Altra
Orchestra ospite per il quarto
appuntamento del Festival Mahler: la Spira Mirabilis, la cosiddetta
orchestra-senza-direttore (e senza confini, aggiungerei) che per l’occasione si è cimentata nella Terza Sinfonia di Schumann, la Renana,
nella versione orchestrata da Gustav Mahler (il che spiega il suo inserimento
nel Festival). Nei due giorni scorsi l’Orchestra l’ha già eseguita (come
rodaggio…) nella sua terra di nascita modenese, precisamente a Formigine
e San Possidonio.
Uno dei capitoli del il nuovo libro Tutto Mahler, uscito proprio in occasione e in relazione al Festival, è dedicato dal curatore Gastón Fournier-Facio alla presentazione (da lui tradotta in italiano) che David Matthews predispose per l’uscita del CD delle quattro sinfonie schumanniane riorchestrate da Mahler e incise da Riccardo Chailly con la Gewandhaus di Lipsia. Vi leggiamo che i principali interventi del compositore boemo riguardano le parti di trombe e timpani (soprattutto tagli nei due movimenti esterni) e poi interventi su molti passaggi, volti a sottrarre o aggiungere strumenti per ottenere nuove o più trasparenti sonorità.
In generale gli interventi di Mahler rischiano di sfuggire ad un ascoltatore non preparatissimo, e solo un minuzioso ascolto comparato fra lo Schumann originale e quello… mahlerei può mettere in chiara evidenza le differenze. Va infine aggiunto che molti esperti tendono oggi a rivalutare proprio il barbaro originale di Schumann (un po’ come è accaduto a Musorgski, liberato dalle incrostazioni di Rimski…)
Ma
queste disquisizioni su Schumann-Mahler in fondo contano poco di fronte all’incredibile
realtà della Spira Mirabilis, che è la più netta smentita alla tesi proposta da
Fellini nel suo Prova d’orchestra! Certo, capita spesso (e per
fortuna!) che un’intelligenza singola arrivi più in alto o più in là di un’intelligenza
cooperativa: i Mahler, Walter, Furtwängler, Karajan, Bernstein, Abbado, etc. ne
sono prova lampante, ma… è altrettanto vero che la cooperazione fra individui
di pari diritti e autonomia può ben tener testa ad una tradizionale organizzazione
verticale ed aziendalista.
Ne abbiamo proprio avuto conferma qui: ascoltando una compagine che sa creare grandi esecuzioni con il contributo non solo materiale ma anche intellettuale di tutti.
Dove tutti significa anche ciascuno, e così anche le consuetudini riservate al Direttore o al Solista di concerto qui si estendono a tutta la compagine che, finita la Sinfonia, esce tutta insieme di scena e poi tutta insieme rientra (e non una sola volta!) per ringraziare degli applausi del pubblico.
Personalmente rimpiango solo di non essermi potuto trattenere (Scala incombente!) più a lungo per assistere al consueto congedo dei musicisti dal pubblico, invitato a commentare, chiedere, scambiare impressioni sull’opera eseguita e sulla vita dell’Orchestra.
Resta comunque la sensazione di aver vissuto un’esperienza (almeno per me) unica nel suo genere.
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