Ian Sibelius è al centro del programma del sedicesimo concerto della stagione, che vede il ritorno sul podio di Wayne Marshall, dopo la sua festaiola nona beethoveniana di fine anno. Auditorium con alcuni vuoti, forse i titoli non erano così attraenti, chissà…
Il piatto di apertura è il celebre Valse triste, il primo dei 6 brani delle musiche di scena per Kuolema (Morte) dramma di Arvid Järnefelt, cognato di Sibelius. Ecco come viene descritta nel dramma la scena in cui la Morte (nelle vesti del suo ultimo marito) arriva a prendersi una donna:
"È notte. Il figlio, che è rimasto a vegliare accanto al letto della madre malata, si è addormentato per la profonda stanchezza. Gradualmente una luce rossastra si diffonde nella stanza; si ode il suono di una musica lontana; la luce e la musica si avvicinano finchè le note di una melodia di valzer fluttuano da lontano verso le nostre orecchie. La madre addormentata si sveglia, si alza dal letto e, nel suo lungo indumento bianco, che prende le sembianze di un abito da ballo, comincia a muoversi avanti e indietro lentamente, silenziosamente. Agita le mani e fa cenni, in tempo con la musica, quasi che stesse convocando una folla di ospiti invisibili. Ed essi appaiono, strane coppie surreali, girando e scivolando al ritmo di un valzer extraterreno. La donna morente si mescola con i danzatori; si sforza di far sì che essi la guardino negli occhi, ma le ombre degli ospiti, tutte evitano il suo sguardo. Quindi lei sembra accasciarsi esausta sul suo letto e la musica si interrompe. Adesso lei raccoglie tutte le sue forze ed invoca ancora la danza, con gesti ancor più energici di prima. Tornano le ombre dei danzatori, che roteano in un selvaggio, pazzo ritmo. La diabolica gaiezza raggiunge l'apice; si ode battere alla porta, che si spalanca completamente; la madre emette un grido disperato; gli ospiti spettrali scompaiono; la musica svanisce. La Morte sta ritta sulla soglia."
Il Valse di Sibelius (almeno quando eseguito alla lettera) per la verità non si adegua alla crudezza allucinata della vicenda, anche se la dinamica (Lento, Poco risoluto, Più risoluto e mosso, Stretto, Lento assai) ne segue più o meno le diverse fasi. Però lo si può eseguire anche così, e allora effettivamente qualche riferimento più vicino alla spettrale scena di Kuolema lo si può anche ritrovare.
E Marshall? Lui ci ha messo tutta la sua verve caraibica, stringendo assai i tempi, ma sempre con suono delicato e sottile. Impeccabile il primo flauto – ben spalleggiato dal clarinetto - nell'esporre la famosa, decadente melodia del valzer:
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Prima della pausa abbiamo un intermezzo russo con Reinhold Glière, che fu maestro nientemeno che di Prokofiev (e più tardi di Khachaturian) e di cui viene eseguito il concerto per corno, solista Radovan Vlatkovich. Il concerto è del 1951, ma è di struttura e contenuto assolutamente tradizionali, da seconda metà dell'800, diciamo. Vlatkovich – che suona con la parte sul leggìo, segno per me di grande serietà - è davvero super, nell'Allegro ci fa sentire una cadenza strepitosa, una variante, credo, di quella originariamente scritta dal primo interprete (e in qualche modo ispiratore) del concerto, Valery Polekh. Di grande cantabilità l'Andante, che chiude con un acuto con armonici da far rabbrividire; nervoso il finale, Moderato - Allegro vivace, dove solista ed orchestra dialogano proprio come si addice ad un concerto. Chiusura con un crescendo di virtuosismi che mettono a dura prova l'abilità del solista, ma che Vlatkovich supera alla grande, meritandosi un lungo applauso. Che lui ricompensa con un bis tanto simpatico, quanto singolare: si va a sedere fra i 4 cornisti dell'Orchestra, e insieme ad essi ci regala un brano del notturno in FA per 4 corni di Rimsky.
Ed infine ecco la seconda sinfonia dello spocchioso finlandese, partorita in quel di Rapallo, dove il nostro era venuto – per una vacanza a-sbafo, pagata dal mecenate di turno – a trarre ispirazione dall'ambiente mediterraneo. Il che sembrerebbe aver dato qualche frutto, a giudicare da questa cinguettante melodia che gli oboi (spalleggiati dal clarinetto) espongono proprio nell'introduzione del primo tema dell'Allegretto (che Marshall attacca come un forsennato, neanche si trattasse di un Presto):
Peraltro subito contrappuntata da nordiche fanfare di corni… La tonalità è - scolasticamente - RE maggiore (la seconda di Brahms docet). La forma sonata è qui assai liberamente bistrattata, il movimento a prima vista sembra in realtà una fantasia, con spruzzatine di Ciajkovski. Il secondo tema, canonicamente in LA, ma assai difficile da inquadrare, trascina in questa tonalità anche l'introduzione al primo (?) Nello sviluppo – LA minore, ma con frequenti divagazioni - il primo tema appare stravolto, cupo, e il secondo porta ad atmosfere che ritorneranno nel concerto per violino, composto a ridosso di questa sinfonia. Poi una fanfara, prima della ricapitolazione in RE maggiore, è qualcosa che si ritroverà nel contemporaneo Scriabin. Insomma, tanta carne al fuoco, per quanto di qualità discutibile…
L'Andante rubato (RE minore)
è forse il movimento più convincente della sinfonia, aperto da un sordo rullo di timpano seguito da un recitativo in pizzicato dei contrabbassi, poi dei violoncelli, sul quale si innesta la lugubre melodia dei fagotti. Un'accelerazione (Poco allegro) porta all'esposizione della seconda idea tematica, nervosa e cupa. Si arriva alla sezione centrale (Andante sostenuto, in FA# maggiore, poi minore) che inizia con dolci semicrome di flauti e fagotti, per poi far spazio al lugubre tema principale, esposto ora dalla tromba. Segue, tornando a RE minore, la seconda idea, che porta ad una lunga pausa, da cui principia la coda, ancora ricca di atmosfere cupe e pesanti, i cui pregi e la solenne dignità non sono sminuiti da una certa enfasi, con irruzioni di RE maggiore. Si chiude (Pesante) sul RE minore dell'intera orchestra, con gli archi in pizzicato.
Il Vivacissimo in 6/8 (SOL minore) occupa il posto dello scherzo. Forma A-B-A'-B', dove B e B' sono in tempo 12/4, Lento e suave, in SOLb maggiore. Dopo la prima esposizione di A, una lunga serie di 6 pause, interrotte dal timpano in ppp, prepara l'ingresso del dolce tema B (lunghe reiterazioni della mediante, poi, dalla sesta sottostante, risalita alla mediante di partenza)
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nell'oboe, spalleggiato poi da clarinetto e flauto, quindi dagli archi, mentre è il flauto che lo chiude, dopo sole 13 misure. Fortissimo, timpano, tuba, tromboni e trombe ripresentano A', dove fa capolino, in minore, nei corni, il tema che la farà da padrone nel Finale. Un crescendo forsennato porta direttamente alla nuova esposizione del tema B', che rapidamente modula verso la dominante di RE maggiore, per introdurre direttamente (attacca) il Finale Allegro moderato.
L'ampollosità, prolissità e stucchevole magniloquenza di questo Finale, in entrambi i temi fondanti (quello in RE maggiore e il secondo in FA# minore-maggiore, che riappare poi in RE minore-maggiore) ne fanno uno dei brani più velleitari dell'intera produzione sinfonica tardo- e post-romantica: una mappazza dolciastra, una brutta copia del Ciajkovski dei finali delle prime sinfonie, mescolato al peggior Rachmaninov e con titanesche scimmiottature di Mahler! Meno male per noi che Marshall – ancora una volta – se ne frega della dinamica di Sibelius e ci mette molto peperoncino, aiutandoci non poco a ingoiare il pastone! Alla fine lunghi applausi, più che altro ai Professori, in omaggio alla stoica abnegazione, e al Direttore, per aver avuto pietà di noi.
Archiviato Sibelius, guardiamo con interesse al prossimo concerto, che sarà dedicato a Shakespeare.
6 commenti:
Ciaikovskj, Mahler, Rachmamninov...giustissimo, ma forse hai dimenticato Puccini. Nel Finale della Seconda di Sibelius il tema principale è a mio avviso smaccatamente pucciniano.
Qui da noi l´anno scorso è stata eseguita addirittura due volte, la prima dalla Minnesota Orchestra diretta da Osmo Vänska e poi dalla Basel Sinfonieorchester diretta dal giovane e promettente Pietari Inkinen.
Ciao!
@mozart2006
Hai ragione, e per combinazione é iniziata proprio da poco la diretta radio dalla Fenice di una Lescaut con Martina Serafin e Walter Fraccaro. Renato Palumbo sul podio e Vick alla regia.
A presto!
Ciao daland, speravo di trovare una tua opinione sul Werther di Kaufmann :-)
@amfortas
Non ho (ancora) visto questo Werther... sto preparandomi per il Rigoletto di domani (smile!) Ho letto con piacere la tua recensione, che mi sentirei di condividere "a priori". Se lunedi è ancora in rete, magari lo seguo con la partitura (come sai, io preferisco attenermi... alla lettera!) ma non so se poi commenterò.
Grazie, ciao.
il valzer triste mi rimanda sempre al gatto di Bruno Bozzetto...
(il film a cartoni animati, "Allegro non troppo")
@Giuliano
Sì, lo ricordo. Tutto sommato nell'abbinamento Sibelius ci guadagna!
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