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06 aprile, 2009

Il gran ritorno di Abbado


Grande fermento in giro per l’annunciato ritorno di Claudio Abbado alla Scala.

Verdi (non Giuseppe!) ed ecologisti in tripudio per i 90.000 alberelli che verranno piantati come pagamento del ri(s)catto abbadiano (Penati - ma sarà poi rieletto a giugno? - e la zia Letizia hanno già in mano zappe e badili). Del resto bisogna pur compensare i 90.000.000 di metri cubi di colate di cemento che caleranno su Milano e dintorni in vista dell’Expo...

Due concerti soltanto (più uno per i giovani) a giugno 2010, con l’ottava di Mahler: evidentemente per avere di più si sarebbe dovuto trasformare la Lombardia in Amazzonia2...

Il tutto da immortalare in DVD, una copia del quale verrà seppellita sul monte Olimpo a futura memoria della nostra civiltà (e se le vendite andranno bene, si pensa di spedirne una anche su Marte, con la prossima corsa del Voyager).

Non è chiaro ancora il luogo delle rappresentazioni: il teatro del Piermarini, nonostante la ristrutturazione gli abbia ampliato il fondo-sc(hi)ena, pare inadeguato ad ospitare più esecutori che spettatori (e non si potrebbe usare il palco reale per metterci gli strumentisti che Mahler vuole Isoliert postiert, poichè lì ci sarà una gran ressa di gente che si dichiara cultore della musica, e contemporaneamente taglia i fondi che servono a produrla).

Dato il contenuto dell’ottava (un miscuglio di vespro e di oratorio, con vaghi richiami alla madunina) si era pensato al Duomo, con fastosa cerimonia di ingresso del Maestro e dei musicisti, usciti dal Teatro, seguiti dal corteo di notabili, uscito da Palazzo Marino, dopo attraversamento della galleria Vittorio Emanuele in un tripudio di folla. Ma Tettamanzi ha negato l’agibilità, temendo di perdere il posto.

Così è possibile che ci si troverà in un Palasport, scelto fra i diversi disponibili in zona. Egoisticamente mi augurerei che la scelta cada sul Palasesto (fatto costruire anni fa - toh! - da Penati) a un tiro di schioppo da casa mia... ma temo che rimanga un pìo desiderio (anche perchè si vocifera che la struttura possa essere abbattuta nel frattempo, essendo incompatibile con la vision post-falck di Piano).

Infine, occhio alla cabala e ai menagrami! A proposito di agende riempite a distanza di più di un anno, c’è chi ricorda (si legga il commento di Andew Powell su OperaChic) che Leonard Bernstein aveva in programma la registrazione proprio dell’ottava, per chiudere il suo terzo ciclo mahleriano con la NYPO, a fine 1990. Ma il grande Lenny non arrivò mai a quell’appuntamento...
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5 commenti:

gabacca ha detto...

Daland, condivido il 90% del tuo post, ma non la gufata finale!

daland ha detto...

Gabriele,
mi aspettavo una reazione del genere... ma intanto la mia non voleva in alcun modo essere una gufata (auguro a Claudio - come a tutti coloro che non hanno seri motivi per preferire un’uscita di scena anticipata - di campare e dirigere ancora per anni). Per il resto, io penso che sia il modo migliore per trattare le superstizioni!

mozart2006 ha detto...

Gran commento,Daland...a me la pretesa degli abbadiani di vedere nel Maestro una sorta di Padre Pio della direzione d´orchestra fa un po´sorridere,a volte...Io comunque andró,senza tamburi né trombette,a sentirmelo a Berlino il 23 maggio.Tra l´altro,spenderó solo 28 Euro,che alla Scala non basteranno neanche per il programma di sala...

Marco ha detto...

Eccellente scritto, Daland. Purtroppo non credo che la tua ironia avrà un gran seguito. L'adorazione abbadiana ha fatto sì che l'illustre direttore si trasformasse in una sorta di Madonna di Pompei, davanti a cui ci sono solo due alternative: o adorare l'immagine santa o uscire di chiesa sbattendo la porta. Chi vuole passeggiare per la chiesa, con grande rispetto e allo scopo di valutarne i monumenti (alcuni di loro sono capolavori, altri solo belli, altri ancora perfino discutibili)è bene si faccia da parte. Con una conseguenza. Non si parla più dell'alta arte del Maestro milanese, ma i commenti sono una sorta di ciò che i teologi chiamano "reductio ad unum": non si è mai sentito nulla di simile. Con ciò facendo il più grande torto possibile a un Maestro come Abbado. Del resto, venendo a contatto col tono ansioso ed aggressivo insieme di alcuni adoratori, non si può non pensare ad una frase di Fedele D'Amico, una frase che ha quasi cinquant'anni ma non ha perduto nulla della sua freschezza: "E' quando non si sa più a che santo votarsi che s'inventano i santi" ("I casi della musica", Milano 1962, p. 330).
Marco Ninci

gabacca ha detto...

Caro Marco,
io sono contento che Claudio Abbado torni alla Scala, come qualsiasi appassionato milanese di musica, anche se non sentivo in modo così impellente l'esigenza di ascoltare da lui l'Ottava di Mahler.
Più che l'adorazione abbadiana ha giocato l'enfasi mediatica: ormai gli "eventi" e i "trionfi" ammorbano l'atmosfera che Abbado, con la sua sensibilità ecologica, vorrebbe migliorare.
Chi mi ha fatto un po' pena, anche se avranno il loro tornaconto elettorale, sono un Sindaco e un Presidente provinciale che si siedono attorno a una cartina di Milano con un direttore d'orchestra a contare gli alberi che piantano.
Con un minimo di dignità e di schiena diritta avrebbero dovuto rispondere (ma non lo potevano, perché non sarebbe stato vero) "ne abbiamo già piantati abbastanza".
Così invece dovrebbero nominare Abbado Assessore al Verde, quanto meno "honoris causa".
Buona Pasqua a tutti.