Dopo
la Risurrezione fiorentina (ieri sera
la prima trasmessa da Radio3 mi ha
lasciato una discreta impressione...) ecco profilarsi all’orizzonte sabaudo una
nuova - e gradita, personalmente - rarità: la Violanta
di Erich Wolfgang Korngold. Il
bambino-prodigio di Brno - che poco dopo la WWI sfornerà, a 23 anni, il suo
capolavoro (Die tote Stadt) - allo
scoppiare della medesima guerra stupì il mondo musicale con questo atto unico a
soggetto noir, che anticipa di poco
lo scenario di Eine florentinische Tragödie del suo maestro Zemlinsky (andata in scena al Regio torinese poco meno di 5 anni
fa). Due soggetti ambientati nell’Italia del 1400-1500, rispettivamente, e
caratterizzati dal classico triangolo: moglie e marito - soprano-baritono, lui
di nome Simone - la cui (più o meno) felice unione è minacciata dal tenore, un
amante altolocato.
Così, in Zemlinsky (testo tratto da Oscar Wilde) Simone è un borghese
fiorentino (commerciante) che torna a casa da un viaggio d’affari e vi trova la
moglie Bianca in piacevole compagnia del Principe Guido Bardi. Come nulla
fosse, Simone cerca di piazzare la sua mercanzia all’intruso, che
sfacciatamente se la fa con la moglie; allora lo sfida quasi per scherzo a
duello, ma poi lo ammazza per davvero. La tragedia qui si volge in... farsa,
chè Simone e Bianca - eliminato l’amante - si scoprono innamorati come mai
prima, in un improbabile e tutti (meno
uno) vissero felici e contenti (!?)
Invece
in Korngold (testo di Hans Müller, suo compaesano) Simone è un capitano della
Repubblica veneziana, sposato con la bella e virtuosa Violanta, la cui sorella Nerina
- novizia al Convento del Deserto - è stata sedotta da Alfonso, Principe
napoletano e che per il disonore si è suicidata gettandosi in laguna. Violanta
ha giurato vendetta e così, quando Alfonso arriva a Venezia per godersi il
carnevale (in realtà siamo alla Festa del
Redentore, fine luglio, che però nel 1400 era ancora di là da venire) e le
belle donne... lei in incognito lo adesca e lo attira in casa sua, dopo aver
convinto il marito a farlo secco. Solo che, una volta dinanzi ad Alfonso,
Violanta cade a sua volta innamorata come un pera cotta, ed è addirittura il
Principe, preso dal senso di colpa, a provocare l’intervento di Simone per
subire da lui la giusta punizione. Invece è proprio Violanta a ricevere il
mortale colpo di spada del marito e a morire, espiando così la sua colpa.
Beh, anche nella scelta del libretto
l’allievo ha superato il maestro!
___
Chi vuol fare i cosiddetti compiti-a-casa, per non arrivare totalmente
sprovveduto all’appuntamento, incontra effettivamente qualche difficoltà a
documentarsi. L’unica incisione disponibile sul mercato ufficiale - ma per
fortuna rintracciabile nel mare-magnum di youtube - è
quella, ormai storica perchè risalente al 1980, diretta in studio da Janowski e interpretata, nei tre ruoli
principali, dal trio Marton-Jerusalem-Berry.
Alcune
riproduzioni semi-piratesche ma comunque preziose (registrazioni da trasmissioni
radio, streaming e simili o carpite direttamente in teatro con strumenti più o
meno di fortuna) non mancano, basta ordinarle (CD) o scaricarle (MP3) a buon
mercato, dai posti giusti, come questo.
Così come si può scaricare (ad esempio dalla libreria-Petrucci)
lo spartito canto-pianoforte (oltre alla partitura del solo Preludio).
Più
arduo è accedere al libretto dell’opera, quasi introvabile, salvo ascquistare
la citata registrazione (Sony e/o CBS) di Janowski su CD (o vinile!) oggi reperibile
- a quanto sembra - solo negli USA; oppure acquistare il testo prodotto dalla
Columbia, a prezzo proibitivo. Anche qui, con un po’ di pazienza, si riesce a
scovare in rete una precaria ma preziosa scannerizzazione del booklet dell’incisione CBS (con commento
e traduzione in inglese e francese, ma è già grasso che cola...) messa
benemeritamente a disposizione dalla Radio
canadese, evidentemente in occasione di una diffusione via etere
dell’opera. Oppure
questa edizione casereccia del libretto
(tedesco-francese).
E quindi, libretto e spartito alla mano
vista possiamo esplorare - seguendo la citata registrazione di Janowski -
questo lavoro assai interessante, se si pensa che fu un non ancora diciottenne
a comporlo.
L’atto unico (sette scene) inizia con un
Vorspiel (Preludio) strumentale, che
ci presenta alcuni dei temi e motivi che caratterizzano ambiente e personaggi
(almeno due dei tre protagonisti).
Val la pena soffermarvisi poichè è un
vero concentrato di idee e riferimenti.
Così gli accordi iniziali, piuttosto
indecifrabili e con retrogusto un po’ sinistro - una triade aumentata di SIb su
pedale di MI, sulla quale si innesta un marcato DO# - ci introducono alla
psiche abbastanza instabile della protagonista (più che vendicare la sorella,
lei è alle prese con la sua propria dissociazione fra morale e libido, che
esploderà alla fine). A 22” il pianoforte, il glockenspiel,
oboi, arpa e viola scolpiscono un breve inciso che anticipa l’incipit del canto
(quasi blasfemo) del Carnevale veneziano
(lo sentiremo fra poco). A 58” ecco affacciarsi ancora
sinistramente il tema di Violanta,
che poi (1’16”) si dispiega in una melodia dal ritmo cullante (sembra preludere al Via-col-vento di Max Steiner, altro bambino-prodigio
viennese che aveva anticipato di 15 anni Korngold nell’avventura
cinematografica in USA). Guarda caso nella stessa tonalità di Violanta (DO
maggiore) ecco a 2’00” il primo corno esporre il tema di Alfonso, dal piglio ascendente e appassionato, che subito dopo (2’20”)
si ripete in MI maggiore, tonalità quanto mai idilliaca. Un continuo crescendo
della tensione porta, con il ritorno a DO maggiore, al culmine del Preludio (3’42”)
con la ricomparsa imperiosa del tema di Violanta,
che poi sfuma gradatamente riportandoci (4’23”) all’atmosfera ambigua
dell’inizio, nella quale ritroviamo (4’36”) l’inciso del Carnevale veneziano, poi (4’53”) reiterate, velocissime scale
ascendenti delle due arpe e degli strumentini sembrano evocare i colpi di remo
dei gondolieri (che apriranno la prima scena dell’opera). A 5’13”
l’incipit del Carnevale
accompagna il levarsi del sipario, che ci mostra una sala della casa di Simone,
sulla Giudecca, affollata da soldati e domestiche.
Scena 1. Nella serata di
fine luglio Venezia e la laguna sono illuminate da fuochi d’artificio e la Festa del Redentore è in pieno
svolgimento. Dai canali (5’32”) arriva una cantilena di
barcaioli, il cui motivo richiama l’incipit del Carnevale; una servetta (6’23”) descrive un gentiluomo col
mantello da Doge, un’altra un damerino mascherato da boia, con mani
insanguinate. Un soldato (6’43”) ammira danzatori del Teatro Felice (sic...
a parte il nome simpaticamente storpiato, teatri nel ‘400?) Poi (7’00”)
ecco udirsi in lontananza la Canzone del
Carnevale (morti che risuscitano e danzano con gioia sfrenata). Ancora (7’30”)
i barcaioli ripetono il loro ritornello, ma adesso rientriamo nella sala e
troviamo (8’06”) Matteo, un
giovane militare (un sottoposto di Simone, quindi) che si dà pena per il suo
impossibile amore per la bella moglie del suo Capitano. Un commilitone lo
prende in giro, scimiottandone l’atteggiamento, così Matteo si innervosisce ed
anche una servetta rincara la dose, sbeffeggiandolo. Arriva adesso (8’49”)
una certa Bice (dama di compagnia di
Violanta) tutta eccitata perchè inseguita da frotte di ammiratori. Dopo un
robusto ritorno (9’05”) dell’incipit del Carnevale, anche Barbara (anziana
nutrice di Violanta) entra in scena chiedendo se qualcuno ha visto la padrona.
Matteo (9’45”) immagina che lei sia alla festa in San Marco, Barbara lo
ammonisce che Violanta è praticamente in lutto dopo il suicidio della sorella,
e allora Matteo sospetta che lei sia fra le braccia di qualcuno per consolarsi.
Barbara lo apostrofa come bugiardo, ricordandogli la purezza e castità della
padrona. Un militare (11’23”) mette in guardia Matteo
dalla furia del Capitano, e qui abbiamo la prima apparizione del tema di Simone, una violenta salita chiusa da un
gesto perentorio, tipico di chi dà ordini irrevocabili... Bice (11’35”)
propone al giovane in pena di accontentarsi di lei, che non è proprio male!
Soldati e cameriere si mettono a cantare giubilanti, mentre dalla laguna torna
a farsi udire la Canzone del Carnevale,
che ora contagia tutto l’ambiente.
Scena 2. L’atmosfera
cambia drasticamente (13’04”) poichè in casa (e in scena)
è arrivato Simone, annunciato e poi spalleggiato dal suo tema imperioso. Ordina
di cessare quei canti immorali e ai soldati di tornare ai loro posti di guardia:
i suoi interventi sono sottolineati da un accompagnamento rude e marziale.
Domanda a Barbara (13’57”) di Violanta, ricevendone risposta negativa. Matteo (14’39”)
gli chiede di essere trasferito lontano da Venezia (beh, sempre meglio che il
suicidio, per questo Narraboth-de-l’ostregheta...)
e per tutta risposta viene minacciato di impiccagione all’albero della nave più
vicina. Simone ora (15’07”) chiede della moglie anche a Bice, ma senza aver
risposta: allora spedisce le donne a cercarla a casa della suocera...
Scena 3. Arriva proprio ora
(15’51”)
un nuovo personaggio, un eccentrico pittore, Giovanni Bracca, amante della bella vita, venuto a prendere Simone
per portarlo alla Festa del Redentore, cantandone le lodi e intonando inni
all’amore, sulla base musicale del tema del Carnevale. Simone (16’40”) si schermisce, mostrando di disprezzare i costumi della
società che nasconde il peccato dietro l’arte e la musica. Giovanni lo tenta,
annunciando (16’55”) che in giro per Venezia c’è Alfonso (e il suo tema serpeggia in orchestra!) lo sciupafemmine
napoletano, arrivato su una nave trainata da quattro sacerdotesse dell’amore. Simone
ne è sorpreso, e così rivela all’amico (17’36”) l’odio - qui compare proprio
il tema dell’odio di Violanta, dal
sapore acido e velenoso, una serie di terze minori ascendenti - che la moglie
porta ad Alfonso, colpevole del suicidio della sorella buttatasi in mare (si
noti a 17’57” il tema di Alfonso,
storpiato in SOL minore). Da allora (18’55”) lei non parla e
non tollera rapporti con i maschi, marito incluso! E così Simone (19’44”)
si convince a seguire Giovanni, per poter finalmente guardare in faccia
quell’individuo. Giovanni riprende (20’33”) i suoi canti goderecci e si
prepara ad uscire con l’amico. Ma proprio in quel momento, preannunciata dal
suo tema nobile (20’55”) che si concatena al canto di Giovanni, ecco arrivare
Violanta! Che dice (21’19”) di venire precisamente dalla festa, e chiede al marito
di rimanere lì con lei. Giovanni (21’38”) quasi si dispera, per dover
svolazzare da solo come un farfalla, ma Simone lo congeda con un gesto
imperioso, e così il gaudente se ne va, ricominciando a canticchiare
allegramente, con l’orchestra che chiude la scena con una classica cadenza da
melodramma.
Scena 4. Eccoci quindi (22’28”)
al drammatico confronto Simone-Violanta. L’atmosfera è creata dagli accordi che
caratterizzano la protagonista, la quale annuncia l’imminente arrivo di... chi?
(domanda ansioso Simone). Lo sai benissimo, risponde lei (23’40”): gli ho dato la
caccia come a una volpe, l’ho seguito nella piazza, circondato da mille luci e
da mille sorrisi di donna. Il suo sguardo trasmetteva un sorriso indefinibile,
di quelli che ti fanno ribollire il sangue nelle vene. (24’54”) Alfonso! Mi son
fatta largo fra tutte quelle ragazze che gli ronzavano attorno come api
all’alveare, e sono giunta davanti a lui, danzando e sospirando, fremendo e languendo,
così ho adescato il seduttore, gli ho cantato ciò che oggi è sulla bocca di
tutti i giovani. Violanta (25’27”) intona il primo verso della Canzone del Carnevale, al quale risponde
da fuori la folla delle maschere. Simone (25’39”) non lo può sopportare, ma
Violanta prosegue: l’ho condotto dietro l’Orologio, al buio; lui si è chinato
su di me, con i suoi occhi fiammeggianti e le labbra frementi. Lì ho capito che
Nerina oggi sorriderà nella sua tomba! Simone (26’35”) ancora non
comprende. E lei incalza: fra dieci minuti sarà qui, lui pensa che io sia
un’artista del Teatro Felice e mi devo preparare a riceverlo, aspetterò al buio
l’avvicinarsi del desiderio di questo peccatore. Ancora Simone incredulo (27’34”).
E lei risponde che migliaia di donne pure attendono questo momento! Ora fra i
due c’è un drammatico scambio di battute smozzicate, finchè lei gli spiega (28’45”):
tu lo ammazzerai! Simone è sconvolto e lei continua (29’11”): finchè i suoi
occhi e la sua bocca saranno vivi, io non potrò guardare nè baciare alcun uomo; (29’32”)
provo per lui un odio indescrivibile! Ma è figlio di Re (29’50”) obietta Simone.
Sì, ma desidera la bocca delle popolane! Ma domani potrebbe essere il tuo
Sovrano! E mi ha già fatta schiava oggi! Arriva senza sospettare nulla... Viene
per sedurre tua moglie! E potrebbe anche riuscirci (30’19”): fra odio e amore
il passo è breve! Simone ora si convince (30’39”): farò come tu vuoi, e i due
hanno un moto di tripudio, con lei che pregusta il ritorno alle gioie del
rapporto matrimoniale! Simone intende aspettare Alfonso proprio lì, invece lei (31’22”)
ha altro in mente: prima vuol lasciarlo illudere, per meglio castigarlo. Simone
comprende (31’37”) e propone il segnale per il suo intervento: la canzone
proibita! Qui Violanta (32’10”) intonando il tema di Simone (!) immagina la scena: lo
guarderò negli occhi, lo sedurrò fino a farlo inginocchiare davanti a me,
disarmato, e allora canterò la Canzone del Carnevale, e tu arriverai per
trafiggerlo! I due insieme (33’09”) accennano il motivo del Carnevale, poi Simone, accompagnato dal
suo stentoreo tema, si congeda dalla moglie e si allontana, mentre l’orchestra
lo segue con un breve postludio.
Scena 5. É un momento di
transizione, per lasciar decantare la tensione creatasi in precedenza, e che
ancora attanaglia il petto di Violanta, e preparare adeguatamente la
scena-madre successiva, l’incontro di lei con Alfonso. É lei (34’16”)
che chiama Barbara per farsi portare dei candelabri. L’anziana nutrice entra
recando le luci, L’atmosfera è ora ovattata e tranquilla: Violanta le chiede (34’50”)
di scioglierle i capelli: non andrà a dormire subito, ma lo farà presto. La
nutrice (35’50”) ammira il collo e il petto della giovane, poi le sembra
di sentire una barca attraccare lì sotto, ma Violanta la smentisce e invece (36’55”)
si fa ripetere una favola che Barbara le raccontava da bambina, con una morale
filosofica (37’59”): stare in pace con se stessi è avere il cielo in terra!
È una specie di ninna-nanna (in RE maggiore) quella che Barbara canta alla giovane donna,
conclusa subito dopo (39’10”) in DO maggiore con l’augurio di una buona
notte. Barbara si allontana e Violanta resta sola in attesa. Qui (39’55”)
abbiamo un mirabile interludio orchestrale, una specie di agitato Notturno, che evoca contemporaneamente la
calma notte veneziana, illuminata dalla luna piena che si specchia nei canali,
e lo stato d’animo di Violanta, sconvolto dall’ansia per ciò che sta per
accadere: lei è uscita sul balcone e respira profondamente, mentre uno
sciacquio di remi annuncia l’arrivo di una barca. Rientra quindi all’interno e
chiude i tendaggi, restando immobile. Da lontano (42’11”) si ode la voce di
Alfonso, accompagnata da un liuto e da un coretto a bocca chiusa, che canta una
serenata (una meravigliosa romanza da operetta nobile, in LA maggiore) inneggiante all’amore e
alla bella vita. Violanta (43’35”) la contrappunta con la
predizione della fine della pacchia, e di tutto quel mondo peccaminoso. Ora
assistiamo (43’58”) ad un duetto a distanza (e all’insaputa dei
duettanti!): Violanta che ribadisce le sue minacciose predizioni, Alfonso che
inneggia all’amore e alle donne, che si augura coprano di baci anche la sua
tomba! Adesso (44’43”) si ode lo struscio e il cigolio dell’attracco di una
barca alle palafitte del palazzo: Alfonso ne scende ed entra, con portamento
vivace e principesco, bell’aspetto e capelli mossi... e arriva al cospetto di Violanta.
Scena 6. É il
momento della verità per Violanta: qui le sue certezze verranno messe
seriamente alla prova e - alla fine - lei stessa si scoprirà totalmente diversa
da ciò che credeva di essere. Per certi versi ricorda l’Isolde che - fulminata dal solo sguardo di Tristan - lascia cadere la spada con la quale era pronta ad
ucciderlo. Così Violanta, partita per (far) uccidere Alfonso, ne verrà invece
stregata, mostrando e rendendosi conto di essere, dopo tutto, solo una donna,
normale e vulnerabile a quell’arcano mistero che si chiama... amore. Dunque, Alfonso (45’15”)
si presenta facendole sperticati (e sinceri?) attestati di ammirazione: più che
una regina, che si aspettava di incontrare, lui ha trovato addirittura il
Paradiso! E per sottolinearlo, Korngold chiama in aiuto Wagner e quello
sbudellante motivo dei Meistersinger
(Sachs: Lenzes gebot, die süße Not) qui impiegato per sorreggere il Wie schön seid Ihr, wie herrlich
schön di
Alfonso. Alla sprezzante risposta di Violanta (chissà a quante altre devi aver
riservato lo stesso trattamento...) Alfonso si dice offeso e rincara la dose di
complimenti, inginocchiandosi ai suoi piedi. Poi (47’40”) le chiede di
cantargli ancora quella canzone (il Carnevale) con la quale lo aveva stregato
poche ore prima, ma Violanta gli risponde che non è ancora il momento, prima lo
invita a togliersi mantello e cinturone e a sfilarsi la spada. Alfonso decide
allora di cantare lui stesso la canzone proibita e (48’40”) si appresta a
farlo, ma viene subito zittito bruscamente da Violanta (che evidentemente pensa
ancora di mortificarlo per bene, prima di lanciare essa stessa il segnale
convenuto con il marito). Alfonso non capisce, e allora Violanta (49’28”)
gli spiega che quella è l’ultima canzone che lui ascolterà: non uscirà vivo di
lì! Allo stupore di Alfonso, lei finalmente (49’56”) si rivela per la
moglie di Simone Trovai, che arriverà lì per ammazzarlo quando ascolterà le
note del Carnevale; e per la sorella
di quella povera Nerina che, sedotta e abbandonata da lui, si gettò in laguna,
suscitando i suoi sghignazzi! Alfonso (50’29”) è tentato di andarsene via,
ma lei lo informa che tutte le uscite sono bloccate e lo sfida a chimare tutte
le donnine cui ha strappato il cuore perchè vengano ora a difenderlo. Alfonso,
a questo punto (51’06”) e con grande passione (sembrerebbe proprio sincero...
visto che impiega il suo nobilissimo tema) si imbarca (51’33”) in una lunga
autodifesa, accusandosi di tutte le sue malefatte, ma incolpando (52’34”)
di ciò il destino-cinico-e-baro, che lo lasciò orfano della madre (proprio come
quella di Tristan, morta partorendo lui) e lo portò a vivere sì in una Reggia,
ma da sbandato e spinto quindi (53’30”) a vagare invano in cerca di
felicità e di un amore sincero. Ora lui (54’35”) non chiede compassione, nè
pietà: si accontenta di non essere trattato da vile, e poi... morirà. Quindi (55’20”)
le chiede di cantare! Violanta (55’50”) corre verso una porta come
per chiamare aiuto, ma emette solo un rantolo e poi abbassa il capo: la musica
che sostiene questi suoi movimenti ci ricorda quella udita nel Preludio. Per
Alfonso (57’02”) è il segno che Violanta sta per cedere e così le si
avvicina e le chiede con una frase appassionata (57’37”) se lei per caso
non lo ami! Lei si schermisce, arrossisce di vergogna, ma lui ormai è certo (58’01”):
lei voleva la sua morte per difendere la propria pretesa castità, non per
vendicare la sorella! E insiste (58’28”): tu non mi hai mai odiato! E
ancora (59’03”): temevi solo per la tua purezza, e per questo io dovevo
morire! Violanta (59’21”) deve ammettere di essersi innamorata di lui al primo
sguardo (Isolde?...) e impreca contro la Madre Maria, che permette agli umani
simili bassezze! Alfonso (59’52”) la invita a credere
nell’innocente giovinezza, lei ribatte di aver cercato di resistere alla
passione, ma invano. Così l’unica via d’uscita era la sua morte, che poteva
liberarla dal peccato, e mantenerla casta e pura. Alfonso è sempre più eccitato
dalla conquista e chiede (1h00’50”) a Violanta di non pensare
ad altro che a godere di quest’attimo fuggente. Lei (1h01’22”) ammette di non
avere mai avuto un vero amore: sempre oppressa dai doveri familiari, non ha mai
potuto vivere per se stessa. E allora Alfonso (1h02’32”, pare Siegfried con Brünnhilde!) le chiede di farlo
adesso: quanto a lui, il solo poterla abbracciare sarà la più grande conquista
della sua vita! E qui (1h04’32”) sboccia il duetto in SI maggiore che
suggella l’unione di questi due cuori, in un delirante desiderio di
amore-e-morte. Spalleggiato dal tema di Alfonso, un lunghissimo bacio (1h06’55”)
sottolinea la loro passione, proprio mentre Simone (1h07’35”) si fa vivo,
chiamando ripetutamente la moglie. Che ormai sente avvicinarsi il
redde-rationem, mentre Alfonso (1h08’16”) le chiede di confessare
tutto al marito, invitandola a cantare la canzone! E così Violanta fa (1h08’38”)
estasiata, fra le sue braccia, e contrappuntata da voci che arrivano da fuori.
Scena 7. Annunciato dal
suo tracotante tema (1h09’24”) ecco Simone precipitarsi
nella sala. Dove trova la moglie e il di lei amante in atteggiamento
inequivoco. Violanta lo implora di non ucciere Alfonso: lei ne è innamorata, fin
dal primo momento. Simone resta sgomento: tutto il mondo gli sta cascando
addosso. E Alfonso (1h10’04”) rincara la dose: Violanta non è mai stata tua, lei ha
sempre sognato me (!) Simone, fuor di sè, estrae la spada e si avventa sul
rivale per trafiggerlo. Ma Violanta lo anticipa (1h10’27”) frapponendosi
fra Alfonso e la punta della spada, che le trapassa il cuore! Mentre Alfonso
chiede aiuto e Simone la depone a terra, Violanta lo ringrazia per averla restituita...
a lui! Perchè adesso lei è stata salvata dal suo peccato. E benedice la Canzone
del Carnevale, mentre Giovanni Bracca (1h11’54”) con altre maschere,
irrompe nella sala, inneggiando alla festa. Ma subito lui e tutti quanti restano
letteralmente paralizzati dalla scena che si presenta ai loro occhi. Mentre
ancora arrivano voci del Carnevale (1h12’26”) Violanta spira (1h12’48”)
felice per essere stata liberata da peccato e vergogna. Il sipario cala sulla
scena rosseggiante invasa da una pioggia di fiori, mentre
l’Orchestra chiude su spezzoni del Carnevale e poi, pesantemente, sulle
prime due note (SOL-DO) del tema di
Alfonso.
___
Adesso che ne sappiamo di più, soprattutto dalla musica, possiamo fare qualche considerazione sul soggetto e sui personaggi che lo animano, in particolare sui due protagonisti principali. Partiamo da Violanta.
Che ci appare come una donna forte (oltre che bella e... arrivata): le sue doti hanno conquistato anche un soldatino del marito, ma soprattutto lei si è ritagliata il ruolo di giustiziera divina contro colui che aveva adescato con il suo fascino la sua ingenua sorellina, per poi scaricarla e portarla così al suicidio. E siccome il ruolo prevede che lei diventi a sua volta un’irresistibile adescatrice, c’è chi ha definito la sua come una figura di femme-fatale. Per citare quache esempio: Carmen, o Salome, o magari Lola: tutte femmine (plebee o nobili) che in qualche modo infrangono consuetudini, pregiudizi e ipocrisie della società per far valere le loro prerogative e vivere - anche pericolosamente - la loro libertà.
Ma è davvero questa la vera Violanta? O invece non è proprio tal-quale la sorella? Non appena lei viene a contatto con quella che dovrebbe essere la sua vittima, lei ne rimane subito soggiogata; poi prova comunque a portare a termine il compito che si è assunta, ma da giustiziera si ritrova anche lei vittima della libidine che avrebbe voluto punire. E il suo gesto estremo è perfettamente speculare a quello della sorella: morire per non subire umiliazioni e vergogna. E la musica che Korngold le affibbia conferma proprio l’instabilità e la fragilità del carattere di questa donna, schiava (lo ammette lei stessa) delle convenzioni e delle ipocrisie della società.
E Alfonso? Un Dongiovanni impenitente? O davvero una vittima, come racconta a Violanta, di tragici casi del destino (perdita della madre)? Qualche indizio ce lo dà il libretto: alla morte per suicidio di una suaconquista vittima (Nerina) lui pare si sia fatto una risata! E confessa
di aver sciupato torme di donne inebriate dalle sue qualità amatorie. Attenzione
a questo dettaglio (presente in didascalia): dopo che Violanta gli si è rivelata
e gli ha preannunciato la morte imminente, Alfonso, come reazione immediata,
cerca di fuggire! E soltanto dopo che Violanta gli ha tolto ogni speranza di
salvezza lui si inventa (?) quella storia strappalacrime di una condizione
miserevole, che lo ha indotto a condurre quella vita scostumata e priva di
valori. In altre parole: non avendo ottenuto immediatamente la vittoria sulla donna
impiegando il suo irresistibile fascino naturale, lui ricorre allo stratagemma
del vittimismo, per suscitare la pietà e, come diretta conseguenza, data la
psiche non proprio in equilibrio della donna, addirittura l’amore di Violanta!
Korngold? Beh, la sua musica pare non lasciare dubbi: lui sta con Alfonso! Qualche anno dopo peraltro (diventato... maggiorenne!) ribalterà i ruoli, ridicolizzando il povero Paul e riscattando l’intero genere femminile con lo strepitoso personaggio di Marietta.
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Adesso che ne sappiamo di più, soprattutto dalla musica, possiamo fare qualche considerazione sul soggetto e sui personaggi che lo animano, in particolare sui due protagonisti principali. Partiamo da Violanta.
Che ci appare come una donna forte (oltre che bella e... arrivata): le sue doti hanno conquistato anche un soldatino del marito, ma soprattutto lei si è ritagliata il ruolo di giustiziera divina contro colui che aveva adescato con il suo fascino la sua ingenua sorellina, per poi scaricarla e portarla così al suicidio. E siccome il ruolo prevede che lei diventi a sua volta un’irresistibile adescatrice, c’è chi ha definito la sua come una figura di femme-fatale. Per citare quache esempio: Carmen, o Salome, o magari Lola: tutte femmine (plebee o nobili) che in qualche modo infrangono consuetudini, pregiudizi e ipocrisie della società per far valere le loro prerogative e vivere - anche pericolosamente - la loro libertà.
Ma è davvero questa la vera Violanta? O invece non è proprio tal-quale la sorella? Non appena lei viene a contatto con quella che dovrebbe essere la sua vittima, lei ne rimane subito soggiogata; poi prova comunque a portare a termine il compito che si è assunta, ma da giustiziera si ritrova anche lei vittima della libidine che avrebbe voluto punire. E il suo gesto estremo è perfettamente speculare a quello della sorella: morire per non subire umiliazioni e vergogna. E la musica che Korngold le affibbia conferma proprio l’instabilità e la fragilità del carattere di questa donna, schiava (lo ammette lei stessa) delle convenzioni e delle ipocrisie della società.
E Alfonso? Un Dongiovanni impenitente? O davvero una vittima, come racconta a Violanta, di tragici casi del destino (perdita della madre)? Qualche indizio ce lo dà il libretto: alla morte per suicidio di una sua
Korngold? Beh, la sua musica pare non lasciare dubbi: lui sta con Alfonso! Qualche anno dopo peraltro (diventato... maggiorenne!) ribalterà i ruoli, ridicolizzando il povero Paul e riscattando l’intero genere femminile con lo strepitoso personaggio di Marietta.
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A Torino
lo spettacolo è affidato alla solida bacchetta di Pinchas Steinberg e alla regìa del venerabile PierLuigi Pizzi. Martedi prossimo la prima. Radio3 trasmetterà invece l’ultima recita, martedi 28/1, ore
20. Da quella data lo streaming-video
sarà disponibile per un mese su Operavision.
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