Pesaro, Capitale
italiana 2024 della Cultura, non poteva certo esimersi dal mettere nel
giusto risalto uno dei suoi concittadini più famosi, rinforzando, se possibile,
quel Festival di cui si
celebra proprio quest’anno la 45ma edizione.
Solo per restare al cartellone principale, esso si ingrossa di un terzo, passando da 3 a 4 opere (sempre in 4 rappresentazioni). Si spazierà quindi dal 7 al 22 agosto. La chiusura del 23 sarà dedicata ancora ad un’opera, Il Viaggio a Reims, che verrà eseguita in forma di concerto, per celebrare i 40 anni dalla storica produzione diretta dal grande Claudio. [Il Viaggio è tuttora, come da anni e anni, oggetto di due recite mattutine – 16 e 18, ore 11 – come palestra per giovani voci rossiniane allevate dall’Accademia.]
La spinta esercitata sulle istituzioni cittadine dal privilegio riservato a Pesaro ha anche prodotto un (sia pur parziale) buon risultato: la riapertura – rimandata per anni e anni a causa di beghe di bottega francamente deplorevoli - del glorioso Palafestival, oggi ribattezzato Auditorium Scavolini, che ospiterà le 4 recite di Bianca&Falliero e il finale concerto del 23 (oltre alle dure recite del Viaggio accademico…) Ermione e Barbiere rimarranno confinate nella remota Vitrifrigo Arena, mentre L’equivoco stravagante sarà ospitato dal finalmente ripristinato (dopo terremoto) Teatro Rossini.
Due delle quattro produzioni (Bianca ed Ermione) sono nuove di zecca, le altre due (Barbiere ed Equivoco) sono riprese rispettivamente da quelle (fortunate) del 2018 e 2019: la prima è legata all’eterno Pier Luigi Pizzi, la seconda alla coppia Leiser-Caurier.
La OSN-RAI sarà ancora impegnata in tre delle cinque proposte (Bianca, Ermione e Viaggio) mentre i due restanti titoli saranno affidati alle due orchestre pesaresi che recano il nome di Rossini: la Sinfonica (Barbiere) e la Filarmonica (Equivoco). Come ormai da anni i due cori impegnati nel Festival sono il Ventidio Basso (Giovanni Farina) e la Fortuna (Mirca Bosciani).
Fra i Direttori spiccano i nomi del profeta-in-patria Michele Mariotti (Ermione) e di Roberto Abbado (Bianca); con loro Diego Matheuz (Viaggio), Michele Spotti (Equivoco) e Lorenzo Passerini (Barbiere).
Non potevano infine mancare alcune storiche voci del Festival: a cominciare dal venerabile Michele Pertusi (Barbiere); e poi Jessica Pratt (Bianca); ancora il Direttore Artistico Juan Diego Florez (Ermione); Dmitry Korchak (Bianca e Viaggio); Nicola Alaimo (Equivoco e Viaggio); Enea Scala (Ermione); Carlo Lepore (Barbiere); Erwin Schrott e Vito Priante (Viaggio).
Per gli amanti delle fredde statistiche ecco una tabella aggiornata al 2024 delle 45 annate del ROF. Vi si può scorrere la cronologia dell’intera produzione (131 recite) nella storia del Festival; la sequenza delle prime esecuzioni al ROF e della presenza successiva del singoli titoli; e l’intero catalogo cronologico della produzione rossiniana.
Quanto alla diffusione via etere, si dovrebbe supporre che Radio3 rimanga fedele alla tradizione, irradiando le prime quattro serate (7-10) alle ore 20.
Ne sono testimonianza le strutture imponenti (nel caso di B£F si arriva a dimensioni… wagneriane) e alcuni riferimenti (sommariamente definiti come auto-imprestiti) che legano le due opere in questione ad altre dello stesso periodo (e anche del successivo, quello parigino).
Emblematica è al proposito la ricorrenza di questo motivo:
Esso compare addirittura in quattro opere, composte in meno di due anni, fra il 1819 e il 1821. Dapprima in Ermione, a 4’40” dell’Ouverture e poi nel coro del second’atto (Il tuo dolor ci affretta). Quindi viene ripreso nell’Ouverture di Eduardo£Cristina, a 5’22”; indi in quella di Bianca£Falliero, a 3’40”, che apre con il motivo (qui nuovo) che Rossini impiegherà a Parigi per Le Siège. Lo ritroviamo ancora nell’Ouverture di Matilde di Shabran, a 5’21”. Ma c’è anche di più: una sua versione variata ricorre infatti nell’Ouverture del Maometto II, a 5’35”!
A proposito di B£F, l’aria finale di Bianca (Ah, padre!) con il successivo rondò (a 4’11”, O padre!) è presa da un’altra opera napoletana, di soli tre mesi anteriore, La Donna del Lago (Tanti affetti e poi Fra il padre, a 4’03”). [Verrà poi re-impiegata pari-pari (per Colbran) nel Maometto II di Venezia (1822).]
Ermione:
un’opera rivoluzionaria
Il venerabile Alberto Zedda, che fu uno dei protagonisti della Rossini-renaissance e uno degli artefici delle successive fortune del ROF, ebbe a confessare di essere stato folgorato sulla via di… Pesaro da un’esecuzione in forma di concerto dell’Ermione all’Accademia Chigiana, nel lontano 1977.
Da quel momento gli si aprirono gli occhi sulla straordinaria grandezza del Rossini-serio, che lui stesso fino ad allora tendeva a snobbare come una velleitaria quanto secondaria faccia dello stereotipato, nonché idolatrato, Rossini-buffo.
Giudizio severo che furono proprio i napoletani della prima al SanCarlo di sabato 27 marzo 1819 ad emettere senza appello, convincendo Rossini a ritirare l’opera, con l’ammissione che solo dopo almeno un secolo avrebbe potuto essere pienamente compresa ed accettata.
E ancora due secoli dopo l’opera suscita allo stesso tempo stupita ammirazione e perplessità sull’allestimento, come certifica questo fulminante articolo di Alberto Mattioli.
La caduta di Ermione spinse probabilmente Rossini a tornare – in fatto di estetica musicale - sui suoi passi, e già meno di un mese dopo, a Venezia, si divertì a costruire quel mirabile centone (Eduardo£Cristina) messo insieme re-impiegando intere scene e parecchi motivi di precedenti opere, prevalentemente napoletane: Mosè; Ricciardo£Zoraide; Ermione, appunto; oltre alla romana Adelaide.
Sei mesi dopo (ottebre 1819) Rossini tornò al SanCarlo con La donna del lago, che riprende il cammino (temporaneamente) abbandonato, dopo Ricciardo, con la fuga-in-avanti di Ermione. Cammino che dopo soli altri due mesi prosegue ulteriormente alla Scala proprio con la mastodontica (posso azzardare: pleonastica?) Bianca£Falliero. Dove - indizio già segnalato - Rossini riprende di peso l’aria principale di Elena per gratificarne Bianca.
Sulla stessa strada, ancora Napoli (Maometto e Zelmira), Roma (Matilde) e Venezia (Semiramide) chiuderanno la gloriosa stagione italiana. Poi lo spirito innovatore dell’Ermione, fecondato per così dire dalla contaminazione con l’ambiente della ville lumière, porterà fino al canto del cigno del Tell, supremo ed estremo cedimento al nuovo-che-avanzava…
Ecco i due contributi del ROF alla diffusione dell’opera: 1986 e 2005. E questa registrazione albionica in studio.