Claus
Peter Flor
si sposta a Vienna per un
programma (di fine ‘700 - inizio ‘800) dall’impaginazione classica.
Si parte con Egmont, la beethoveniana Ouverture delle musiche di scena per il
dramma di Goethe, composte nel 1809. Il Conte di Egmont fu un nobile fiammingo
che a metà del ‘500, dopo aver militato al servizio di Carlo V ed essersi
distinto per le sue imprese militari, si oppose fieramente all’occupazione
delle Fiandre da parte del Conte d’Alba, fino a venire da costui condannato
alla decapitazione, affrontata con virile fermezza.
L’Ouverture, strettamente in
forma-sonata (un autentico gioiello nel suo genere) è costruita su temi che
evocano la vicenda umana di Egmont, e in particolare la sua eroica fine in
difesa della libertà. Un soggetto assai caro, come sappiamo, a Beethoven, che
in più sentiva come proprio l’eroismo del Conte delle Fiandre, paladino di una
terra dalla quale provenivano anche i suoi antenati, come del resto testimonia
scopertamente il suo stesso cognome.
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Introduzione - Sostenuto ma non troppo, 3/2 FA minore. Possiamo
plausibilmente vederci evocata la triste condizione di Egmont, perseguitato dall’invasore
e condannato a morte, compianto dai suoi cari (moglie e... 11 figli!) Apre (2”)
un poderoso unisono generale di FA, seguito (8”) da tre battute dei
soli archi che compiono due salite: una terza maggiore armonizzata (15”)
in LAb (relativa della tonalità d’impianto) e una terza minore che si appoggia (19”)
a DO minore, poi ribadito (22”) in quinta vuota. Oboe e poi
clarinetto e fagotto (24”) rispondono con una melodia
lamentosa, in DO minore, che dalla tonica scende alla sensibile per poi salire
alla sesta minore e scendere alla mediante MIb. Gli archi (36”) la riprendono
chiudendola però sul MI naturale, sensibile del FA di impianto che torna (45”)
ancora in unisono a piena orchestra. Si ripete la figura precedente, che sale (56”)
al LAb maggiore, ma qui si interrompe, seguita (1’00”) dal tema lamentoso
esposto da clarinetto, fagotto, oboe e flauto in REb maggiore, tonalità nella
quale (1’15”) i violini primi espongono un grazioso e languido motivo
(Ti)
che dalla dominante LAb sale alla sesta per poi scendere per gradi congiunti alla
mediante FA, subito ripetuto anche dal clarinetto, per terze. Un motivo che si può ricondurre agli affetti personali di
Egmont (Famiglia e Patria) e che viene ripetuto ancora per
ben otto volte, abbassandosi progressivamente (dalla sopratonica MIb, a 1’24”,
due volte, in violini e flauto) poi dalla tonica REb (1’33”, violini-flauto);
quindi dalla sesta SIb (1’37”, violini, oboe); ancora dalla
quarta SOL (1’41”, violini, oboe); dalla seconda aumentata MI (1’46”,
oboe e clarinetti); dalla sesta SIb (1’51”, violoncelli) e infine, a
lunghezze raddoppiate, nei violini dalla sesta aumentata SI naturale (1’56”).
Queste reiterazioni hanno di fatto riportato la tonalità all’originario FA
minore, sul quale attacca ora...
L’Esposizione, Allegro 3/4.
Qui (2’01”)
si evoca lo spirito battagliero di Egmont, che affronta eroicamente le brutaità
dell’invasore. Dopo 4 battute in cui il tema Ti svolazza in violini e
violoncelli, ecco apparire (2’05”) proprio in questi ultimi il
primo tema (T1) che è chiaramente mutuato dal Ti, quanto meno
nell’inicpit: come a dire che Egmont lotta anche per la propria famiglia e la
propria patria. La prima parte del tema (piano,
sforzato) si adagia sulla sensibile (2’08”); la seconda lo riprende
appoggiandosi sulla tonica (2’12”) dalla quale si dipartono tre
reiterazioni di un motivo discendente - sulla scala minore - da tonica a
dominante. Dopo questo temporaneo ripegamento riflessivo, effetto forse delle
vessazioni dell’invasore, ecco una lunga transizione (2’18”) caratterizzata da
una figura (Tr) di tre crome +
semiminima, reiterata ben 16 volte dai violini, che evoca verosimilmente la
faticosa e ansimante ripresa di fiato dell’eroe, il cui tema T1
si ripresenta ora (2’35”) in fortissimo,
nei violini supportati dall’intera orchestra. Segue il ritorno di una variante della
figura Tr che sfocia (2’49”) in una modulazione alla
relativa LAb maggiore sulla quale si dipana un ponte di 8 battute che porta (2’58”)
all’esposizione del secondo tema (T2) che è una riformulazione veloce
del motivo che nell’Introduzione seguiva il FA di attacco e sale da dominante a
sesta (MIb-FA). Esso è esposto dagli archi ai quali rispondono i legni (3’01”)
con un inciso elegiaco. La cosa si ripete due volte, poi sulla terza il tema T2
sfocia (3’08”) sulla sesta abbassata (FAb, enarmonicamene MI naturale)
e i legni rispondono immediatamente con una salita dal MI al LA maggiore,
ripetuta, e poi culminante (3’15”) in un FA naturale sul quale i
violini, con un salto SIb-MIb innescano il ritorno a LAb maggiore. Qui (3’22”)
tre scale ascendenti dei violini seguite da sei cadute dalla dominante MIb chiudono
l’esposizione.
Lo Sviluppo è assai breve: presenta (3’35”) il tema T1
in modo maggiore (LAb) e poi lo reitera più volte (3’44”) in minore, ogni
volta chiudendolo con strappi di due semiminime in forte. Il ritorno (4’06”) sommesso e variato della
figura Tr conclude lo sviluppo.
La Ricapitolazione (4’21”) ripropone il tema T1
in FA minore, poi (4’35”) la transizione Tr e ancora (4’51”) T1
in modo enfatico. A 5’05” si modula a REb
maggiore in vista della canonica riproposizione del tema T2 (5’24”) in questa
tonalità, cui segue il passaggio un semitono più alto (quindi qui in RE
maggiore, 5’34”). Ritorno a REb maggiore (5’44”) con le tre salite
dei violini e le sei cadute dalla dominante LAb. A 6’00” rientra il secondo
tema T2,
negli ottoni, che si alterna tre volte con cadute nei violini, mentre la
tonalità vira a DO minore. Ora (6’20”)
i soli violini espongono una spettrale caduta DO-SOL (sarà per caso la bipenne
che scende sul collo dell’eroe?) dopodichè subentra quasi un silenzio religioso
seguito (6’25”) da 8 battute meditabonde dei legni, chiuse scendendo da
REb a DO. È il prologo alla travolgente...
Coda - Allegro con brio, 4/4 FA maggiore. Siamo
all’apoteosi di Egmont. Una figurazione ascendente si ripete (6’42”)
4 volte in pianissimo, poi (6’46”) altre 6 volte a frequenza
doppia e in crescendo. Ancora una
battuta di velocissima ascesa fino alla mediante LA, ed ecco esplodere (6’52”)
il trionfale motivo della vittoria morale
dell’eroe sui suoi carnefici. Sono 6 reiterate salite dalla tonica FA alla
mediante LA, ripetute (a 7’00”) e seguite (7’08”)
da ben 6 ricomparse, sempre più cariche di suono, di un nuovo motivo di due
battute che dal FA scende alla sesta RE, sale alla sopratonica SOL, scende
ancora alla dominante DO per risalire alla tonica. I violini (7’11”)
contrappuntano la seconda e terza apparizione con festosi svolazzi, poi (7’21”)
ecco l’imperiosa salita da tonica FA a dominante DO, nota che viene ribadita
enfaticamente. Il passaggio si ripete (7’29”) e finalmente (7’38”)
arriva la trionfale fanfara delle trombe che porta, con ripetute scalate alla
dominante, alla spettacolare conclusione.
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Esecuzione trascinante, però a Flor mi
sentirei di rimproverare uno scarso equilibrio delle dinamiche nei passaggi più
enfatici, dove il suono dell’orchestra tende a divenire un magma che finisce
per inghiottire (e quindi coprire) le linee melodiche.
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La Concertante di Haydn è da anni impiegata come vetrina dove esporre quattro delle prime parti dell’Orchestra (violino,
cello, oboe e fagotto) impegnati come solisti in questo brano che nel catalogo Hoboken è denominato abbastanza
impropriamente Sinfonia (lo stesso
accade per Mozart ai titoli K297b e K364).
Per restare solo agli anni più recenti e
alla stagione principale, a gennaio 2012 i solisti furono Santaniello, Shirai,
Stocco e Magnani; a novembre del 2015 Dellingshausen, Scarpolini, Greci e
Magnani. Questa volta tocca a Dellingshausen, Shirai, Stocco e Magnani
(quest’ultimo è davvero... inamovibile). I 4 moschettieri si sono ben distinti
e il successo è stato caloroso (con tanto di omaggi floreali) così ci hanno
regalato come bis una simpatica
trascrizione del Chorale St.Antoni.
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Si chiude nel nome di Mozart con la sua ultima sinfonia, la
celeberrima Jupiter. Qui Flor si
riscatta, facendo emergere ogni particolare della partitura mozartiana e
inoltre proponendocela con (parafrasando Schumann su Schubert) le sue celestiali lungaggini: che sarebbero poi
tutti i ritornelli, nessuno escluso.
Auditorium a... scartamento ridotto, ma
pubblico convinto e prodigo di applausi.
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