Riecco Wayne Marshall sul podio per un altro programma assai …pesantuccio.
L'apertura è dedicata a Bohuslav Martinů e al suo Concerto per due pianoforti. Martinů fu compositore tanto prolifico (15 opere, 6 sinfonie, 14 balletti!) quanto poco è ancora eseguito: certo assai meno dei connazionali Janacek o, peggio ancora, Dvorak e Smetana… (Tuttavia al Massimo di Palermo si darà fra poco la prima italiana di The Greek Passion.)
Scritto nel 1943, poco dopo l'emigrazione in USA (dove il 5 novembre fu eseguita la prima da Genia Nemenoff e Pierre Luboschutz – dedicatari virtuali dell'opera - con la Philadelphia di Ormandy) il Concerto ha una struttura (ed anche un'orchestra) tradizionale, con i classici tre movimenti: 1. Allegro non troppo 2. Adagio 3. Allegro; e soprattutto è saldamente ancorato alla tonalità (RE minore-maggiore, SIb minore, SIb maggiore) anche se le digressioni sono all'ordine del giorno.
Alle tastiere dei due pianoforti contrapposti, privi di coperchio e sistemati dietro il podio, siedono Jennifer Micallef e Glen Inanga: lei maltese, lui nigeriano (e poi dicono che a Malta prendono i migranti a fucilate, smile!) formano da tre lustri coppia fissa nelle sale da concerto di tutto il mondo. E mostrano anche qui il loro perfetto affiatamento, con un'esecuzione convincente, nei vivaci movimenti estremi, come nelle sommesse cadenze dell'Adagio. Ci regalano anche un bis, in cui fa capolino il mio babbino caro, forse in omaggio alla dolce attesa della bella Jennifer.
Il piatto forte della serata è costituito dai Carmina Burana di Carl Orff. Chissà se la scelta è stata fatta per approfittare della presenza sul palco dei due pianoforti (smile!) prescritti anche dalla partitura del compositore tedesco. Il quale - in pieno nazismo, di cui ancor oggi si fatica a capire se fosse vagamente simpatizzante o semplicemente tollerante - musicò testi venuti alla luce in un monastero medievale benedettino (oggi di proprietà dei salesiani di DonBosco, ma impiegato nella seconda guerra mondiale come scuola-ufficiali della Wehrmacht!) Nome tedesco Benediktbeuern, dove il beuern starebbe, pare, per abitazione, casetta. In latino fa bura (che significa tutt'altro: un componente dell'aratro) da cui il titolo dei testi medievali e dell'opera di Orff.
I testi, che hanno carattere prevalentemente goliardico, spesso scurrile e/o blasfemo (un'anteprima della moderna Ifigonia in Culide, smile!) sono più di 300, suddivisi in alcuni gruppi principali (morali e satirici, amatori, libatori e ludici) e sono scritti prevalentemente in lingua latina (assai maccheronica) ma anche alto-tedesca e con tracce di provenzale. Orff ne ha musicati 24 (il primo ripetuto alla fine) in prevalenza provenienti dalla sezione amatoria – anche se ha evitato accuratamente i passi più… osé - e raggruppati e posti secondo una sequenza che non rispetta quella (del resto astrusa) dei manoscritti. (In appendice una mappa di corrispondenza fra i testi di Orff e l'originale).
Musicalmente si tratta di una vera e propria mappazza di non facile digeribilità, in quanto vi manca totalmente (e volutamente, peraltro) qualunque contrappunto. C'è invece un continuo incedere per brutali, rozze ed arcaiche armonie, o sgradevoli unisoni, come ci chiarisce da subito la prima pagina del manoscritto:
Per nostra fortuna c'è anche qualche squarcio lirico, come il famoso richiamo primaverile di oboi e flauti:
O come l'Omnia sol temperat (n°4) del baritono, o l'orchestrale Tanz (n°6). O ancora i due interventi del soprano ai numeri 17 (Stetit puella) e 21 (In trutina).
Non mancano le difficoltà per i solisti. Ad esempio, al n°12 (Olim lacus colueram) il tenore deve salire per ben tre volte al RE acuto (a meno che non si trinceri dietro il minuscolo 8 posto sotto la chiave di violino, smile!):
Al n°15 (Amor volat undique) il soprano dovrebbe (uso il condizionale) tenere un RE centrale per ben 28 semiminime, che a metronomo 96 (e con una misura pochissimo ritardando) significano più o meno 18 secondi: una bella apnea!
Naturale che lo faccia in falsetto (anche se la partitura in questo caso nulla dice…)
Infine, al n°23 (il brevissimo Dulcissime) il soprano deve a sua volta scalare il RE acuto, al termine di una non facile cadenza, tutta in legato:
I tre solisti erano: il soprano Maureen Brathwaite, che ha mostrato una bella voce calda e si è disimpegnata benissimo anche nelle parti più difficili cui è chiamata; il controtenore David Allsopp, che non ha dovuto virare al falsetto, perché ce l'ha incorporato (smile!) e il baritono Carmelo Corrado Caruso, che invece ha regolarmente falsettato al n°16 e per il resto si è disimpegnato più che discretamente.
Bravissimi sia l'Orchestra (trombette in gran spolvero, chiamate a passaggi davvero impervi) sia i Cori di Erina Gambarini (grandi) e Maria Teresa Tramontin (piccoli).
Alla fine gran trionfo per tutti e, dopo ripetute chiamate, il pubblico reclama il bis. Che viene concesso da Marshall, a condizione che anche il pubblico canti (!?) Ma senza i testi proiettati sugli schermi, il Fortuna è ricantato solo dai cori, il che è tutto sommato una… fortuna. Persino musica come questa un minimo, ma proprio minimo, di rispetto lo merita.
Torneremo in pieno tardo-romanticismo con il concerto n°30.
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Fortuna Imperatrix Mundi
1. O Fortuna (Carmina moralia et satirica - De avaritia – 17)
2. Fortune plango vulnera (Carmina moralia et satirica - De avaritia – 16)
I
Primo vere
3. Veris leta facies (Carmina amatoria – 138.1-2-4)
4. Omnia sol temperat (Carmina amatoria – 136)
5. Ecce gratum (Carmina amatoria – 143)
Uf dem anger
6. Tanz
7. Floret silva nobilis (Carmina amatoria – 149)
8. Chramer (Supplementum – 16 – Maria Magdalena)
9. Reie
Swaz hie gat umbe (Carmina amatoria – 167a)
Chume, chum geselle min (Carmina amatoria – 174a)
Swaz hie gat umbe (Carmina amatoria – 167a)
10. Were diu werlt alle min (Carmina amatoria – 145a)
II
In Taberna
11. Estuans interius (Carmina potoria – 191.1-5)
12. Olim lacus colueram (Carmina amatoria – 130.1-3-5)
13. Ego sum abbas (Carmina potoria – 222)
14. In taberna quando sumus (Carmina potoria – 196)
III
Cour d'amours
15. Amor volat undique (Carmina amatoria – 87.4)
16. Dies, nox et omnia (Carmina amatoria – 118.5-6-2)
17. Stetit puella (Carmina amatoria – 177.1-2)
18. Circa mea pectora (Carmina amatoria – 180.5-6-7)
19. Si puer cum puellula (Carmina amatoria – 183)
20. Veni, veni, venias (Carmina amatoria – 174)
21. In trutina (Carmina amatoria – 70.12a-12b)
22. Tempus est iocundum (Carmina amatoria – 179.1-2-4-7-5-8)
23. Dulcissime (Carmina amatoria – 70.15)
IV
Blanziflor et Helena
24. Ave formosissima (Carmina amatoria – 77.8)
Fortuna Imperatrix Mundi
25. O Fortuna (Carmina moralia et satirica - De avaritia – 17)
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