Ieri sera il venerabile Eliahu Inbal (ne fa 84 domenica
prossima!) si è cimentato per la seconda volta nella settimana con la Quinta
di Bruckner, in un concerto della Stagione
sinfonica.
Ormai è troppo tardi. Potrò solo accumulare debiti su debiti e
finirò per poter gustare i frutti del mio lavoro solo in prigione, ruminando
soprattutto sulla stoltezza della mia decisione di trasferirmi a Vienna. Sono
stato privato di almeno 1.000 fiorini all’anno, e in cambio non ho ricevuto
nulla, nemmeno uno stipendio. Non riesco neanche a far copiare la mia Quarta
Sinfonia.
Si
stenta a credere che un uomo ridotto in tale stato di prostrazione, poche ore
dopo aver scritto quella disperata confessione si sia messo a comporre l'Adagio della Quinta Sinfonia! Era il 13 febbraio 1875
e, due anni dopo, la più mastodontica (con l’Ottava) delle sue opere era compiuta. Per poi restare chiusa in un cassetto
dal quale venir riesumata dopo ben 15 anni! Il riesumatore (Schalk) nella sua edizione del 1896 non
perse il vizietto di metterci (o toglierci!) del suo, così si è dovuto
attendere il ‘900 inoltrato per disporrre, grazie ad Haas e Nowak, di una
versione plausibilmente più vicina ai manoscritti originali dell’Autore.
Si usa dire che le Sinfonie di Bruckner
siano vere e proprie cattedrali in musica:
e questa Quinta sembra proprio la
materializzazione del concetto. Qui alcune mie brevi note illustrative scritte
in occasione di un concerto
de laVerdi.
Chi vuol penetrare alcune meraviglie di
quest’opera può farlo attraverso questo video, che contiene una fulminante
analisi (una specie di esplorazione attraverso una sonda delle radici
della musica...) del colossale quarto movimento della Sinfonia. La cui fuga
centrale è degna di stare al confronto delle più alte vette raggiunte dall’arte
bachiana!
Ecco come interpretava la Sinfonia il
50enne Inbal:
Molto distante da approcci più pesanti (nel bene e nel male?) di
colleghi quali il Celibidache
del 1985; o il Thielemann
del 2005; o anche il Karajan
del 1976. E più vicino all’Abbado del 1995 o al Blomstedt del 2017...
Devo dire che ancor oggi Inbal conserva
la stessa verve di allora, sia nella
scelta dei tempi (mai troppo strascicati, nemmeno negli Adagio dove altri si... adagiano - per me - un po’ troppo) che lui
deve avere a livello di orologio interno; e nella sobrietà delle dinamiche, sempre
controllate e mai debordanti, volte ad ottenere sempre la massima trasparenza
del suono, evitando le trappole dei pieni
che spesso si trasformano in blob
magmatici e informi. Insomma, la sua è una direzione che ci restituisce il
meglio di questo Bruckner complesso e difficile.
2 commenti:
Grazie per la recensione. Per la verità le volte che ho sentito Inbal mi è sempre parso che ci desse dentro parecchio col volume.
Ahimè, ho un biglietto per la replica di venerdì ma non potrò andarci a causa di un maledettissimo impegno di lavoro. Lo regalerei volentieri a un appassionato. Se conosci qualcuno...
@ m
Grazie per il commento. Certo, Inbal non ha fatto sconti sui decibel nemmeno ieri, ma evidentemente sa come far eseguire anche i passaggi in fff senza straripare in volgare bandismo.
Così sui due piedi non saprei come trovare un acquirente per il tuo biglietto... puoi sperare in qualche altro visitatore del blog che legga il tuo commento.
Grazie ancora, a presto!
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