Il 7
dicembre è ormai alle porte e chi è interessato anche ai contenuti
dell’opera – oltre a quelli dei décolleté
e déchappé (volgarmente detti: lati
A-B) della fauna che popolerà il Piermarini - si prepara (o dovrebbe farlo...)
all’evento con una qualche forma di ripasso della lezione, per non farsi
cogliere poi di sorpresa dagli avvenimenti.
Mentre
ai neofiti di Chénier il sempre semiserio
Amfortas ha pensato bene di proporre
un autentico
decalogo, io provo a dare una mano - per prender confidenza con l’opera - a coloro
che sono sprovvisti di CD e DVD (recenti
o vintage)
affidandomi a registrazioni del tubo
(nel senso di presenti in internet, non di fatte con l’organo riproduttivo
maschile...)
E fra le numerose offerte disponibili in
rete ho scelto quella che da molte parti è considerata tuttora come di
riferimento: Vienna 1960, il leggendario vonMatacic sul podio e un trio da favola
sul palco, Corelli (il più grande di
tutti gli Chénier?) Tebaldi e Bastianini. Come era usanza a quei tempi
(ma lo è spesso ancora oggi) le pseudo-arie
(o romanze che dir si voglia) dei
protagonisti (che secondo partitura mai si chiudono con le classiche cadenze per
strappare l’applauso a scena aperta, ma si concatenano direttamente alla scena
successiva... un po’ à-la-Wagner)
vengono regolarmente interrotte dopo il momento-topico, proprio per lasciare
spazio alle esternazioni del pubblico. (Chailly ha dichiarato che farà di tutto
per evitare che ciò accada, in modo da rispettare la continuità drammaturgica
dell’opera, come voluta dall’Autore.)
Illica,
oltre a corpose parti di testo che Giordano ha cassato senza pietà, ha infarcito il libretto di
lunghe e meticolose didascalie, che non solo rappresentano (per chi le volesse
seguire) preziose indicazioni di regìa, ma spesso dicono cose – anche di una
certa rilevanza - che il testo cantato non include, e così: o l’ascoltatore se
le legge prima, oppure si perde ciò che vi si trova scritto, e non sono proprio
cosette trascurabili. Ad esempio, il nome con cui la donna sconosciuta
(Maddalena) si firma nell’ultima lettera a Chénier (Speranza) è solo citato nella didascalia che ci descrive Roucher mentre
legge silenzioso la missiva: così noi non lo veniamo a sapere; ma così poco
dopo ci sfugge la ragione dell’eccitazione di Chénier (che corre via per
armarsi) quando la Bersi gli comunica che la donna che sta arrivando per
incontrarlo si chiama proprio... Speranza! Nel terzo quadro è solo la
didascalia ad informarci di contenuto e destinatario di un biglietto che Gérard
ha scritto per il Presidente Dumas, per proclamare l’innocenza di Chénier;
biglietto di cui poi si perdono le tracce. Esemplare infine l’ultimissima
annotazione: mentre la musica chiude il dramma, Gérard si dispera leggendo – ma
senza recitarla e quindi tenendocela nascosta – la negativa risposta di
Robespierre al suo estremo appello per la grazia, risposta che cita addirittura
Platone (pure lui mandava a morte i poeti...)
Il primo quadro, ambientato in una
residenza nobiliare di campagna appena fuori Parigi nei giorni immediatamente
precedenti lo scoppio della Rivoluzione,
ha lo scopo di presentarci i tre protagonisti del dramma: innanzitutto Gérard che, essendo un personaggio
inventato, viene impiegato da Illica-Giordano per impersonare simbolicamente la
Rivoluzione medesima nella sua storica evoluzione,
dai sacrosanti presupposti alla (inevitabile?) degenerazione in
dittatura/terrore; quindi naturalmente Chénier, che entra in scena in tono
dimesso, per poi sparare quel po’ po’ di Improvviso
che ne caratterizza la personalità visionaria (e come tutti gli inguaribili
visionari, lui così resterà fino alla fine, senza tentennamenti e senza
ripensamenti); infine Maddalena, personaggio storico – incontrato da Chénier in
carcere - che gli Autori manipolano però a loro vantaggio, trasformandola da
cinica approfittatrice - quale fu in realtà - in eroina pronta a tutti i
sacrifici, ma esclusivamente in nome dell’amore,
di null’altro.
Al contorno si muove tutto il bestiario
dell’establishment nobilastro che la
Rivoluzione cercherà (senza riuscirci del tutto) di mandare in pensione diviso
in due tronconi ben distinti e separati: capoccia da una parte e resto del
corpo dall’altra.
Dopo una breve (solo 16 battute) e
concitata introduzione, ecco apparire (40”) Gérard, che ci introduce al costume dei tempi,
raccontandoci ciò che accadeva su un lussuoso divano, fra cicisbei e vecchie babbione.
Ma l’atmosfera si incupisce (1’45”) all’arrivo del vecchio padre
di Gérard, di cui apprendiamo la miserevole condizione esistenziale, cantata dal
figlio che poi sbotta (3’49”) nella sua feroce imprecazione
(T’odio, casa dorata!) contro quel mondo
pieno di cinismo e vuoto di umanità, sfogo che culmina (4’38”) nella terrificante
profezia (È l’ora della morte!) dell’imminente avvento del redde-rationem.
Senza soluzione di continuità (4’53”)
l’atmosfera cambia, rasserenandosi non appena l’obiettivo della cinepresa (Illica
e Giordano sono unanimemente indicati come precursori del cinema) si sposta su Maddalena, che fa il suo ingresso in scena
presentando subito il suo animo sensibile, contrappuntata dalle parole di
ammirazione di Gérard (5’18”, Quanta
dolcezza ne l’alma tetra per te penetra) che immediatamente chiariscono l’attrazione
che il servo ha per la padroncina, attrazione che sarà uno dei pilastri portanti
dell’opera.
Ma la scena ritorna ad animarsi (5’56”)
quando la Contessa padrona di casa si informa da Gérard sui preparativi per la
festa e poi (6’35”) rimprovera la figlia di non essersi ancora abbigliata a
dovere. Maddalena (con la servetta Bersi che le fa il verso) si lamenta (6’45”)
della scomodità di gonne e cappelli e decide (8’25”) di vestirsi più...
sobriamente.
Arrivano gli ospiti (8’40”)
e l’atmosfera si ravviva nuovamente, mentre la Contessa (9’11”) comincia a scambiare
complimenti tanto fatui quanto ipocriti con gli invitati. Fra i quali il romanziere
Fléville (10’30”) che sfoggia il ridicolo termine persiflaggio (francesismo per canzonatura) e presenta altri due
ospiti: il musicista Fiorinelli e il giovin poeta Chénier.
Ma ora al centro dell’attenzione ecco l’Abate
(11’22”)
che porta ferali notizie da Parigi, divorando a quattro palmenti una tazza di
marmellata: il Re inetto, consiglieri incapaci, il Terzo Stato che incombe e
atti di violenza... Il romanziere (12’40”) impiega tutta la sua prosopopea
per invitare i convenuti a dimenticare queste disgrazie e a godere dell’imminente
primavera. L’atmosfera (13’29”) si fa rarefatta e idilliaca,
per accogliere (14’46”) un coro danzato di pastorelle!
Ma adesso è il momento di occuparci di Chénier
(17’21”)
che la Contessa tira in ballo chiedendogli di far parlare la sua Musa, ma ottenendone
un malinconico diniego. Al che la padrona di casa se ne va dal musicista
italiano che (18’05”) comincia a strimpellare qualcosa al clavicembalo.
Maddalena, che evidentemente è stata colta da improvviso interesse per Chénier,
scommette con le amiche che riuscirà a schiodare il poeta dalla sua apatia e così
(18’30”)
lo invita a declamare un’egloga.
Chénier (19’01”) si schermisce
ancora, paragonando i capricci della poesia a quelli dell’amore. All’udire quella parola (19’23”) Maddalena e le
amiche scoppiano a ridere e la padroncina di casa spiega (19’50”) scimmiottando il tono
aulico del poeta, il contenuto della scommessa: Chénier avrebbe poeticamente tirato
in ballo l’amore, quella stessa parola che gli altri rozzi invitati le avevano
rivolto senza alcuna poesia!
Chénier
è punto sul vivo e ribatte quasi con severità (20’24”): l’Amore è una
cosa terribilmente seria ed ora ve ne darò dimostrazione. L’Improvviso (21’08”) – l’aria-romanza Un dì all’azzurro spazio che è divenuta simbolo
dell’opera – mette finalmente in primo piano il tenore, impegnandolo in un
lungo e articolato percorso: una prima frase che dal SIb d’impianto sale (21’08”)
al SOL (dominante di DO) sulla parola firmamento; una seconda, che partendo dalla
dominante MIb torna alla tonica fino al SIb acuto (T’amo, 22’27”); poi una seconda
esternazione (22’43”) dove Chénier condanna l’ipocrisia della religione e le
ingiustizie del potere, chiudendo con una specie di anatema (le lacrime dei
figli!) Altra accorata dichiarazione, di simpatia per Maddalena, che
gli era parsa subito l’unica persona sensibile in quella casa; qui (23’37”,
Ecco la
bellezza della vita!)
ascoltiamo in orchestra un tema che tornerà ancora nel corso dell’opera a
impersonare l’amore; ma poi il comportamento offensivo della giovane lo aveva
profondamente ferito; e così il poeta, partendo ancora dal MIb sale nuovamente al
SIb acuto (25’01”) implorando: Amor,
divino dono, non lo schernir del mondo anima e vita è l’Amor!
La
chiusa, sulla mediante RE (25’25”) dovrebbe direttamente portare,
dall’Andante della romanza, all’Allegro vivo del successivo perdonatemi!
di Maddalena e della fuga precipitosa di Chénier. Come si può notare, il
Direttore invece si ferma dopo l’accordo di SIb per dar modo al pubblico di
sfogare (per 65”) il suo entusiasmo.
Alla
ripresa (26’30”) la Contessa invita tutti a perdonare la figlia capricciosetta
e a godere di una meritata gavotta, la
cui leziosa melodia irrompe (26’46”) a rasserenare l’atmosfera. Ma
è presto disturbata (27’17”) da voci cupe e minacciose
che provengono da lontano e si avvicinano rapidamente: è una torma di
diseredati che (27’51”) lamenta le sue miserevoli condizioni di vita; e che
presto irrompe nella lussuosa residenza, guidata ed introdotta (27’51”,
Sua grandezza la miseria!) da Gérard.
La Contessa lo licenzia sui due piedi,
facendo allontanare quella feccia introdottasi in casa sua; e allora Gérard (28’05”)
togliendosi la livrea, scaglia contro lei e tutta la nobiltà la sua filippica, proclamando
la decisione di unirsi ai diseredati per combattere la loro battaglia; trascina
con sè (28’36”) anche il vecchio padre che cercava di scusarsi con i
padroni. È la Contessa invece (29’10”) che si scusa per Gérard con
gli ospiti (L’ha rovinato il
leggere!)
e poi, dopo aver ipocritamente vantato le proprie virtù di persona
caritatevole, come nulla fosse torna (30’01”) ad invitare i presenti alle
danze! Così la gavotta (30’17”) riappare in primo piano a chiudere questo prologo al dramma. Ma è - attenzione! -
una chiusura in SI minore...
___
Il secondo quadro ci mostra uno
spaccato (non proprio verosimile al 100%, specie negli aspetti di turbinosa animazione
delle strade e dei locali pubblici) della Parigi sotto il Terrore giacobino: vediamo quindi in scena protagonisti minori (Mathieu) e maggiori (Robespierre, ma solo di riflesso) della
vita di quei giorni, insieme a figure che in realtà scenderanno in piazza solo più
avanti, dopo la decollazione dei due
protagonisti e del capintesta giacobino, sotto il Direttorio: Incredibili e Meravigliose. In questo ambiente matura il nuovo e decisivo
incontro fra Chénier e Maddalena (sorpresi poi da Gérard) che li porterà infine
al patibolo.
Come il primo, anche questo secondo
quadro (31’09”) inizia con 16 battute introduttive, prima che compaia (31’26”)
il sanculotto Mathieu, rivoluzionario fanatico di Marat, del quale spolvera il
busto eretto in una piazza. Ora l’attenzione si sposta sulla servetta Bersi, che
ha cambiato vita con la Rivoluzione (che per altro mostra di odiare) e che si
sente spiata da Incredibile (una spia di Gérard, appunto) con il quale innesca
un battibecco per poi (32’24”) raccontare le sue esperienze
di vita nel nuovo corso rivoluzionario. Passa un carro che reca condannati alla
ghigliottina, accompagnato in sottofondo (33’48”) dal ça
ira, il celebre canto rivoluzionario.
Incredibile (34’17”) ha anche
osservato Chénier (sul quale ora si sposta l’inquadratura) che sembra in
ansiosa attesa di qualcuno(a). Per ora chi arriva (35’11”) è un suo amico,
Roucher, che gli ha portato un passaporto e lo invita ad allontanarsi da Parigi,
dove è in grave pericolo. Chénier gli risponde attaccando (35’54”) una nuova aria-romanza (Credo a una possanza arcana) in cui
accetta il suo destino di poeta e di amore. Sogna una donna angelicata, che gli
parla con voce ardente, dicendogli Credi all’amor! (dal SIb acuto) e poi confessa
all’amico di ricevere strane lettere, precisando (38’48”): Scrive una donna misteriosa ognora! Queste sue
parole sono sottolineate dal tema dell’amore (comparso nell’Improvviso).
Chénier ora mostra all’amico l’ultma
lettera ricevuta e Roucher (39’23”) crede di decifrarne la
provenienza: a scrivere dev’essere una Meravigliosa (donna di facili costumi, almeno
secondo... Illica). Chénier (40’57”) vede tutto il suo castello
di poesia e di amore crollare miseramente al suolo (Ah,
mio bel sogno,
addio, ancora dal
SIb acuto).
Il poeta sembra convinto a lasciare Parigi,
mentre uno stentoreo motivo dei corni (41’22”) che poi sottolinea l’intera
scena, annuncia il passaggio dei membri dell’Assemblea (Robespierre compreso)
fra cui Gérard. Qui abbiamo un complesso concertato con tre linee di canto
parallele (indicate su colonne affiancate nel libretto): Chénier-Roucher-Mathieu
/ La folla / Incredibile-Gérard. Mentre i primi tre personaggi e la folla
osservano e/o acclamano i rappresentanti del popolo, Gérard e Incredibile (42’22”)
si scambiano informazioni sulla donna (Maddalena) che Gérard ha incaricato lo spione di rintracciargli. E Incredibile (43’43”) lo rassicura: la
sera stessa la vedrà.
Roucher (43’52”) scorge le
Meravigliose e le indica a Chénier: le disinibite donne parigine arrivano (44’19”)
giusto dopo il passaggio dei politici e la loro sfilata è accompagnata da una
musica leggera e svolazzante, come i loro abiti trasparenti... Fra esse Bersi,
che chiede a Roucher di trattenere Chénier: lei è spiata da Incredibile, che
poi si presenta e la invita al bar (per scoprire dove si trova Maddalena,
evidentemente). Mentre Chénier è sempre più desolato (45’32”) e se ne vorrebbe
andare (O mio
bel sogno, addio!) Bersi ritorna (sempre spiata da Incredibile) e annuncia
a Chénier (45’51”) l’arrivo di Speranza (qui ancora il tema dell’amore fa
capolino).
Un breve intermezzo strumentale (46’37”)
accompagna l’accensione dei lampioni in strada e il passaggio di pattuglie
della Rivoluzione, cui segue quello del solito Mathieu (47’17”) che canticchia la
Carmagnola. Incredibile si apposta (48’06”)
in attesa di eventi, ed infatti su un ponte sulla Senna compare una figura di
donna.
É Maddalena, venuta all’appuntamento con
Chénier (48’59”) e piena di paura. Pochi attimi e (49’49”) ecco arrivare
anche il poeta, avvolto in un mantello. Maddalena lo chiama per nome, lui si fa
riconoscere e chiede a lei da chi sia mandata a parlargli. Maddalena (50’38”)
si fa riconoscere sulle parole (Non conoscete amor!) e sulla musica dell’Improvviso!
Incredibile ha visto e udito tutto, e corre ad avvertire Gérard; Maddalena (51’02”)
crede di aver visto un’ombra allontanarsi, ma Chénier la tranquillizza,
suggerendole peraltro di abbandonare quel posto poco raccomandabile. Lui (51’22”)
sembra ancora incredulo di aver incontrato la donna dei suoi sogni e così Maddalena
(51’41”)
attacca un cantabile per raccontargli
le sue pene, le ragioni delle sue lettere e per implorare aiuto e protezione.
Adesso (54’19”) - sulle parole di
Chénier Ora
soave - inizia il grande duetto fra i due innamorati (punteggiato
ancora dal tema dell’amore) chiuso in SOLb (accordo di terza - con SIb acuto del tenore – o sesta opzionalmente, delle due
voci) da uno stentoreo fino alla morte insiem!
Qui (56’44”) sono doverose almeno
due osservazioni: la prima riguarda la durata della nota finale del duetto (...siem)
che Giordano (un maniaco del metronomo) fissa precisamente in 17 semiminime a
63, il che significa 16,19”, una bella apnea, bisogna ammetterlo. Ma
Corelli/Tebaldi cantano per 5” scarsi (ahi ahi). La seconda ha a che fare con
il tempo che, secondo l’Autore, deve separare il duetto dal drammatico altolà di Gérard: si tratta di sole tre crome,
pari a 1,43”. Invece il direttore ferma tutti per dar modo al pubblico di
applaudire e osannare le due voci per ben 120”!
Finalmente (58’44”) Gérard può
irrompere sulla scena, sbarrando la strada ai due amanti con un perentorio Maddalena di
Coigny!
Chénier affida la donna a Roucher e
affronta Gérard (mediocre spadaccino) ferendolo al volto. Gérard, quando riconosce
il poeta nel suo feritore, ha un inconscio senso di colpa, avverte Chénier che
il suo nome è sulle liste di proscrizione e lo prega di salvare Maddalena. All’arrivo
(sulle note dell’inno rivoluzionario) di Incredibile e dei giacobini, Gérard (59’53”)
non rivela il nome del suo aggressore. Il sanculotto Mathieu accusa dell’assassinio
gli avversari politici, e il quadro si chiude con il grido Morte ai girondini!
___
Nel terzo quadro ci troviamo in una sede
della Rivoluzione ospitata nei locali del tribunale rivoluzionario, dove gli
aspetti politici del processo si mescolano con quelli di carattere patetico e personale:
il sacrificio della povera vecchia Madelon e il rapporto triangolare Gérard-Chénier-Maddalena,
con la posizione del primo che ondeggia fra l’ubriacatura da potere (le false
accuse contro Chénier) e l‘impotente rimorso per tutto il male che da quel
potere discende. Alla fine la macchina del fango messa in moto dall’ex-lacchè di
Maddalena travolgerà Chénier e, con lui, anche la povera ragazza.
Il quadro si apre (1h00’34”) con sole 7
battute di pesanti accordi dell’orchestra, che introducono il pistolotto di
Mathieu ai cittadini e cittadine convenuti per assistere ai processi (sommari)
e che nell’attesa vengono invitati a fare donazioni
alla Patria, messa in pericolo da nemici interni ed esterni. Gli appelli di
Mathieu – sostenuti anche con minacce di ricorso alla ghigliottina - non
sortiscono grande effetto, ma ecco che arriva (1h02’47”) inatteso,
Gérard, prontamente rimessosi dalla ferita infertagli da Chénier, come lui
stesso spiega (1h03’05”) ai cittadini che lo accolgono calorosamente.
Mathieu (1h03’33”) riprende la sua
pedante arringa contro i nemici della Patria, ma accorgendosi che la sua pipa
si è spenta, passa la parola a Gérard. E costui (1h03’54”) attacca una
perorazione (assai più convincente, anche... musicalmente, di quella del
sanculotto) della necessità che ciascuno offra qualcosa di superfluo (e non) per
aiutare la Rivoluzione che corre gravi pericoli. L’orchestra supporta il suo
accorato appello con efficaci interventi, come (1h04’14”) il baluginare
di lingue di fuoco che accompagnano il richiamo alla Vandea in fiamme. Servono
oro e sangue (1h04’33”) per difendere la Francia!
Le donne presenti (1h05’05”) accorrono a
gettare nella grande urna di raccolta oggetti preziosi e denaro, poi ecco (1h05’47”)
farsi largo la vecchia Madelon, che è venuta ad offire... il suo ultimo
nipotino! Il suo racconto è davvero strappalacrime (pare che Illica abbia quasi
costretto il riluttante Giordano a conservarlo, per farlo cantare ad un suo
protetto mezzosoprano!) Gérard (1h07’59”) accetta di coscrivere il
ragazzetto e qui abbiamo (1h08’36”) un’altra scena commovente:
il distacco della vecchia, ormai morente, dal suo piccolo Alberto, accompagnato
da una toccante melopea del violoncello.
Terminata la riunione di raccolta fondi
il locale si svuota per essere attrezzato a tribunale. La gente fuori riprende (1h09’52”)
a danzare cantando la Carmagnola. Ma intanto Incredibile è tornato e annuncia a
Gérard (1h10’37”) che la sua preda è nella rete. Ma non è Maddalena,
bensì Chénier, che Incredibile ha scovato e preso al Lussemburgo. Gérard però (1h10’52”)
è interessato (personalmente) alla donna, e si mostra scettico (1h11’09”)
sulla previsione di Incredibile, che Maddalena si faccia viva per cercare
l’innamorato. Ma Incredibile, indicandogli i ragazzini-strilloni che percorrono
le strade e le piazze parigine gridando ai quattro venti la notizia
dell’arresto del poeta, gli spiega (1h11’34”, Donnina innamorata) come Maddalena,
sentendo la notizia dell’arresto dell’amato, si precipiterà in strada e cadrà
nella loro rete. Gérard a questo punto (1h12’55”) si preoccupa che Maddalena
finisca per odiarlo, ma Incredibile gli spiega con sommo cinismo che la donna è
fatta d’anima e corpo e lui... si accontenti del corpo! Poi lo invita a
scrivere l’atto d’accusa contro Chénier.
Qui (1h13’41”) inizia il lungo
monologo di Gérard, combattuto fra due opposti sentimenti: la vendetta
personale (oltre che politica) contro Chénier e la consapevolezza di compiere
una viltà contro un innocente. A spingerlo al misfatto (1h14’07”) è una fugace
apparizione di Incredibile, che risveglia in lui desideri di piacere. Così (1h14’31”)
Gérard comincia a stendere l’atto d’accusa (Nemico della Patria?!) Ma ha presto un
ripensamento (1h15’28”) e canta una spietata autocritica, ripassando
attraverso le fasi della sua esistenza da rivoluzionario, che lo hanno
trasformato da puro e disinteressato (1h15’50”, Un dì m’era di gioia passar fra gli odii e le
vendette) a servo di un nuovo padrone (1h16’19”). E qui (1h17’02”)
l’ex-lacchè a Coigny ricorda il suo iniziale fervore rivoluzionario, che si sta
ormai spegnendo; ricorda commosso (1h18’07”, La coscienza nei cuor ridestar de le genti) i suoi alti
ideali di fratellanza e amore.
Qui (1h19’13”) dopo il RE
tenuto di Tutte
le genti amar!, Giordano prevede meno di due battute (5”)
strumentali, prima della parte finale dell’esternazione di Gérard. Ma, come da
tradizione, il Direttore fa eseguire un accordo pieno di RE maggiore per
consentire al pubblico di portare in trionfo (per 55“) il baritono di turno! Il
quale riprende poi (1h20’09”) il suo canto per chiudere l’aria-romanza con l’atroce
confessione di essere divenuto schiavo delle più basse passioni. Così (1h20’45”)
firma l’atto d’accusa e lo consegna a Incredibile, tornato in quel preciso
momento, accompagnato dalla sua musica impertinente.
Ma ora si prepara la scena madre di questo
quadro (1h21’32”): sta arrivando, come Incredibiile aveva previsto,
Maddalena, ammessa da Mathieu alla presenza di Gérard. La donna (1h21’55”)
si fa riconoscere, implorando aiuto. Gérard (1h22’16”) risponde che la
stava aspettando e poi (1h22’46”) con una lunga esternazione
le declama tutti i retroscena della sua infatuazione per lei, fin da quando lei
era bambina e giocava con lui, figlio di uno dei suoi servi... Poi ha uno
scatto (à-la-Scarpia) e rivela (1h24’12”,
...un pazzo
grande e vile) tutta la sua abiezione e la libidine che lo divora. Maddalena
prova a reagire, minacciando di uscire in strada a cercare la morte, piuttosto che
concedersi a lui. Il quale la blocca e si prepara a prenderla con la violenza.
Ecco che Maddalena (1h25’21”) ha un’improvvisa
ispirazione: si concede al porco senza far resistenza, chiedendo in cambio la libertà
per Chénier. E Gérard (1h25’53”), tramortito da tanto coraggio,
mentre il violoncello recita stupendamente il tema dell’amore, deve ammettere: Come sa amare!
Maddalena
attacca adesso (1h26’51”) la sua nobile aria (La mamma morta) in cui ricorda i
drammatici momenti della perdita di tutto: tutto, tranne però l’amore, l’unica ragione ormai della sua
vita. E sulle parole Ah!
io son l’amor! ecco una nuova gratuita pausa di 55” (1h31’23”)
che il Direttore inventa – Giordano prevede solo una semiminima prima della
successiva frase - per consentire l’applauso a scena aperta al soprano. Che continua
(1h32’20”)
offrendo il suo corpo a Gérard. Il quale (1h32’51”) è talmente scosso da proprompere
in un disperato grido di pentimento e di maledizione contro le degenerazioni
della Rivoluzione, dichiarandosi pronto a sacrificare la vita per salvare
Chénier. Maddalena implora aiuto, ma la situazione precipita, e Gérard (1h33’44”,
Il tuo
perdono è la mia forza!) può solo promettere di difendere il poeta.
La folla (1h34’03”) invade la sala
del tribunale, sono principalmente donne, popolane, mercatine che, tenute
faticosamente a bada da Mathieu, si accalcano per godersi lo spettacolo,
raccontandosi gli ultimi pettegolezzi. Ecco però entrare la corte (1h35’00”)
per dar inizio al processo. Arrivano anche gli imputati, ultimo Chénier, quasi
indifferente e assorto nei suoi pensieri. Maddalena (1h36’22”) esclama: Egli non guarda!
Ah, pensa a me! e il tema dell’amore spiega più delle parole i
sentimenti che animano i due pur lontani innamorati.
Dopo che Mathieu ha imposto il silenzio,
il Presidente Dumas comincia a chiamare gli imputati e per ciascuno il Procuratore Fouquier annuncia la sua accusa. C’è
anche una donna (1h37’29”) tale Legray, una giovane madre che ritroveremo nel
quarto quadro, e infine (1h37’37”) Andrea Chénier, per il
quale viene formulata l’accusa di tradimento! Il poeta reagisce con veemenza (1h37’59”,
Tu menti!)
e poco dopo attacca la sua aria in LAb (1h38’07”, Sì, fui soldato) per proclamare a
tutto il mondo i suoi grandi ideali e il suo amore per la Patria. Chiude la sua
perorazione (1h40’26”, Ma lasciami l’onor) sulla dominante MIb, e una
sola semiminima dovrebbe precedere la replica di Fouquier, mentre ancora ci si
ferma per 45” ad applaudire il tenore.
Il
Procuratore chiama i testimoni e Gérard (1h41’11”) si fa avanti, confessando
di aver sottoscritto una denuncia falsa contro Chénier. Ma nessuno vuol
credergli, anzi tutti lo accusano di tradimento. Lui allora (1h42’15”)
esaltando le giovani reclute che si avviano a combattere per la Patria, accusa
il tribunale di uccidere i poeti patrioti. Chénier (1h42’41”, O generoso!)
è commosso e – mentre fa capolino in orchestra il Tristankkord! - va a ringraziare del suo coraggio Gérard, che gli
indica Maddalena. Poi si illumina e si prepara a morir contento, mentre Gérard
ancora vuol sperare. Ma tutto è ormai scritto e Dumas (1h43’35”) pronuncia il
fatidico Morte!
A Maddalena non resta che gridare il
nome di Andrea e supplicare Gérard di farglielo ancora rivedere un’ultima volta.
Il sipario cala accompagnato da un tragico RE minore.
___
Il breve quarto quadro chiude il
dramma con il sacrificio di Maddalena e l’inutile, estremo tentativo di Gérard
di salvarli.
Sono le solite sette battute orchestrali
ad introdurre (1h44’20”) il cupo scenario di morte che caratterizza il cortile
del carcere in cui sono rinchiusi Chénier e l’amico Roucher. È notte fonda e
Chénier ancora scrive versi, gli ultimi, che l’amico lo prega di recitare, dopo
aver convinto il carceriere Schmidt di pazientare ancora. E così Chénier (1h45’43”)
canta l’ultima sua romanza in SOLb (Come un bel dì di maggio) che è un vero e proprio
addio alla vita e contemporaneamente un supremo inno alla poesia! E l’aria
chiude (1h48’33”) con le parole darò per rima il gelido spiro d’un uom che muore. Ancora una
volta, invece di attaccare quasi subito con la cantilena di Mathieu, ci si ferma
(qui per solo 25”) ad applaudire il
tenore.
Mathieu, appunto, si ode da lontano (1h48’58”)
cantar la Marsigliese, mentre alla prigione arriva Gérard (1h49’30”) con Maddalena, cui
è stato concesso un ultimo colloquio. Andrea Chénier, risponde Gérard alla domanda del
carceriere su chi sia il condannato. Maddalena (1h49’50”) ricorda a
Gérard la sua promessa, di cui scopriamo presto l’oggetto, allorquando la donna
(1h50’03”)
accenna alla condannata Legray, che dovrà essere liberata. In sua vece lei
stessa (1h50’32”) salirà sul carro che reca i condannati al patibolo!
Schmidt si lascia convincere da gioielli
e denaro passatigli da Maddalena, che (1h51’32”) benedice il suo destino di
morte. Gérard, sempre più addolorato, mentre in orchestra (1h51’50”) si ode un tema wagneriano
che ricorda l’amore (di Sieglinde per Siegmund) decide di fare ancora un
tentativo, addirittura con Robespierre.
Intanto Chénier si avvicina e l’orchestra
(1h52’22”)
scoppia in un lungo accordo, che porta al REb con cui inizia il duetto finale
fra i due amanti. Chénier (1h52’46”, Vicino a te s’acqueta l’irrequieta anima mia) lo introduce,
poi Maddalena – la tonalità vira a FA maggiore - gli risponde confermandogli
tutto il suo amore. E gli rivela lo stratagemma che le consentirà di morire con
lui. Poi (1h55’20”) mentre la tonalità modula a SIb, lo invita ad un ultimo
abbraccio e così i due si abbandonano alla più grande estasi, che ci ricorda l’esaltazione
tristaniana al ritrovare Isolde.
La morte si avvicina con l’aurora, la
tonalità modula a SOLb per accogliere le ultime esternazioni dei due amanti
fino all’estremo (1h58’33”): Amor!
Dal SOLb per enarmonia si sale al SI,
mentre il carceriere fa l’appello dei condannati, cui rispondono prima Chénier
e poi Maddalena. Che sul SI acuto gridano (1h58’54”) l’ultimo Insiem!
Giordano muta quel SI in mediante di SOL, sulla quale tonalità l’opera si
conclude trionfalmente.
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Bene, ora non ci resta
che attendere al varco i coniugi Netrebko!
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