Gartenhäuschen.

2. Gretchen davanti all'immagine della mater Dolorosa: protagonista la sola Gretchen. Versi tratti dal Faust I (l'intera Zwinger).

3. Scena nella cattedrale: protagonisti Gretchen, lo Spirito maligno e il Coro. Versi dal Faust I (l'intera Dom).

Sezione II: presentazione di Faust in 3 scene:

4. Ariel, sorgere del Sole (1849): protagonisti Faust, Ariel, Soli e Coro. Impiega versi del Faust II (Atto I, una parte di Anmutige Gegend).

5. Mezzanotte (1850): protagonista Faust con Mangel (carestìa), Schuld (colpa), Sorge (ansia), Not (bisogno). Versi tratti dal Faust II (Atto V, una parte di Mitternacht).

6. Morte di Faust (1853): protagonisti Faust, Mephistopheles, gli Spettri (i lémuri) e il Coro. Versi tratti dal Faust II (Atto V, una parte di Grosser Vorhof des Palasts).

Sezione III composta nel 1847:

7. Trasfigurazione di Faust: è il Bergschluchten del finale Faust II, suddiviso da Schumann in 7 numeri:

1. Waldung, sie schwankt heran (Coro),

2. Ewiger Wonnebrand, Glühendes Liebeband (Pater Ecstaticus),

3. Wie Felsenabgrund mir zu Füßen (Pater Profundus, Pater Seraphicus e Coro dei Fanciulli Beati),

4. Gerettet ist das edle Glied (Angelo, Angeli Novizi, Angeli Perfetti, Fanciulli Beati, Coro),

5. Hier ist die Aussicht frei (Doctor Marianus),

6. Dir, der Unberührbaren (Doctor Marianus, Coro, Mater Gloriosa, Coro delle Penitenti, Magna Peccatrix, Mulier Samaritana, Maria Aegyptiaca, Una Poenitentium, Fanciulli Beati, Gretchen),

7. Alles Vergängliche Ist nur ein Gleichnis (tutti).

Diciamo la verità: un'opera abbastanza sofferta e un poco farraginosa (come dimostrano la lunga gestazione e una seconda elaborazione dell'ultimo numero, che non ha preso piede). Salvo l'Ouverture, in forma sonata, per il resto è qualcosa che assomiglia ad un oratorio, con grandi arcate melodiche ad appoggiare le voci dei soli e dei cori, ma senza temi musicali che caratterizzino personaggi o atmosfere e che quindi tornino, rielaborati, a farsi sentire. Ci si trovano atmosfere familiari di altre opere dello stesso Schumann (la Peri, la Rosa) ma anche tanto Mendelssohn degli oratori, o della Lobgesang. Siamo in pieno in quell'inconfondibile mondo germanico romantico della prima metà '800, che ha prodotto tante cattedrali, o affreschi musicali, come questo.

Personalmente – restando all'oggetto-Faust musicato per concerto e non per palcoscenico - trovo più interessanti, perché meglio strutturati, gli approcci successivi di Liszt e Mahler. La Faust-Sinfonie del primo, quantunque pletorica, e con il Coro finale appiccicatole a posteriori, ha il pregio di scolpire mirabilmente le figure dei due personaggi principali (Faust e Gretchen) e di quel Mephistopheles che invade come un virus la personalità di Faust. La seconda parte dell'Ottava di Mahler, per quanto rechi tratti di insopportabile magniloquenza, ha però il pregio di esporre il Bergschluchten con un approccio assolutamente sinfonico, con sapientissimo trattamento dei vari temi, collegati anche all'inno di Hrabanus; insomma: un corpus organico e perfettamente scolpito, cosa che mi pare non siano le Szenen.

Per curiosità ecco come Schumann, Liszt e Mahler attaccano il coro finale, che esalta l'eterno femminino:










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Tornando a ieri sera, sono in ogni caso da elogiare tutti gli esecutori: cantanti, cori e professori, stipati come sardine nel pur enorme palcoscenico scaligero. Il Maestro Steinberg (che porta curiosamente un anello al dito indice della mano destra…) ha diretto con gesto secco e autorevole – dal drammatico RE minore dell'attacco dell'Ouverture, fino al conclusivo FA maggiore, esalato in pianissimo - queste masse imponenti, coadiuvato dal sempre grande Casoni, preparatore dei cori: al solito, impeccabile quello adulto, ma bravissimi anche i ragazzi di Alfonso Caiani, che hanno parti assai difficili.

Delle voci soliste principali, Michael Volle (Faust, Marianus e Seraphicus) ha mostrato grande autorità, anche se la sua voce è parsa un poco debole nelle note gravi. Bravissima Dorothea Röschmann (Gretchen e Una Poenitentium) voce calda e bene impostata, in tutti i registri, e grande portamento. Buono anche Dimitri Ivashchenko come Mephistopheles, Böser Geist e Profundus, anche se di voce non proprio potentissima. Gli altri su standard più che accettabili. Insomma, tutti hanno concorso a riproporci questo non-proprio-un-capolavoro con grande cura e amore. Meritatissimi quindi gli applausi e le ovazioni che hanno accolto l'esecuzione, sia dopo il blocco delle prime due parti, che al termine.

Dopo il cerebrale Faust, questa sera toccherà al suo sensuale alter-ego .

6 commenti:

Giuliano ha detto...

E' un'opera che amo moltissimo, secondo me hanno torto quelli che se ne sono andati - ma poi ognuno fa quel che gli pare.
Ne avevo registrato un'esecuzione alla radio molti anni fa, e mi ero divertito ad andare a cercare pagina per pagina il testo - devo avere ancora in giro quei testi...

Però va detto: Schumann è uno dei più difficili in assoluto (e anche Goethe non scherza!)

daland ha detto...

@Giuliano

Devo dire che per questo tipo di germanico romanticismo io ho un debole (forse devo avere nei cromosomi qualche residuo lanzichenecco).

Però tengo a (o tento di) distinguere ciò che è sommo (Goethe, nella fattispecie) da ciò che è semplicemente grande, come il nostro buon Robert.

mozart2006 ha detto...

Una partitura piú volte affrontata da Abbado, che ne ha lasciato una bella incisione live. Io però preferisco la vecchia registrazione DECCA diretta da Britten.

Giuliano ha detto...

Beh, il testo poetico è sempre lo stesso :-)
Quel poco di tedesco che so lo devo a Schubert, a Schumann, a Wagner... a proposito, questo Faust è stato musicato verso per verso anche da Mahler.
Sempre difficilissimo, davvero impegnativo. Hai un'opinione in proposito?

Giuliano ha detto...

...a parte quello che hai già scritto, s'intende! (io ogni tanto ascolto e provo a ricavarci qualcosa, comunque sia ascoltare Goethe con queste musiche, e con Schubert o Brahms, è sempre bello).

Unknown ha detto...

@mozart2006
Sì, ho anch'io Abbado, l'unico che oggi si trova ancora in commercio (credo).

@Giuliano
Mahler si è concentrato sulla scena finale e ci ha fatto - mi pare - un vero monumento. Schumann ha dato una visione allargata anche ai personaggi, faticando, credo, a pescare da quel pozzo di sanpatrizio poche immagini significative. Con un risultato così-così. Anche lui aveva cominciato col Bergschluchten, e forse lì poteva fermarsi...