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06 aprile, 2024

Orchestra Sinfonica di Milano – Stagione 23-24.18

Il 36enne afro-americano Roderick Cox (nato in Georgia – terra di antica schiavitù - ma ora trasferitosi a Berlino) fa il suo esordio sul podio dell’Auditorium per dirigere un concertone di quelli davvero robusti: Beethoven e Strauss

Contrariamente all’ordine previsto in locandina, già si intuiva entrando in sala - dall’organico orchestrale schierato - che non sarebbe stato Beethoven ad aprire, ma Strauss… poi si è capita (almeno penso io) la ragione del cambio di sequenza: un grande bis che Tobia Scarpolini (violoncello solista insieme alla viola di Miho Yamagishi) ha organizzato - proprio come in occasione della precedente esecuzione di 8 anni fa - insieme a tutti i colleghi del pacchetto dei celli al termine del Don Quixote!

Ecco allora per prime le Variazioni fantastiche su un tema di carattere cavalleresco. Prolisso sottotitolo al 6° poema sinfonico di Richard Strauss. Qui una mia sommaria esegesi dell’opera, preparata proprio in occasione della citata esecuzione del 2016. Cui ha fatto seguito la celeberrima Settima del genio di Bonn.

Su Cox – un atletico marcantonio che potrebbe ben figurare indifferentemente in una squadra della NBA o in concorsi di Mister Universo (!) – sospendo per ora il giudizio: l’apparenza è positiva (come il suo curriculum, del resto) ma a volte può ingannare, purtroppo. Ha una gran varietà di gesti, da quelli minimalisti dove pare lasciar fare all’orchestra, a quelli più appariscenti ed enfatici, con ampie sbracciate e ondeggiamenti sul podio. Resta sempre, in tali circostanze, da capire se lui guidi l’esecuzione secondo un proprio personale approccio interpretativo, oppure – stante la consuetudine che l’Orchestra ha con ciò che si esegue – non sia lui a farsi semplicemente trascinare. Per dare un giudizio più circostanziato bisognerebbe vederlo all’opera durante le prove o chiedere cosa ne pensano i professori…

Tuttavia, come minimo, devo dire che il ragazzone non si è preso libertà fuori ordinanza, rispettando nella sostanza la lettera delle partiture. Ciò vale per Strauss e ancor più per Beethoven. Questo gli ha garantito un franco successo, sia pure non impreziosito da applausi ritmati che sono spesso di casa in Auditorium. Ovviamente resta da elogiare la compattezza dell’Orchestra, praticamente perfetta in tutte le sezioni. 

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