Tanto per sgombrare il campo da qualunque sospetto: Stefan Herheim è indiscutibilmente un genio della regia, sotto ogni punto di vista. Uso delle moderne tecnologie (luci, filmati, macchine), sapiente impiego dei doppi-tripli-ennupli piani di presentazione dell’azione scenica, fantasia sbrigliata nell’individuare relazioni e connessioni causa-effetto fra opera e realtà nella quale l’opera fu creata e quella in cui essa fu recepita, capacità di ammiccamento verso i lati deboli dello spettatore medio...
Il suo Parsifal sta già diventando, a poche ore dalla prima rappresentazione, una specie di pietra miliare, la regia del futuro, la pietra di paragone con cui da oggi si dovranno confrontare e misurare tutte le regie (wagneriane e non) di opera. Questo si legge sulla stampa, tedesca e non. Chi se ne frega della musica. Gatti? Chi era costui? (di Knappertsbusch ne abbiamo avuti abbastanza, e del resto questo italianate sa solo vagamente scimmiottarlo...)
Allora, ecco il mago Herheim all’opera. Wahnfried è Monsalvat: geniale! I tedeschi del 1870: tutti angeli caduti all’inferno, con tanto di ali nere, che aspettano il redentore che li riscatti da quel fetentone di Klingsor, il viados che si è fregato la sacra lancia. Si fa una messa, si mostra il tabernacolo, e tutti corrono a far la prima guerra mondiale! (ne muoiono qualche milione? Chi se ne frega, c’è sempre quello stesso eunuco di Klingsor che organizza un lazzaretto per curare - anche con un pochino, ma poco, sesso, i feriti). Parsifal? È un puro imbecille, o no? Guarda come un ebete la gente che gli gira intorno, lui che giocava ingenuo col suo cavallino a dondolo... Poi si ritrova nel lazzaretto di Klingsor (che gira in giarrettiera) che è sempre villa Wahnfried (ma allora: Klingsor è Wagner? Già, il maestro aveva predilezioni particolari per l’abbigliamento intimo femminile, vero? Griffe italiana, preferibilmente. Ma allora Parsifal è forse Siegfried, il figlio culo del maestro? Certo, in casa di Klingsor ci sta proprio bene) Il nostro redentore fa un salto di sei metri dal balcone, giù nel giardino di villa Wahnfried dove si trastulla con le ballerine del can-can (già, Wagner provava odio-amore per Parigi e poi, quell’ingrato di Nietzsche non ha forse scritto che il Parsifal è un’operetta?) Adesso Klingsor mostra la sua vera faccia: è Göring, perdio! Ci aspettiamo i forni crematori, ma Herheim se li è riservati per quando farà il Ring (quello del bicentenario del 2013?) In mezzo ad un turbinìo di stendardi con croce uncinata, SS che imperversano col passo dell’oca (c’entra col cigno e con il finale del primo atto?) che fa Parsifal? Nessuno lo sapeva, fino al 25 luglio 2008, ma in Germania, sotto Hitler, ci fu la Resistenza! Sì, come in Italia e in Francia, anche in Germania! È chi ne fu l’eroe? Indovinate, da non crederci: PARSIFAL! Che prende la sacra lancia e fa secchi Klingsor/Göring, la Wehrmacht e la Luftwaffe in un sol colpo, e poi (chi è quel pirla che ha fatto il fotomontaggio dei sovietici che innalzano la loro bandiera della libertà sulle rovine di Berlino?) restituisce alla Germania la sua dignità. E - nel terzo atto - va anche a redimere, già che c’è (ma sì, facciamo 31) i parlamentari del Bundestag (la Merkel è in prima fila!) a volte gli venisse qualche idea di revanche, come a quelli del 1920! Alla fine Herheim cala enormi specchi dall’alto, in modo che il pubblico si possa riconoscere come diretto discendente ed erede di quei pecoroni che hanno affollato da sempre il Festspielhaus pensando di trovarci il Gral.
Ahinoi, non c’è da scherzare, perchè il futuro di Bayreuth è questo: il 1° settembre la piccola Kathi, pronipotina di Richard, prenderà quasi certamente il comando al posto del venerabile Wolfgang (che per sua parte ne ha combinate abbastanza...) Basta leggere e guardare qualche immagine dei suoi Meistersinger per capire tutto. Poco fa, peraltro, i buuh si sono sprecati (c’è ancora un pò di giustizia a questo mondo...)
Il suo Parsifal sta già diventando, a poche ore dalla prima rappresentazione, una specie di pietra miliare, la regia del futuro, la pietra di paragone con cui da oggi si dovranno confrontare e misurare tutte le regie (wagneriane e non) di opera. Questo si legge sulla stampa, tedesca e non. Chi se ne frega della musica. Gatti? Chi era costui? (di Knappertsbusch ne abbiamo avuti abbastanza, e del resto questo italianate sa solo vagamente scimmiottarlo...)
Allora, ecco il mago Herheim all’opera. Wahnfried è Monsalvat: geniale! I tedeschi del 1870: tutti angeli caduti all’inferno, con tanto di ali nere, che aspettano il redentore che li riscatti da quel fetentone di Klingsor, il viados che si è fregato la sacra lancia. Si fa una messa, si mostra il tabernacolo, e tutti corrono a far la prima guerra mondiale! (ne muoiono qualche milione? Chi se ne frega, c’è sempre quello stesso eunuco di Klingsor che organizza un lazzaretto per curare - anche con un pochino, ma poco, sesso, i feriti). Parsifal? È un puro imbecille, o no? Guarda come un ebete la gente che gli gira intorno, lui che giocava ingenuo col suo cavallino a dondolo... Poi si ritrova nel lazzaretto di Klingsor (che gira in giarrettiera) che è sempre villa Wahnfried (ma allora: Klingsor è Wagner? Già, il maestro aveva predilezioni particolari per l’abbigliamento intimo femminile, vero? Griffe italiana, preferibilmente. Ma allora Parsifal è forse Siegfried, il figlio culo del maestro? Certo, in casa di Klingsor ci sta proprio bene) Il nostro redentore fa un salto di sei metri dal balcone, giù nel giardino di villa Wahnfried dove si trastulla con le ballerine del can-can (già, Wagner provava odio-amore per Parigi e poi, quell’ingrato di Nietzsche non ha forse scritto che il Parsifal è un’operetta?) Adesso Klingsor mostra la sua vera faccia: è Göring, perdio! Ci aspettiamo i forni crematori, ma Herheim se li è riservati per quando farà il Ring (quello del bicentenario del 2013?) In mezzo ad un turbinìo di stendardi con croce uncinata, SS che imperversano col passo dell’oca (c’entra col cigno e con il finale del primo atto?) che fa Parsifal? Nessuno lo sapeva, fino al 25 luglio 2008, ma in Germania, sotto Hitler, ci fu la Resistenza! Sì, come in Italia e in Francia, anche in Germania! È chi ne fu l’eroe? Indovinate, da non crederci: PARSIFAL! Che prende la sacra lancia e fa secchi Klingsor/Göring, la Wehrmacht e la Luftwaffe in un sol colpo, e poi (chi è quel pirla che ha fatto il fotomontaggio dei sovietici che innalzano la loro bandiera della libertà sulle rovine di Berlino?) restituisce alla Germania la sua dignità. E - nel terzo atto - va anche a redimere, già che c’è (ma sì, facciamo 31) i parlamentari del Bundestag (la Merkel è in prima fila!) a volte gli venisse qualche idea di revanche, come a quelli del 1920! Alla fine Herheim cala enormi specchi dall’alto, in modo che il pubblico si possa riconoscere come diretto discendente ed erede di quei pecoroni che hanno affollato da sempre il Festspielhaus pensando di trovarci il Gral.
Ahinoi, non c’è da scherzare, perchè il futuro di Bayreuth è questo: il 1° settembre la piccola Kathi, pronipotina di Richard, prenderà quasi certamente il comando al posto del venerabile Wolfgang (che per sua parte ne ha combinate abbastanza...) Basta leggere e guardare qualche immagine dei suoi Meistersinger per capire tutto. Poco fa, peraltro, i buuh si sono sprecati (c’è ancora un pò di giustizia a questo mondo...)
3 commenti:
Ho letto con attenzione...purtroppo!
Che tristezza...
Domani se ce la faccio scrivo qualcosa sul Rheingoold che sta finendo.
Ciao!
Rheingoold, certo :-)
Rheingold!
Beh, dico la verità, forse ho esagerato col sarcasmo...
Magari scrivo un nuovo post con le scuse a Herheim... scherzo, ma bisogna pur ragionare su questi fenomeni quasi epocali...
Ps: sono ancora sotto l’effetto dell’oro; Thielemann - comincio a dar ragione a chi afferma che possieda il “gene” wagneriano - è stato davvero grande, come (quasi) tutto il cast. Migliorato (per i miei gusti) rispetto ai due anni precedenti: già la durata (solo 150 minuti!) la dice lunga, e poi meno “gigionismi”, tipici di chi soffre la vertigine da “Grüne Hügel”, che Christian ha sperabilmente superato. Dicono che persino Wagner stesso si commuovesse al canto delle Rheintöchter che precede il finale: è qualcosa di straordinario, un po’ come quando da vecchi - beh, diciamo... da non più giovani - ci si ricorda dei tempi spensierati e un poco pazzi della gioventù.
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