Dopo Porgy&Bess, l'Auditorium torna ad ospitare musica americana. Non c'è, come ci si sarebbe potuto aspettare dato il titolo, il flamboyant Wayne Marshall, ma il meno appariscente (parlo dell'aspetto, non delle capacità, ovviamente) Giuseppe Grazioli.
Wonderful Town è una commedia musicale, la cui colonna sonora fu composta da un 35enne Lenny Bernstein nel 1953. Si tratta di 18 numeri disposti su due atti, più l'Ouverture e l'Entr'Acte della seconda parte. Gli 11 interpreti – tutti sfornati dalla Yale School of Music, si dispongono sul fondo, nella zona-coro, con ausilio di amplificazione; alla loro sinistra, guardando la scena, le percussioni; l'orchestra vede i contrabbassi in linea, proprio davanti ai cantanti; più sotto la linea degli strumentini e, a sinistra, la band degli ottoni, dove i corni sono sostituiti da 5 saxofoni. A destra timpani e pianoforte. Archi disposti con le viole al proscenio.
Dal 3 marzo si torna a far sul serio, con Xian Zhang in un programma a dir poco sontuoso.
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I tre protagonisti principali sono le due intraprendenti sorelle Ruth ed Eileen Sherwood, arrivate dall'Ohio (strappalacrime il loro why, oh why, oh) per far fortuna nella grande mela, e l'apparentemente cinico Bob Baker, uno scribacchino di una rivista di novelle. Attorno a loro altri figuri più o meno raccomandabili, che si agitano nel melting-pot di Manhattan, dove intrallazzi e imbrogli si mescolano ad attività più o meno pulite. Ne fa le spese la scatenata Eileen che, dopo aver portato al parossismo il Conga danzato dai cadetti brasiliani - che la sorella cercava di intervistare (!) - viene portata in gattabuia dalla buoncostume. Così finisce il primo atto.
Nella seconda parte, dopo il gustoso siparietto irlandese del carcere, abbiamo uno dei clou della commedia, il fantastico Swing, dove si mette in luce Fausto Ghiazza con arditi virtuosismi del suo clarinetto piccolo. Il lieto fine per tutti – Eileen che sfonda al Vortex Village e Ruth che si accasa (si fa per dire) con Bob - è garantito dall'ottimismo che non poteva certo mancare in uno spettacolo americano, anzi newyorkese, del frenetico dopoguerra.
Bravi i singers a rendere al meglio il clima della commedia, pur in assenza delle scene, che sono ingrediente determinante in questo tipo di spettacolo.
In orchestra, grande prestazione di tutti, in particolare di fiati e percussioni, che qui la fanno ovviamente da padroni, salutata da ovazioni proprio all'americana. Ma non finisce certo qui. A mo' di bis, ecco che Jennifer Feinstein (la simpatica Ruth della storiella) sulle note del Conga, guida i suoi in una travolgente passerella, con tanto di escursione in platea, in mezzo al pubblico che applaude battendo il ritmo. Ma è sul palco che succede dell'incredibile, una cosa che magari farebbe inorridire qualche vestale del tempio: i professori – tutti regolarmente in giacca a code o lungo - si alzano e, continuando a suonare, si scatenano a loro volta in frenetiche mosse, proprio da discoteca. Imitati persino dal timido e riservato Grazioli! Insomma, una vera e propria festa di popolo, di quelle che fanno bene alla salute, in tempi di faide di loggione e di rese-dei-conti sul sagrato del Piermarini.
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