Ieri pomeriggio il piccolo ma glorioso Malibran ha ospitato la seconda recita di
Orlando furioso di Antonio Vivaldi. Si tratta di un
allestimento che fu presentato con gran successo la scorsa estate al Festival di Martina Franca, e di cui è
ascoltabile in rete l’audio (pessimo, ahinoi, poichè
piratescamente ripreso con mezzi di fortuna) grazie ai peripatetici melomani de
L’impiccione
viaggiatore.
Ultima delle tre opere dedicate da
Vivaldi al soggetto ariostesco, si inserisce in pieno nella tradizione del
barocco, sia dal punto di vista della grandiosità dello spettacolo, che da
quello della struttura della parte musicale. Questa produzione di basa
sull’edizione critica dello specialista Federico
Maria Sardelli, che la coppia regista-concertatore (Fabio Ceresa - Diego Fasolis) ha poi liberamente rimaneggiato,
attraverso qualche taglio (doloroso per la soppressione di alcune arie; meno
critico, ma sempre dannoso per la coerenza del tutto, per quella di robusta parte
dei recitativi) accompagnato a diversi arbitrari spostamenti di numeri all’interno della struttura del
dramma. Lo spettacolo si riduce (per così dire...) a meno di tre ore lorde (20‘
di intervallo) rispetto alle più di 3 ore nette di un’esecuzione completa (come
questa francese). In appendice
un elenco dei principali numeri e
della relativa ristrutturazione compiuta per questo allestimento: tra
spostamenti di arie ed espunzioni (di arie e recitativi) sono il secondo ed il
terzo atto ad essere pesantemente manipolati rispetto all’originale.
La trama dovuta a Grazio Braccioli - da Ariosto,
ma estremamente contorta - serviva (ai tempi) più che altro a giustificare le
mirabolanti trovate sceniche (ippogrifi, mostri, naufragi, viaggi spaziali...)
e le innumerevoli arie che
consentivano agli interpreti di mettere in mostra le loro qualità di
gorgheggiatori, oltre che di attori. Vi troviamo un quadrilatero e un triangolo
sentimentali, rispettivamente rappresentati dai diversamente assortiti legami
affettivi che a cascata collegano, da un lato, Bradamante<>Ruggiero<>Alcina<>Astolfo;
e dall’altro Medoro<>Angelica<>Orlando.
L’allestimento è piacevole e
intelligente: non si perde alcunchè del classico clima dell’opera barocca,
grazie alle scene di Massimo Checchetto,
assai efficaci pur nella relativa essenzialità: la luna di Orlando, il mondo
incantato e sexy di Alcina,
l’ippogrifo di Ruggiero e il naufragio di Medoro... Insomma, un simpatico revival delle atmosfere che nel primo
‘700 caratterizzavano i teatri musicali. Il tutto impreziosito dai
coloratissimi e raffinati costumi di Giuseppe
Palella e ravvivato dalle luci di Fabio
Barettin. Essenziali anche le coreografie di Riccardo Olivier.
___
Sul piano musicale, doverose lodi a Diego Fasolis, che ha fatto valere la
sua indiscussa esperienza in questo repertorio, accompagnando personalmente ad
uno dei due cembali e trascinando strumentisti e coristi della Fenice a
confermare a loro volta la dimestichezza con il barocco, raggiunta anche grazie
alle esecuzioni monteverdiane di questi ultimi anni.
Le voci si sono dimostrate tutte
all’altezza del compito. A partire dall’Alcina di Lucia Cirillo e dall’Angelica di Francesca Aspromonte. Subito dietro collocherei la Bradamante di Loredana Castellano e la protagonista Sonia Prina, che ho personalmemte
apprezzato spesso in Auditorium a Milano con laBarocca di Jais, ma che ieri non
mi è parsa al meglio (incassando anche un eccessivamente severo buh nel second’atto).
Apprezzabili il Medoro di Raffaele Pe, il Ruggiero di Carlo Vistoli e autorevole l’Astolfo di Riccardo Novaro.
Pubblico non oceanico e freddino negli
applausi a scena aperta dopo le arie (ha fatto eccezione Sol per te, grazie soprattutto all’accompagnamento del magico traversiere, collocato in un palchetto).
Anche alla fine applausi calorosi ma... centellinati.
Comunque uno spettacolo sicuramente da
consigliare.
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Struttura dell’opera in questa edizione-produzione
I
Ang
Un raggio di speme
Alc
Alza in quegli occhi
Ast
Costanza tu m’insegni
Bra
Asconderò il mio sdegno
Orl Sorge l’irato nembo (da atto II) sostituisce
Nel profondo, cieco mondo,
spostato in atto II
Ang
Tu sei degli occhi miei
Orl Troppo è fiero il nume arciero (espunto)
Med
Rompo i ceppi (Nel libretto originale: Se tacendo, se soffrendo)
Rug
Sol per te mio dolce amore (flauto
traverso)
Alc
Amorose ai rai del sole
II
Alc
Vorresti amor da me?
Ast
Benchè nasconda la serpe in seno
Bra
Taci, non ti lagnar
(Orl Sorge l’irato nembo, spostato
in atto I)
Med
Qual candido fiore
Ang
Chiara al pari di lucida stella (spostata poco avanti)
Orl Nel profondo, cieco mondo (da atto I)
Rug Come l’onda (da atto III) sostituisce
Che bel morirti in sen,
espunto
Bra Io son ne’ lacci tuoi (da atto III)
sostituisce Se cresce un
torrente, espunto
Cor
Al fragor de’ corni audaci
Cor
Gran madre Venere
Cor
Diva dell’Espero
Ang-Med Belle pianticelle (espunto)
Ang-Med
Sei mia fiamma - Sei mia gioia
Alc
Così potessi anch’io (spostato qui da prima del duetto Ang-Med)
Orl Ah sleale,
ah spergiura
III
Ast
Dove il valor combatte
Alc
L’arco vuò frangerti
Alc Che dolce più (espunto)
Ang Poveri affetti miei (espunto)
(Bra Io son ne’ lacci tuoi, spostato in
atto II)
Alc Non è felice un’alma (espunto)
(Rug Come l’onda, spostato in
atto II)
Med Vorrebbe amando il cor (espunto)
Orl No no ti
dico no
Alc Infelice,
ove fuggo
Alc
Anderò, chiamerò
Cor Con mirti e fiori (Nel
libretto originale: Vien
dal cielo in noi l’Amore)
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