Fra una settimana riapre per la 108va
volta il Festival di Bayreuth,
che Wagner inaugurò con tre cicli del Ring
nel 1876. Nella storia del Festival gli anni
buchi furono quindi 36, legati (tranne i 9 del primo periodo bellico e
post-bellico e i 6 del secondo dopoguerra) prevalentemente a difficoltà
finanziarie, che per i primi 60 anni di vita interruppero spesso e volentieri
la continuità della manifestazione. Dal 1951, anno della riapertura dopo la
cosiddetta denazificazione, il
Festival non si è più fermato, grazie a congrui
finanziamenti pubblici e privati che
ne garantiscono la sostenibilità. Nonostante tutto, la Direzione è rimasta
costantemente nelle mani della famiglia Wagner, cui la Fondazione (Stiftung) ha continuato - non senza
polemiche - a dare fiducia. Questa del 2019 sarà quindi la quarta edizione
diretta in solitaria dalla pronipotina di Richard, la 41enne Kathi, che per i precedenti 7 anni, dopo
la morte del padre (Fafner Wolfgang)
aveva condiviso la responsabilità con la sorellastra maggiore Eva.
Perdurando il riposo sabbatico della Tetralogia (che tornerà con la
produzione n°15 il prossimo anno) sono ancora 5 delle 6 opere (o drammi)
extra-Ring - fra quelle considerate degne di rappresentazione nel tempio
wagneriano - ad occupare il cartellone. All’Holländer subentra quindi un nuovo Tannhäuser, che si avvale della direzione di un
neofita (per la collina) di eccellenza: Valery
Gergiev. Permangono Lohengrin, Tristan, Meistersinger e Parsifal, con gli
stessi Kapellmeister degli scorsi
anni.
Fra essi si fa sempre più padrone del
Festival tale Christian Thielemann,
che salirà scenderà sul torrido podio per ben 13 volte (su 32) per
dirigervi Lohengrin e Tristan. Con ciò consolidando il suo primato di direzioni
(178, concerti inclusi) e distanziando ulteriormente il suo ex-tutor Barenboim (secondo, ma ormai fermo a
161). Il suo sodalizio con la tenutaria del baraccone tende ormai ad
assomigliare a quello - materializzatosi negli anni d’oro del nazismo e
conclusosi con la sua disfatta - fra il regista Heinz Tietjen e la pasionaria hitleriana Winifred Marjorie
Williams-Klindworth (maritata Wagner).
Ecco qui un prospetto storico
(aggiornato al 2019) delle attività del Festival:
titolo
|
rappresentazioni
|
stagioni
|
allestimenti
|
Parsifal
|
543
|
94
|
10
|
Ring (ciclo)
|
(919)
|
86
|
14
|
Rheingold
|
229
|
||
Walküre
|
230
|
||
Siegfried
|
229
|
||
Götterdämmerung
|
231
|
||
Meistersinger
|
325
|
50
|
12
|
Tristan
|
250
|
49
|
11
|
Lohengrin
|
242
|
38
|
10
|
Holländer
|
238
|
40
|
10
|
Tannhäuser
|
226
|
36
|
9
|
Walküre (isolata)
|
3
|
1
|
Come ormai in ogni teatro che si
rispetti, anche qui all’ultimo momento si registrano due importanti defezioni: Ekaterina Gubanova (Venus) ha avuto un
incidente in prova e sarà sostituita alla prima
da Elena Zhidkova (si vedrà poi se
potrà tornare per le restanti recite); Krassimira
Stoyanova è a sua volta caduta in malattia, così la parte di Elsa verrà
affidata a Camilla Nylung, che già si
doveva sobbarcare il ruolo di Eva. Altri tre avvicendamenti riguardano
KF Vogt, titolare di Walther, ma
anche impegnato nelle prime tre recite come Lohengrin per poi far posto a Beczala; Anna Netrebko che a sua volta canterà le ultime due recite come
Elsa; e Stephen Gould e Stefan Vinke che si divideranno
equamente la parte di Tristan.
I wagneriti più incalliti che - come il
sottoscritto - rinunciano al pellegrinaggio sulla verde collina, potranno parzialmente
consolarsi con le diffusioni radiofoniche. L’italiota Radio3 si degna di propinarci la diretta della sola apertura
(Tannhäuser, 25/7).
I bavaresi
della BR, oltre il 25, si collegheranno in diretta anche il 26
(Lohengrin) e l’1/8 (Tristan).
I fedelissimi di Radio Clasica
restano invece (quasi) imperterriti sul pezzo e diffonderanno 4 delle 5 prime
(25, 26, 27/7 e 1/8, Parsifal escluso) sempre alle ore 16.
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