intime gioje

chiuder la prigione e buttar la chiave

24 novembre, 2024

Tjeknavorian da camera al Gerolamo.

Come riscaldamento in vista del concerto del pomeriggio, il Direttore Musicale e sette componenti della sezione degli archi dell’Orchestra Sinfonica di Milano si sono ritrovati questa mattina al Teatro Gerolamo di Milano per offrirci due celebri lavori della letteratura cameristica del primo e del tardissimo ‘800.

L’ensemble era così composto (tra parentesi i ruoli in Orchestra):

Violini:

   Emmanuel Tjeknavorian
   Luca Santaniello (spalla)
   Klest Kripa (violini II)
  
 Marco Capotosto  (violini I)

Viole:

   Miho Yamagishi (prima parte)
   Cono Cusmà Piccione 

Violoncelli:
   Tobia Scarpolini (prima parte)
   Giulio Cazzani 

Il primo brano in programma era la versione originale (1899) di Verklärte Nacht di Arnold Schönberg, che prevede un sestetto d’archi (2+2+2); quindi qui sono rimasti dietro le quinte i violini di Kripa e Capotosto. 

In questo mio commento, scritto nel 2023, si può leggere una succinta analisi del brano fatta dallo stesso Schönberg nel 1950. E come scrive l’Autore, è un brano che si può ascoltare anche senza conoscerne il testo letterario ispiratore (pure leggibile nel citato commento e che potrebbe benissimo essere assunto a manifesto dai movimenti anti-patriarcato di oggi) ma proprio come musica pura (e sublime, aggiungo io…)

E così ce l’hanno proposta i sei magnifici de laVerdi, trascinati dall’ispiratissimo Tjek!

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A seguire, andando a ritroso di 65 anni nel tempo (1825) ecco Felix Mendelssohn e il suo Ottetto per archi, composto a soli 16 anni! Sulla prima pagina del manoscritto (in alto a destra) Mendelssohn vergò l’acronimo L.e.g.G. cioè Lass es geling, Gott (Lascialo prosperare, Signore):

Ci sentiamo atmosfere protoromantiche: Felix era ammiratore – arci-ricambiato! - di Goethe, cui era stato presentato, quando aveva soli 12 anni, come un super-Mozart. Pare che l’ispirazione per lo Scherzo sia venuta al ragazzino dall’ultima quartina di versi che chiude il Sogno della notte di Valpurga (nella prima parte del Faust):


ORCHESTER (Pianissimo)
Wolkenzug und Nebelflor
Erhellen sich von oben.
Luft im Laub und Wind im Rohr,
Und alles ist zerstoben.

L'ORCHESTRA pianissimo

Cortei di nubi e veli di foschia
dall'alto si rischiarano.
Un soffio tra le foglie, canne smosse,
e tutto si dilegua.

Vi si respira la stessa atmosfera che di lì a pochi mesi pervaderà anche l’Ouverture dello shakespeariano Sogno.

Mendelssohn – sappiamo del suo amore per il barocco (e… non-solo-Bach) - cita nel finale anche Händel (dall’Halleluja del Messiah):


Le parole (…e regnerà per sempre e sempre…) paiono proprio la conferma del citato auspicio posto in calce alla prima pagina della partitura!

Ebbene, oggi siamo tornati indietro di 200 anni, ospiti di casa Mendelssohn per uno dei tanti momenti di musica che vi si tenevano: senza bisogno di chiudere gli occhi, abbiamo proprio visto il ragazzino Felix Emmanuel, felice come una pasqua, suonare con l’ensemble di famiglia il suo Ottetto nuovo di zecca!

Insomma, un ennesimo miracolo della musica! Che ha eccitato i 200 ospiti della Casa del Gerolamo ad un autentico tripudio per D’Artagnan e i sette moschettieri! 


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