La nuova produzione de Le
Siège de Corinthe ha aperto a Pesaro il Festival rossiniano n°38. Per gli ascoltatori via etere hanno fatto
gli onori di casa Guido Barbieri (da
studio) e Oreste Bossini (in loco).
Qualche discorso di circostanza (le doverose commemorazioni di Zedda e Gossett) poi la ormai ripetitiva auto-celebrazione di patron Mariotti-sr (il ROF come fucina di
talenti canori e di innovative invenzioni registiche) e qualche sensata
considerazione di Roberto Abbado
sulla musica del Siège. Anche Carlus Padrissa
ha avuto modo di spiegare ciò che nessuno aveva capito (!) della sua regìa, che
dalle sue parole sembrerebbe piuttosto estranea allo spirito e all’estetica
rossiniani... ma sarà meglio giudicare con l’approccio di SanTommaso.
Quanto alla musica, detto che si è impiegata l’edizione
(critica?) di Damien Colas (che ha
rispolverato da manoscritti conservati a Parigi un’estensione dell’aria di
Pamira dell’atto II, un giro-extra di danze prima dell’Hymne, e ha fatto cantare
nella chiusa dell’opera le donne greche) direi che Radio3 ci ha portato
gradevoli sensazioni: l’OSN-RAI non
si scopre oggi, mentre una buona impressione ha fatto l’esordiente coro del Ventidio Basso di Giovanni Farina, che gioca un ruolo per nulla secondario in questo
grande affresco a sfondo storico-patriottico.
Luca Pisaroni si è calato in modo convincente nei panni di quel
Mahomet che storicamente era un autentico flagello, mentre Rossini lo ammanta
di un’aura di nobiltà, mettendone in risalto i caratteri di uomo amante delle
arti e di sincero innamorato: qualità che la voce chiara e baritonale di
Pisaroni ha efficacemente interpretato. Nino
Machaidze (mi) ha ben impressionato, avendo fatto emergere le due facce
della personalità della protagonista: donna attirata dall’amore addirittura
verso il nemico mortale della sua gente, ma poi eroina e patriota esemplare,
fino all’estremo sacrificio. I due tenori del campo greco (il comandante John Irvin e l’eroico Sergey Romanovsky) hanno sfoggiato belle
voci (forse troppo... simili, il primo dovrebbe essere più baritenore) e tecnica
apprezzabile nei (pur non esagerati) virtuosismi cui Rossini chiama i due
personaggi (Romanovsky ha anche sfoggiato un sicuro RE sovracuto). Efficace
anche Carlo Cigni (come Hiéros) nel
suo accorato ed autorevole appello del terz’atto. Oneste le prestazioni dei tre
comprimari, tutti usciti dall’Accademia
rossiniana: Cecilia Molinari (apprezzabile
la sua ballade dell’atto II) Xabier Anduaga, e Iurii Samoilov.
Tutto sommato, un inizio abbastanza promettente.
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Promesse direi proprio mantenute con La pietra del paragone, questa commedia brillante dal soggetto assurdo e strampalato, che il
grande Gioachino ventenne ha saputo ricoprire con musica strepitosa, ancora una
volta nobilitata dall’esecuzione impeccabile dell’OSN-RAI guidata da un sempre più convincente Daniele Rustioni.
Ma anche il cast,
quasi interamente di provenienza dall’Accademia
rossiniana, ha ben figurato, con punte di spicco in Maxim Mironov e Aya Wakizono.
Accanto a loro un efficace Gianluca
Margheri e il navigato Paolo Bordogna.
Un filino sotto metterei le due babbione (!) Aurora Faggioli e Marina Monzó. Completano dignitosamente la squadra Davide Luciano e William
Corrò, mentre il Coro del Ventidio
Basso ha confermato il suo valore.
Stando ai suoni arrivati via etere, si direbbe di un
caloroso successo di pubblico.
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E Torvaldo&Dorliska
ha degnamente chiuso il primo turno delle recite rossiniane. Ascoltandola ci si
stupisce sempre di come sia tuttora sottovalutata e negletta: poichè trattasi
invece del miglior Rossini, con arie, duetti e concertati di prim’ordine, che
impegnano al massimo livello il cast delle voci.
E quella messa in campo dal ROF è davvero una
squadra di tutto rispetto, composta da veterani del Festival e da giovani e
giovanissimi prodotti dell’Accademia.
Fra i primi spiccano Carlo Lepore e Nicola Alaimo, veri trascinatori della
squadra; in cui hanno ben meritato Dmitri
Korchak, anche lui ormai di casa a Pesaro, e Salome Jicia, uscita dall’Accademia non più di due anni orsono e
già al secondo ROF da protagonista, dopo il battesimo con Elena nel 2016. Bene
anche Raffaella Lupinacci, tornata a
tre anni di distanza dalla Publia dell’Aureliano, e Filippo Fontana, che ha completato il cast.
L’Orchestra
Sinfonica G.Rossini - Provincia di Pesaro-Urbino ha supportato egregiamente
cantanti e Coro della Fortuna di Mirca Rosciani; tutti ben concertati da Francesco Lanzillotta, esordiente al
ROF, ma anche lui ormai entrato nel gruppo dei giovani Direttori italiani di
talento.
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Ernesto Palacio, Direttore artistico del Festival, ha annunciato ai microfoni di Radio3
il palinsesto principale del ROF-39: Ricciardo&Zoraide, Adina, Viaggio e
Barbiere, quattro nuove produzioni per festeggiare adeguatamente il 150°
anniversario della scomparsa di Rossini.
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