Lasciato spazio (noblesse
oblige) al SantAmbrogio meneghino, anche il centro-sud sta aprendo la
stagione 17-18. Ieri sera il SanCarlo
ha ospitato la pucciniana Fanciulla (non
disprezzabile, almeno all’ascolto radiofonico) mentre l’Opera di Roma si appresta ad inaugurare il suo cartellone con una
proposta non meno intrigante dello Chénier
milanese: La damnation
de Faust, affidata
alla coppia Gatti-Michieletto, o Michieletto-Gatti, per chi dà più importanza a ciò che il regista
si inventerà, rispetto a ciò che il musicista ha composto 170 anni orsono e
quindi è già noto a (o notabile da)
tutti. Allestimento che si trasferirà poi a Valencia (2018, con Roberto Abbado
sul podio) e più in là al Regio di Torino, teatri co-produttori.
La natura stessa dell’opera (légende
dramatique, la sottotitolò l’Autore) ha
fatto sì che tradizionalmente – a partire proprio dalla prima, all’Opéra-Comique,
domenica 6 dicembre, 1846 – essa sia stata proposta in forma di concerto, e
solo sporadicamente in versione scenica. Lo stesso Berlioz (piuttosto
narcisisticamente, o forse per sfiducia nei registi, chissà...) riconobbe che “la musica ha ali talmente ampie che i muri
di un teatro non le permettono di espandersi completamente”. Da qui la
curiosità particolare che si riversa sul regista, atteso al varco su opposte
sponde, da fan e detrattori. Già
ovviamente si conosce l’approccio di
fondo di questo allestimento, ma come
al solito sarà meglio fare i santomaso...
Intanto val la pena notare (per
stigmatizzarlo) il taglio che il Teatro ha dato alla presentazione-video
dello spettacolo. Parlano i due responsabili, prima Gatti e poi Michieletto.
Chiunque si aspetterebbe che il Direttore dica qualcosa sulla musica di Berlioz, sulla sua grandezza e
magari anche su qualche sua magagna... Invece Gatti che fa? Un maldestro pistolotto
psico-socio-politico sui problemi dell’uomo moderno, schiavo del cosiddetto progresso
e delle tecnologie, che gli precludono la possibilità di provare empatia (parole sue) per il resto dell’umanità.
Insomma, un discorso da Regisseur,
che spiega il suo Konzept di ciò che verrà
messo in scena. Musica? Nemmeno una parola, una virgola, che dico, un accenno
anche remoto (???!!!) Poi arriva il vero regista e spiega con grande efficacia
ciò che ha ideato per lo spettacolo, che effettivamente si preannuncia
coinvolgente ed accattivante.
___
L’opera
nacque negli anni-40 dell’800 come completamento e riadattamento della
primissima fatica del giovine Berlioz: Huit
scènes de Faust (qui l’unica incisione conosciuta) che risale al 1828. La lista
sottostante riporta le relazioni fra quel primo abbozzo (titoli fra parentesi) e
la stesura definitiva della Damnation:
Prémière Partie
Scène I Plaines de Hongrie
Scène II Ronde de paysans (2. Paysans sous les Tilleuls)
Scène III Une autre partie de la plaine – Marche hongroise
Deuxième Partie
Scène IV Nord de l’Allemagne
Scène V Méphistophélès et Faust
Scène VI La cave d’Auerbach à Leipzig
Choeur de buveurs
Chanson de Brander (4. Ecot de
joyeux compagnons, histoire d'un rat)
Chanson de Méphistophélès (5.
Chanson de Méphistophélès, histoire d'une puce)
Scène VII Bosquets et prairies du bord de l’Elbe – Air de Méphistophélès
Choeur de Gnomes et de Sylphes,
songe de Faust (3. Concert de Sylphes)
Ballet des Sylphes
Scène VIII Final
Choeur de soldats (7b.
Choeur de soldats, Joyeuse insouciance)
Chanson d’étudiants
Troisième Partie
Troisième Partie
Scène IX Tambours et trompettes sonnant la retraite (7b. Choeur de soldats)
Air de Faust
Scène X Méphistophélès et Faust
Scène XI Marguerite
Le roi de Thulé, chanson
gothique (6.
Le Roi de Thulé, chanson gothique)
Scène XII Une rue devant la maison de Marguerite
Evocation
Menuet des Follets
Serenade de Méphistophélès (8. Sérénade de
Méphistophélès, effronterie)
Scène XIII Chambre de Marguerite
Scène XIV Trio et Choeur
Quatrième Partie
Scène XV Romance de Marguerite (7. Romance de
Marguerite - 7b. Choeur de soldats)
Scène XVI Forêts et cavernes - Invocation à la Nature
Scène XVII Récitatif et chasse
Scène XVIII Plaines, montaagnes et vallées - La course à l'abîme
Scène XIX Pandemonium
Epilogue sur la terre
Dans le Ciel
Apothéose
de Marguerite
___
___
Balza
subito all’occhio come nella composizione giovanile manchi totalmente la
presenza di Faust, che invece nella Damnation entra in scena già all’ottava
battuta. Inoltre le Huit Scènes appaiono come una serie di squarci scarsamente
connessi fra loro, anche se la sequenza è sostanzialmente rispettosa di quella
del testo del Faust-I al quale
Berlioz (come più tardi Gounod) si ispirò; sequenza che invece la Damnation non
rispetta completamente, come si deduce dallo stesso elenco sopra riportato.
Va anche aggiunto che Berlioz rimaneggiò più o meno
ampiamente le parti riprese dalla composizione giovanile: un esempio eclatante
è l‘ultima delle Huit Scènes, la Serenata
di Mefistofele, che vi è accompagnata dalla sola chitarra, del tutto
assente nella Scena XII della Damnation, dove la voce è supportata dalla piena
orchestra. Altro esempio è il Canto della
festa di Pasqua, che nelle Huit Scènes prevede due cori (Angeli e Discepoli)
mentre nella Damnation al coro dei Cristiani si aggiunge la voce di Faust, che
poi chiude la scena con un recitativo.
Quanto alle voci, Faust è un tenore lirico,
Marguerite un mezzosoprano (Berlioz peraltro la indicò come soprano) e Méphistophélès
un basso o baritono, laddove nelle Huit Scènes aveva una tessitura decisamente
più alta, da baritenore, se non proprio da tenore lirico.
Quanto alla fedeltà al testo di Goethe (tradotto da Gérard de Nerval) Berlioz se ne occupò relativamente, o proprio per
nulla; e di proposito, come lui stesso spiegò, sostenendo come assurdo il solo
pensare di mettere in musica l’intero dramma di Goethe; per cui tanto valeva
prenderlo solo come base di riferimento e ispirazione. Ecco quindi che il finale
di Berlioz vede Faust irrimediabilmente perduto (da cui il titolo dell’opera);
e l’apertura viene disinvoltamente quanto arbitrariamente trasportata in
Ungheria, solo ed esclusivamente (lo ammette candidamente lo stesso compositore
nella prefazione alla partitura) per avere il pretesto di infilarci un trascinante
pezzo di bravura orchestrale, la celebre Marcia
di Rácóczy...
___
In attesa dello spettacolo romano,
come termine di paragone (a futura memoria) si può proporre questa produzione
belga de La Monnaie (2002) con Kaufmann
e Pappano.
Martedi 12 la prima, ripresa in diretta (19:00) da Radio3 e in differita (21:15)
da RAI5.
Nessun commento:
Posta un commento