Un trittico che Mozart compose nell’estate del 1788 a Vienna, destinato a restare (purtroppo) come suo estremo lascito nel genere sinfonico. Una sinfonia dal carattere tragico (la K550, in SOL minore) incastonata fra due (K543, in MIb maggiore e K551, in DO maggiore) caratterizzate da grande luminosità, ottimismo e fede incrollabile.
Nonostante l’origine (temporale) che le accomuna, la presentazione congiunta delle tre sinfonie non è proprio cosa di tutti i giorni. Qui mi permetto di segnalare una preziosa esecuzione olandese su strumenti d’epoca, con diapason a 430 Hz, che permette - ad orecchi ben allenati - di apprezzare la sottilissima differenza (in meglio!!!) di suono rispetto alle esecuzioni su strumenti moderni con diapason innalzato di almeno un quarto di tono, a 440 Hz.
Una curiosità di questo trittico, composto proprio di getto in soli due mesi (da giugno a metà agosto) riguarda l’organico orchestrale, che presenta alcune interessanti differenze fra le tre sinfonie, come schematizzato qui sotto:
strumenti |
K543 |
K550 (1/2) |
K551 |
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flauti |
1 |
1 |
1 |
1 |
1 |
1 |
1 |
1 |
1 |
1 |
1 |
1 |
oboi |
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2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
clarinetti |
2 |
2 |
2 |
2 |
-/2 |
-/2 |
-/2 |
-/2 |
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fagotti |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
corni |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
2 |
clarini (trombe) |
2 |
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2 |
2 |
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2 |
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2 |
2 |
timpani |
x |
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x |
x |
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x |
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x |
x |
Oltre agli archi (non indicati nella tabella) che sono ovviamente sempre presenti nella classica configurazione (il quartetto di Violini I, Violini II, Viole e Celli+Bassi) gli unici strumenti che suonano sempre, in tutti i 12 movimenti delle tre sinfonie, sono il flauto (sempre solo) i fagotti e i corni. Oboi e clarinetti sono invece in alternativa, tranne che nella versione aggiornata della K550, dove convivono. Peculiare è poi l’assenza totale di clarini e timpani (che tacciono sempre anche negli Andanti) nell’intera K550, forse in omaggio al suo carattere dimesso e riservato.
Flor (che ha eseguito la K550 con i clarinetti) ha anche raddoppiato (in specifici passaggi) l’unico flauto prescritto da Mozart.
È stata una vera maratona, anche perchè il Direttore ha rispettato tutti i da-capo, inclusi
quelli degli Andante, dei finali, e
persino quelli delle riprese del Menuetto
dopo il Trio! Si è permesso qualche (opportuna
e mai invasiva) iniziativa a livello di agogica, mentre ha mantenuto le
dinamiche sempre su livelli leggeri, settecenteschi, appunto.
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