Ricorre
il 200° anniversario della nascita di Anton Bruckner (4/9/1824) e l’Orchestra
Sinfonica di Milano gli dedica un concerto diretto
da Lucas Macias Navarro che, essendo nato e cresciuto e
divenuto famoso come oboista – fu tra i fondatori dell’Orchestra Mozart
con Abbado - apre la serata interpretando e dirigendo il Concerto
per oboe e orchestra in Do maggiore K 314 di Mozart.
[Il brano verrà poi da
Mozart trasposto in RE maggiore per il flauto; e il terzo movimento fornirà (in SOL maggiore) il supporto musicale ai
versi Welche Wonne, welche Lust di Blondine
nel second’atto del Serraglio.]
Il Concerto fu registrato da Lucas per l’appunto con l’Orchestra Mozart e Abbado, in una delle ultime fatiche del sommo Claudio! E ieri sera anche qui abbiamo potuto apprezzare la tecnica sopraffina del musicista spagnolo, che ha divorato come noccioline le interminabili volate di semicrome che costellano il Concerto, nei movimenti esterni.
Nella cadenza dell'Adagio ha anche fatto (come a 5’50” nel secondo video con Abbado) un simpatico omaggio a… Elvira Madigan! E poi ha voluto premiarci con un bis insieme all’Orchestra con l’Adagio dal bachiano Oratorio di Pasqua.
Bruckner fu perennemente insoddisfatto delle sue composizioni, ma in particolare delle Sinfonie, un genere che considerava il massimo banco di prova per un compositore. Per tutta la vita continuò a studiare, oltre che insegnare, armonia e contrappunto e, dopo ogni nuova rivelazione che lo studio gli portava, correva a introdurne gli effetti nelle sue opere, anche a distanza di anni e anni.
Per
dire del rispetto che Bruckner aveva per la forma sinfonica, basta ricordare
che, prima di completare questa Sinfonia in DO minore, ne aveva già composte (attorno
al 1863) ben due, interamente o in parte: la Sinfonia in FA minore, rimasta
allo stadio di lavoro di scuola (Schularbeit 863, come l’Autore
scrisse sulla prima pagina del manoscritto) e quella in RE minore, che Bruckner
riprese in mano molti anni dopo, lasciando però sulla prima pagina del
manoscritto il temine inequivocabile di ungultig, invalido, senza
valore, affibbiando alla Sinfonia il bizzarro N°0 (Nullte).
Miglior fortuna toccò a questa prima, che Bruckner fece eseguire a Linz - con un’accoglienza più stupefatta che ostile - nel 1868, per poi rivisitarla, ormai stabilitosi a Vienna, negli anni 1877-84 (questa è nota come versione Linz). E finalmente, stimolato dal famoso Direttore Hans Richter (propenso ad eseguirla in quella veste) la sottopose ad accurata revisione (oggi nota come versione Vienna) reputata necessaria per poter, a suo dire, rendere presentabile al raffinato pubblico viennese questa sua sguattera insolente (kecke Beserl)!
E in effetti la versione 1889-91, pur conservando intatta la struttura e il contenuto dell’originale, vi rimuove parecchie delle spigolosità e stranezze che l’avevano resa poco digeribile al pubblico di Linz, anche se autorevoli musicologi (fra cui i curatori Robert Haas e Leopold Novak in testa) reputarono che proprio l’originale sia da preferirsi, appunto per il suo carattere di… sfrontatezza.
L’iniziale
Allegro principia rigorosamente in forma-sonata, con il primo tema in DO
minore, maschio e imperioso, seguito dal secondo (canonicamente nella relativa
MIb maggiore) delicato e un po’ decadente; ma gli ascoltatori di Linz nel 1868
probabilmente si stropicciarono gli occhi orecchi quando, al posto del
da-capo dell’esposizione si ritrovarono fra i piedi un terzo tema,
tracotante, nei tromboni!
L’Adagio in LAb maggiore è un’oasi nobile, culminante nella grandiosa perorazione finale, che non può non suscitare l’emozione dell’ascoltatore. E lo Scherzo – che anticipa nel piglio quelli di successive sinfonie - propone un tema che ricorda quello mozartiano della K550, ma anche lo Schubert della Quinta.
Il Finale infuocato è certo il movimento più innovativo e – come capita a tante innovazioni – anche il più ostico da digerire. Alternando, a mo’ di Rondo, passaggi davvero faticosi e sofferti, con un contrappunto eterodosso, a gloriose perorazioni. inclusa l’ultima in DO maggiore, davvero sesquipedale, che forse non basta a fare da… alka-seltzer!
Lucas, come molti Direttori che vengono dal cuore dell’Orchestra, non cerca il gesto appariscente (che spesso sfocia nel… gigionesco) ma guida il gruppo con sobrietà unita a precisione, oltre a dimostrare (dirigendola a memoria) di avere con questa Sinfonia una dimestichezza assoluta.
Meritatissimi quindi gli applausi per lui e per tutti i suonatori (fiati in primis).
3 commenti:
Ma cavolo, me la sono persa! Ricordavo che fosse più avanti nella stagione.
Chiedo scusa del commento tardivo. Amo moltissimo Bruckner, quindi faccio di tutto per non perderne le esecuzioni in Auditorium. Anche in quest'ultima occasione ho trovato che la Sinfonica di Milano (ex La Verdi) stenta ad amalgamare fiati ed archi, i primi prevalendo sui secondi. Certo, si sa che il buon Anton ha sempre dato un ruolo di primo piano agli ottoni, ma nell'esecuzione va cercato un buon impasto sonoro, che significa in parole povere che gli ottoni non devono "mangiarsi" gli archi ... o sbaglio?
@Angelo
Grazie per il commento, nessun problema per il... ritardo!
Premesso che non so se abbiamo ascoltato la stessa esecuzione (io il venerdi) concordo che (in generale, non solo in Bruckner) le sezioni dell'orchestra non debbano "mangiarsi"!
Io ho un posto in sala molto avanti e più vicino agli archi bassi (più soggetti ad essere coperti) quindi è possibile che il loro suono mi arrivi meno "mangiato". Deduco poi dal programma di sala che quello sia stato il primo contatto dell'Orchestra con questa sinfonia, per di più con un Direttore a sua volta "nuovo". Il che può spiegare la tua legittima critica!
A presto! -.
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