Oltre a quella sovietica, di cui si
celebra il centenario, in questo ottobre 2017 ricorre nientemeno che il mezzo-millennio
di un’altra rivoluzione, non meno ricca di conseguenze per l’intera umanità: la
Riforma luterana: fu precisamente sabato
31 ottobre del 1517 quando Martin Luther espose
sul portale della Schlosskirke di Wittenberg le sue rivoluzionarie tesi.
Ruben
Jais
(che non è solo il Manager dell’Orchestra,
ma è anche un Direttore con i
fiocchi) ha deciso di ricordare quel capitale evento con un concerto
straordinario de laVerdi,
programmato in copia unica per venerdi 20, ore 20:30 in Auditorium.
Per l’occasione ha scelto un percorso
rettilineo che ci porterà dall’originale luterano Ein feste Burg ist unser Gott
alla cantata BWV80
di Johann Sebastan Bach (che reca lo
stesso titolo e riprende più volte, variandola, la linea melodica di Luther)
per chiudere infine con la Reformationssinfonie
di Felix Mendelssohn Bartholdy, il cui
ultimo movimento (20’52”) cita precisamente la melodia del corale luterano.
Le voci impegnate nei primi due brani sono
quelle del Coro di Erina Gambarini e dei quattro solisti di
canto: soprano Ana Maria Labin, alto Julia Böhme, tenore Thomas Hobbs e baritono Christian Senn.
Un’occasione da non perdere: la prossima
sarà fra 5 secoli!
«Ein
feste Burg ist unser Gott,
Ein gute Wehr und Waffen. Er hilft uns frei aus aller Not, Die uns jetzt hat betroffen. Der alt böse Feind, Mit Ernst er's jetzt meint. Groß Macht und viel List Sein grausam Rüstung ist. Auf Erd ist nicht seinsgleichen.
Mit unsrer Macht ist nichts getan,
Wir sind gar bald verloren. Es streit't für uns der rechte Mann, Den Gott hat selbst erkoren. Fragst du, wer der ist? Er heißt Jesus Christ, Der Herr Zebaoth, Und ist kein ander Gott. Das Feld muß er behalten.
Und wenn die Welt voll Teufel wär
Und wollt uns gar verschlingen, So fürchten wir uns nicht so sehr, Es soll uns doch gelingen. Der Fürst dieser Welt, Wie saur er sich stellt, Tut er uns doch nicht. Das macht, er ist gericht't. Ein Wörtlein kann ihn fällen.
Das Wort sie sollen lassen stahn
Und kein' Dank dazu haben. Er ist bei uns wohl auf dem Plan Mit seinem Geist und Gaben. Nehmen sie den Leib, Gut, Ehr, Kind und Weib, Laß fahren dahin. Sie haben's kein Gewinn. Das Reich muß uns doch bleiben.» |
«Forte
rocca è il nostro Dio,
Nostra speme in Lui si fonda. Ne sostien benigno e pio, Nell'angoscia più profonda. Il tristo tentator, A noi fa guerra ognor. Astuzia e frode Son l'armi sue tremende, Ma da lor Dio ne difende
È perduto immantinente,
Quei che solo in sé confida. Per noi pugna un Uom possente, Che Dio scelse a nostra guida. Chi sia, domandi tu, Egli è Cristo Gesù, Nostro Signore. Da Lui vigor ne viene, La vittoria in man Ei tiene.
Se migliaia di demoni,
Ne volessero inghiottire, Le malefiche legioni, Non vedranci impallidire. Con tutti i lor terror, Si mostrin pure il cuor, No, non ci trema. A un detto dell'Eterno, Fia depresso il re d'inferno.
La parola della vita,
Rispettar dénno i potenti. Col Suo Spirto Iddio n'aita, Noi sarem con Lui vincenti. Se pieni di furor, Tolgonci figli, onor Ed ogni bene, Ne avranno vantaggio lieve A noi il Regno restar deve.» |
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