Dopo aver fatto la conoscenza con l’integrale dell’opera nella versione-Shostakovich, e prima di dare una scorsa
a quella tradizionale di Rimski, prendiamo in considerazione le esecuzioni di
due direttori che, come si dice in gergo, hanno lasciato il segno nella storia
interpretativa dell’opera così come strumentata e completata dal grande Dimitri.
Cercherò di essere il più asettico possibile, limitando al minimo personali
giudizi sulle diverse (in alcuni casi diversissime) scelte dei due direttori.
Ripropongo il riferimento al libretto
multi-uso, che può facilitare l’ascolto, specie in presenza di tagli
al testo.
Cominciamo - se non altro perchè sarà
lui sul podio del Piermarini dal 27/2 - da Valery
Gergiev che è da anni (almeno dal 1991, anno di uscita della sua prima
incisione) un campione di questa versione, da lui già diretta alla
Scala quasi 21 anni orsono.
É possibile oggi seguire in rete (con
video) una sua (relativamente) recente
produzione (2012) al teatro Marinski
di SanPietroburgo. A parte le immancabili piccole divergenze di carattere
interpretativo, questa esecuzione di Gergiev si differenzia dalla versione
adottata in alcuni particolari. Il primo è di scarsa importanza: verso la fine
del primo atto, allorquando Ivan Chovanskij comanda agli Strelcy di rientrare
al Kremlino (si è udita una fanfara di trombe) Gergiev inserisce (da 48’30”
a 48’54”
della registrazione) subito prima dell’ultima invocazione di Dosifej, 12
battute di soli strombazzamenti (inesistenti in Lamm e Shostakovich) prese di
peso dalla partitura di Rimski. Non è escluso che questa scelta sia stata
suggerita da esigenze puramente registiche (accompagnare il corteo degli
Strelcy che esce di scena); l‘inserimento è presente anche nell’edizione CD del
1991.
Altra deviazione da Shostakovich è il
finale dell’Atto II: Gergiev ignora la trionfalistica fanfara di zar Pietro e
si limita ad un colpo di tam-tam, facendo poi tenere (1h32’20”) agli archi il
RE (su cui Šaklovityj aveva chiuso il suo intervento) in dissolvenza. Una scelta
abbastanza vicina alle intenzioni dell’Autore, e anche - come vedremo - a quella
di Abbado.
Gergiev poi taglia
(in questa occasione, ma non nella
registrazione del 1991) la filastrocca di Kuzka, accompagnata da Strelcy e
mogli, dell’atto terzo: a 2h01’44” salta
direttamente all’arrivo dello scrivano (questo è uno dei tanti tagli di
Rimski).
E infine ecco la differenza, questa
sostanziale, che riguarda il finale
dell’opera. Come si può constatare, Gergiev segue fedelmente Shostakovich (in
realtà... Rimski, come abbiamo visto in una precedente puntata, esaminando i
diversi finali) fino alla perorazione del coro dei raskolniki, seguita dalle invocazioni di Marfa, Andrej e Dosifej (3h15’18”).
A questo punto però, invece della sequenza prevista da Shostakovich (marcia delle truppe di Pietro + motivo della
foresta + coro dei moscoviti + alba
sulla Moscova) il Direttore russo fa semplicemente ripetere alla sola
orchestra il tema del coro, chiudendo (3h15’54”) con un lungo accordo
tenuto di LAb minore. Una soluzione quindi che sconfessa Shostakovich, mentre
si avvicina un pochino a quella di Stravinski,
che osserveremo in dettaglio ascoltando l’esecuzione di Abbado: insieme a quest’ultima, è la soluzione per il finale che
forse meglio interpreta ciò che l’Autore aveva affermato di voler
realizzare.
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E a proposito di Abbado, ha fatto storia
la sua interpretazione del 1989 a Vienna, di cui esistono in rete almeno due
riprese dal vivo in date diverse, con cast
leggermente ma significativamente diversi. La prima è stata trasmessa in video;
la seconda è incisa su CD. La base è sostanzialmente costituita dalla
versione-Shostakovich, ma con alcuni tagli e soprattutto con il finale mutuato da quello composto nel
lontano 1913 da Igor Stravinski (per Diaghilev). Le considerazioni (e i
riferimenti temporali) che seguono si riferiscono alla versione CD.
Una prima constatazione riguarda la
durata netta dell’intera opera: 2h50’. Rispetto a quella
dell’edizione integrale (3h18’ sia per Tchakarov-1986 che per
Gergiev-1991) ci sono ben 28 minuti di differenza! Il che ovviamente porta subito
a concludere che Abbado abbia tagliato
parecchio!
Una delle ragioni, diciamo così, programmatiche, dei tagli è stata
esposta dallo stesso Abbado, che li ha giustificati (ma non tutti...) con il
desiderio di rispettare la presunta volontà di Musorgski, deducibile dalle
cancellature rinvenute sui suoi manoscritti e dalle parti di testo mancanti nel
quaderno blu; tutto materiale che
Lamm (e Shostakovich con lui) hanno invece tenuto in vita. Si tenga presente
che la quasi totalità dei tagli di Abbado è mutuata da Rimski. Vediamo però più
in dettaglio.
Primo
atto.
A 11’46”
vengono omessi alcuni versi cantati da Šaklovityj,
effettivamente pleonastici: una parte cancellata (da mano ignota) anche sul
manoscritto.
A 13’54” c’è un piccolo taglio nel
dialogo fra Šaklovityj e scrivano, anche questo di versi pleonastici, cancellati
anche sul manoscritto.
A 20’27” troviamo un taglio più
sostanzioso, che elimina una parte del battibecco fra i moscoviti e lo
scrivano; effettivamente è anche questo un passaggio pleonastico, che fra
l’altro lo stesso Musorgski non riportò nel quaderno
blu.
A 35’08” ecco un piccolo ma
significativo taglio, nel corso del terzetto Emma-Marfa-Andrej: taglio che
elimina una velata minaccia di Marfa ad Andrej, che ha un momento di paura.
Tuttavia si tratta di una delle cancellature apportate sul manoscritto
verosimilmente dallo stesso Autore.
Il secondo
atto è quello che Abbado ha sfrondato di più (almeno un quarto d’ora di
musica).
La prima grossa sforbiciata (49’50”,
mutuata da Rimski) inizia con la lettura da parte di Golicyn della lettera
della madre (Abbado salva pochi versi conclusivi). Il taglio ci priva del primo
apparire del tema trionfante della casata di Golicyn, tema che ci viene negato
anche subito dopo, a causa della cassazione totale dell’incontro tra Golicyn e
il Pastore luterano (il che purtroppo ci impedisce anche di farci un’idea più
precisa della personalità del principe). Abbado ha qui la scusante della
mancanza di questa scena nel famoso quaderno
blu, ma francamente mi pare che questo taglio presenti più contro che pro. Si passa quindi direttamente al momento in cui Varsonofev
annuncia l’arrivo di Marfa.
A 1h00’21” abbiamo un piccolo taglio
(mutuato sempre da Rimski) durante il battibecco fra Golicyn e Chovanskij, che ci
fa sfuggire uno dei motivi di rancore del capo degli Strelcy verso il
consigliere della zarevna: accusato di aver manipolato le decisioni della Duma!
Altro taglio, più o meno significativo,
a 1h03’22”:
Dosifej, appena arrivato, rivela di essere stato principe, prima di convertirsi
all’apostolato come guida spirituale dei Vecchi Credenti. È un taglio di
Rimski, e per pochi versi finali è anche una mancanza nel quaderno blu.
Ci sono infine due tagli (sempre da
Rimski) che riguardano aspetti non proprio trascurabili della personalità e
della storia di Chovanskij: il primo si trova a 1h04’36”: laddove
Chovanskij si propone in sostanza come nuovo capo del governo, impiegando i
suoi Strelcy per arrivare al potere su Mosca e sulla Russia. Il secondo (minuscolo
e quasi impercettibile) si incontra a 1h07’14”: è Chovanskij che ricorda a
Dosifej di averlo già in passato aiutato con idee, uomini e mezzi.
Si è già detto, trattando dei finali
d’atto incompleti, come Abbado abbia di sua iniziativa ignorato la versione di Shostakovich,
anticipando qui (1h11’20”) cinque battute della fine del terz’atto.
Nel quale atto terzo notiamo come Abbado abbia impiegato, per la canzone di
Marfa (1h15’15”) la versione originariamente orchestrata da Musorgski
(accompagnamento di archi, mentre Shostakovich aveva fatto di testa sua,
accompagnando con i fiati). Poi troviamo a 1h20’45” il primo dei due tagli personali (cioè non mutuati da Rimski)
di Abbado: è una piccola parte dello scontro fra Marfa e Susanna, e contiene un
frase appena-appena osé: non può
certo essere questa la ragione del taglio... bisognerebbe chiederlo ad Abbado!
Per il resto, solo un altro piccolo
taglio (1h24’27”, giustificato dall’assenza dei versi nel quaderno blu) di parte dello scambio di
battute fra Dosifej e Susanna. Effettivamente non si tratta di cosa grave.
Nel quarto
atto c’è solo da segnalare la Danza
delle persiane, dove Abbado sembra fare un mix fra l’orchestrazione di Rimski (vedi impiego delle arpe) e
quella di Shostakovich (esempio: la cadenza finale con scoppiettanti interventi
delle percussioni).
Nel quinto
atto troviamo il secondo e ultimo (e minuscolo) taglio personale di Abbado (2h36’04”): sono i primi versi
dell’esternazione di Marfa, che manifesta il suo dolore per l’abbandono di cui
Andrej l’ha fatta oggetto.
Ed eccoci ora arrivati al cuore della
scelta drammaturgica di Abbado: il finale dell’opera. Si è già sommariamente descritto
l’approccio del Direttore, consistente nell’adozione della versione 1913 di
Stravinski. Seguiamo ora la musica in dettaglio, a partire dal momento (2h45’04”)
in cui Marfa accende il rogo, sull’accordo di MIb maggiore che ha chiuso
l’invocazione di Dosifej e fedeli dopo quella strabiliante discesa cromatica:
questo è chiaramente riconoscibile come il punto dal quale la soluzione Abbado(-Stravinski)
che fin lì aveva seguito sostanzialmente quella di Shostakovich(-Rimski) se ne
distacca nettamente.
E se ne distacca anche dal punto di
vista della complessità dell’impianto, che sarebbe stata del tutto impensabile
da parte di Musorgski, e ancor meno da parte di Rimski; lo stesso Shostakovich
(arrivato 45 anni dopo Stravinski) si è ben guardato dall’introdurre nel suo
finale (come nel resto dell’opera) soluzioni tanto brillanti quanto lontane
dallo scenario in cui l’opera prese vita. Dopodichè non sorprende che un
musicista orientato al ‘900 come Abbado si sia letteralmente innamorato di quel
finale! Che - lo ammise lui stesso - è puro Stravinski, quindi nulla a che
vedere con Musorgski, del quale impiega peraltro genialmente le note...
(Curiosità: Stravinski enarmonicamente adotta notazioni con i diesis al posto di quelle con i bemolle usate sempre da Musorgski.)
Il coro inizia a cappella (come previsto
da Musorgski) con la frase musicale dell’Autore, ma subito (2h45’22”)
Stravinski introduce una nuova frase composta intrecciando il motivo scelto da
Musorgski con l’altro (parte anch’esso del corale popolare fornito dalla
Karmalina) che l’Autore aveva ignorato. Il tema completo di Musorgski viene
esposto con accompagnamento orchestrale a 2h45’48”, e alla conclusione (2h46’15”)
ecco il tema della foresta (inizio atto V) che finora era rimasto in
sottofondo, uscire allo scoperto in funzione di interludio, seguito (2h46’30”)
da una sequenza discendente del coro, di pura mano di Stravinski.
A 2h46’51” è Dosifej da solo a cantare
il primo verso; gli rispondono (2h47’09”) Andrej e i raskolniki (RE# minore, come dire...
MIb) e in sottofondo, nei bassi, si ode distintamente il tema cantato dai
Monaci alla fine del secondo e poi all’inizio del terzo atto (un bell’esempio
di politonalità, non c’è che dire).
La cosa si ripete: 2h47’28” Dosifej e 2h47’42” Andrej e fedeli (SOL#=LAb).
Un ultimo intervento del coro e dei solisti (2h47’56”) porta alla
chiusa (2h48’23”) in dissolvenza, sostenuta da un insistente pedale
acuto di RE# e LA#, accompagnato da cupi rintocchi di campana.
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Da ultimo ascoltiamo l’opera come
apparve per la prima volta in scena nel 1886 e come è stata ovunque
rappresentata fino alla metà (come minimo) del secolo scorso: la versione di
Rimski, che per più di mezzo secolo è stata l’unica disponibile sul mercato.
Sappiamo che Rimski, oltre a creare l’orchestrazione (del tutto o quasi assente
nei manoscritti di Musorgski) aveva anche apportato pesanti modifiche
all’originale, consistenti in ampi tagli e in interventi sia su melodia che su
armonia. Seguiamone quindi sommariamente i contenuti ascoltando questa edizione
storica del Bolshoj del 1946.
Preludio: nella chiusa (3’28”)
la tonalità, dal precedente FA#, anzichè a LAb è trasposta alla sottodominante
REb.
Primo
atto:
nella prima scena (Kuzka e due Strelcy) a 6’50” troviamo un piccolo
taglio (Kuzka manda al diavolo i commilitoni). Poi, a 8’09” sono omesse poche
battute di dialogo all’arrivo di Šaklovityj presso lo scrivano. A 10’56” è omessa la
prima parte della dettatura di Šaklovityj (cancellata sul manoscritto di
Musorgski). Piccolissimo taglio a 13’03”, parte pure
cancellata sul manoscritto. Idem a 13’32”.
A 15’12” ecco il proditorio (davvero)
taglio di tutta la lunga scena che coinvolge scrivano e moscoviti. Soltanto una piccola parte di essa si giustificherebbe
con l’assenza dal quaderno blu.
Veniamo così privati di una fondamentale componente dello scenario dell’opera,
quella che descrive la condizione di vita del popolo russo. Inoltre, la scena
che segue - il tripudio popolare in attesa di Ivan Chovanskij - è stata da Rimski pesantemente modificata nella
linea musicale e pure nel testo. Poco dopo (coro di lode, 19’45”) ecco altri
interventi di Rimski, che aggiunge delle ripetizioni (il numero di battute
raddoppia!) e alcuni incisi musicali di sua invenzione.
All’arrivo di Emma, piccolo taglio (22’29”) di un botta-e-risposta fra
la ragazza e Andrej. Subito dopo (23’26”)
un taglio che ci priva dell’offerta di Andrej di fare di Emma la zarina! Ancora
tagli piccolissimi nel seguito (23’44”, minaccia di Andrej di usare
la forza). E poi (24’45”) tagliata una parte dell’intervento di Marfa a proteggere Emma. E poi altro
taglio (25’08”, è una cancellatura nel manoscritto) dove Marfa chiede
ad Andrej se ha dimenticato il giuramento fatto in passato e lancia una velata
minaccia di denunciarlo: qui viene a mancare la prima comparsa del tema dell’amore
perduto di Marfa. Modifiche anche alle tonalità del canto di Marfa e Andrej.
Ultimo piccolissimo taglio a 27’51”, allorquando Andrej sfida gli
Strelcy.
Dopo l’arrivo di Dosifej e il suo accorato appello, a 34’01” Rimski aggiunge
all’originale alcune battute, reiterando la fanfara degli Strelcy per
accompagnarne il corteo che si muove verso il Kremlino. Un’ultima, microscopica
ma significativa modifica all’originale: a 36’43” Dosifej chiude il suo invito
ai fedeli - a rinunciare a questo mondo - con una terza minore discendente
(RE-SI) al posto della terza maggiore (RE#-SI) dell’originale.
Secondo
atto:
dopo che Golicyn ha letto la focosa
quanto erotica missiva della zarevna, ecco il primo gigantesco taglio (42’33”):
se ne vanno la lettura della lettera della madre e l’intera scena dell’incontro
con il Pastore protestante (questa
manca per la verità nel quaderno blu).
Si arriva quindi direttamente alla scena con Marfa. La cui aria (quella della
profezia, 44’33”) ha un’introduzione di Rimski, diversa dall’originale,
oltre ad essere innalzata di un semitono (da DO a DO#) e ancora presentare
tonalità diverse nel seguito (MI e SOL minore, anzichè LAb) e modifiche
nell’accompagnamento.
Dopo l’esternazione di Golicyn si arriva
ad un paio di tagli abbastanza corposi, durante il battibecco fra il padrone di
casa e il sopravvenuto Ivan Chovanskij. Il primo a 53’14”, quando Golicyn
ricorda all’ospite come fu la Duma a varare le leggi che Chovanskij reputa
lesive dei suoi diritti e privilegi. Il secondo (53’46”) quando Golicyn
ricorda al suo ospite fatti che lo mettono in cattiva luce.
Arriva Dosifej e qui c’è il lungo taglio
(55’48”,
solo in piccola parte giustificato dalla mancanza del testo nel quaderno blu) che riguarda il passato
del santone. Poi (57’20”) altro taglio, dell’offerta di Chovanskij di fare un
colpo di stato e salire al potere. Poco dopo, tagliato (58’03”) un breve
battibecco fra Dosifej e Golicyn, accusato di comportamenti reprensibili.
Tagliato anche (58’49”) il successivo battibecco fra Dosifej e Chovanskij, per
cui si passa direttamente al canto dei Monaci
Neri.
Arriva Marfa e una parte del suo
racconto (1h01’37”) dell’aggressione subita è soppressa. Ecco poi Šaklovityj
e il finale, che Rimski inventa (1h02’56”) riprendendo - in RE maggiore,
dal preludio - il motivo dell’alba sulla
Moscova.
Terzo
atto:
Rimski ristruttura il coro dei Monaci Neri (1h03’56”) apportando
modifiche sia al testo che alla linea delle voci. Per la canzone di Marfa
Rimski impiega la strumentazione di Musorgski, come si deduce dall’attacco
degli archi (1h06’41”). Poi qualche modifica ai tempi.
Per lo scontro Marfa-Susanna (1h10’11”)
Rimski adotta la versione accorciata (come nell’edizione di Lamm) ma introduce
modifiche all’armonizzazione e alle tonalità (Marfa, 1h12’43”). Dopo l’arrivo
di Dosifej ecco il taglio (1h15’54”, giustificato dalla
mancanza del testo nel quaderno blu) dello scambio di battute fra il santone e
Susanna. Piccolo taglio (1h18’04”) alla risposta di Marfa a
Dosifej, dove la donna prevede sventure. Nell’aria di Šaklovityj
troviamo due piccoli e ravvicinati tagli (1h25’01” e 1h25’25”)
quando il boiaro ricorda le vicissitudini politiche della Russia.
Dopo l’ingresso in scena degli Strelcy e
quindi delle rispettive mogli, ecco un altro macroscopico taglio (1h30’45”):
l’intera scena della canzone di Kucka, accompagnata da Strelcy e mogli. Si
passa direttamente all’arrivo dello scrivano. Piccolo taglio (1h31’33”)
alle minacce degli Strelcy al povero malcapitato. Microscopico taglio (1h33’16”)
ad un’esternazione delle mogli. Poi, nella scena finale con Kuzka, Strelcy e
Ivan troviamo più che altro delle trasposizioni di tonalità.
Quarto
atto, primo quadro:
i due cori delle contadinelle appaiono variati nell’armonizzazione e
nell’accompagnamento. Rimski identifica poi (1h43’26”) l’emissario di Golicyn (che per Musorgski
è un tenore) con il suo assistente Varsonofev (che è però un basso) per cui ne
deve abbassare la tessitura originale, oltre che alterarne l’accompagnamento.
La Danza
persiana (1h45’07”) presenta due piccoli tagli (10 battute in tutto) e
piccole differenze di armonizzazione. La canzone finale (1h54’14”) presenta pure
differenze più o meno marcate di armonizzazione.
Quarto
atto, secondo quadro:
pochi gli interventi di Rimski sull’originale (accompagnamento,
armonizzazioni). Durante l’appello di Dosifej, subito dopo un inciso di Marfa (2h01’18”)
la frase di Dosifej alla donna è abbassata dal DO al SIb maggiore.
Per il resto sono da rilevare soltanto
tre piccoli interventi. Dapprima un piccolo taglio sull’ultima esternazione di
Marfa (2h08’50”) che cerca di tranquillizzare Andrej. Poi (2h09’41”)
un’aggiunta (una battuta!) al coro delle mogli degli Strelcy. Infine (2h10’10”)
un altro minuscolo taglio al coro degli Strelcy.
Quinto
atto:
l’introduzione strumentale viene accorciata della metà. Il primo intervento
piuttosto corposo di Rimski riguarda l’esternazione iniziale di Dosifej: alla
quale viene aggiunto di bel nuovo (2h18’25”) un altro appello ai fedeli
di argomento, potremmo dire, politico.
La musica impiegata qui a sostenere il testo di Rimski è la medesima che nel
primo atto aveva accompagnato il richiamo dello stesso Dosifej.
Poi troviamo trasposizioni di tonalità
nei cori dei fedeli, e una ristrutturazione dell’ultima parte del coro, con un
taglio di implorazioni a 2h26’18”, che porta direttamente
all’entrata di Marfa. A proposito della quale poco dopo (2h33’34”) troviamo l’aria
che non figura nell’edizione di Lamm, ma che si è già visto come sia da
considerare del tutto autentica.
Infine (2h37’01”) ecco le battute
scritte da Rimski per evocare le lingue di fuoco, che introducono il coro
finale in LAb minore, chiuso (2h38’16”) sulle esternazioni (aggiunte
da Rimski) di Marfa, Andrej e Dosifej, prima del sopraggiungere delle truppe
dello zar Pietro e della trionfalistica chiusura in modo maggiore.
___
(4.
fine.)
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