C’è modo e modo per far cazzate. Uno è quello di
inventarle per primi. L’altro è quello di copiarle (in peggio) da chi le ha inventate
per primo.
Ecco: è tutta qui la differenza fra Graham Vick e Damiano
Michieletto.
musica Musik music musique música Музыка 音乐
Maeterlinck
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Debussy
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PERSONAGGI principali
ARKEL, Re di Allemonde.
GENEVIÈVE, madre di Pelléas e di Golaud.
PELLÉAS, GOLAUD,
nipoti di Arkël.
MÉLISANDE.
Il piccolo
YNIOLD, figlio di
Golaud (di primo letto).
Un medico.
Un Pastore. Voci di marinai. Un portinaio. Serve. |
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Atto I
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Scena I
Alcune inservienti si accalcano presso il portone
principale del castello del Re di Allemonde: sono state incaricate di pulirne
l’ingresso, in occasione di una grande festa. Il portiere prima esita, poiché
quel portone è rimasto chiuso da tempo immemorabile, poi si convince ad aprirlo
e ci riesce, ma con grande fatica e solo con l’aiuto dealle inservienti; una
comincia a pulire, un’altra afferma che è impossibile farlo, altre domandano
acqua, ma il portiere predice che nemmeno con un diluvio si potrà mai pulire
quella soglia.
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Scena II
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Scena I
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Il
principe Golaud, nipote del Re Arkël,
durante una battuta di caccia si è perduto nel bosco, rincorrendo un cinghiale
da lui ferito, e lì incontra, vicino ad una fonte, una giovane donna che si
dispera. La interroga, senza avere risposte precise. Lei ha perduto una corona,
caduta sul fondo della fonte, ma impedisce a Golaud di recuperarla. Finalmente
dice il suo nome: Mélisande, ma rifiuta ogni aiuto e vorrebbe rimanere lì anche
la notte. Alla fine se ne va con Golaud.
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Scena III
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Scena II
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Geneviève
legge a Re Arkël
una lettera scritta da suo figlio Golaud al fratellastro Pélleas, dove racconta
come ha incontrato Mélisande – presso una fonte, piangente e con la veste
strappata dai rovi - e l’ha poi sposata, pur ignorandone origini e storia. Teme
che il nonno Arkël disapprovi la scelta: in caso contrario, chiede che una
torcia accesa su una torre gli indichi la possibilità di far ritorno a casa.
Arkël invece accetta la decisione del nipote, anche se lo avrebbe preferito
sposo alla principessa Ursula, che avrebbe potuto consolarlo della morte della
prima moglie. Geneviève avanza dubbi su questa nuova sposa sconosciuta,
ricordando che Golaud, dopo essere rimasto vedovo, non viveva che per il figlio
Yniold e si sarebbe risposato solo dietro precisa volontà del nonno. Arriva ora
Pelléas, fratellastro di Golaud, che comunica di aver ricevuto un’altra
lettera, dall’amico Marcellus, morente, che lo prega di recarsi al suo
capezzale per poterlo salutare per l’ultima volta. Il nonno però lo prega di
rimandare la visita: prima deve attendere il ritorno di Golaud, e poi c’è da
assistere il padre malato.
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Scena IV
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Scena III
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Geneviève
e Mèlisande passeggiano nei boschi fuori dal castello, scambiandosi impressioni
sul luogo strano e buio che le circonda; Pélleas le raggiunge arrivando dal
mare, secondo sua madre stava aspettando ansiosamente Mélisande; si fa sera e
una nave esce dal porto: Mélisande la riconosce in quella che l’ha portata lì.
Pélleas prevede tempesta per la notte, poi annuncia a Mélisande che l’indomani
partirà: la donna gli domanda perché, senza avere risposta.
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Atto II
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Scena I
Pelléas e
Mélisande si intrattengono presso una fontana nel parco. In passato si diceva
che quell’acqua curasse i ciechi, ma ora che il Re è quasi cieco, nessuno ci
viene più. L’acqua è assai profonda, Mélisande vorrebbe immergervi le mani,
ma sono i suoi lunghissimi capelli a finirci dentro. Pelléas le chiede se
Golaud l’ha incontrata vicino ad una fonte simile e la interroga sui
particolari di quell’incontro. Lei cambia discorso e si mette a giocare con la
fede nuziale donatale da Golaud, lanciandola in aria, finchè essa non cade
nella fontana, perdendovisi proprio mentre la campana suona il mezzogiorno.
Pelléas vorrebbe minimizzare l’accaduto, ma Mélisande è preoccupata per come
reagirà Golaud alla notizia. Pelléas le consiglia di dire semplicemente la verità.
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Scena II
Golaud è a
letto per una caduta da cavallo: al dodicesimo rintocco del mezzogiorno il
destriero è inspiegabilmente imbizzarrito e lo ha disarcionato, procurandogli
lievi ferite. Mélisande è al capezzale del marito e gli confessa la sua
infelicità: non riesce a vivere in quel posto, vorrebbe andarsene con lui
altrove. Alle domande di Golaud sulle cause di questa infelicità (forse
Pelléas?) risponde che la opprime l’oscurità del luogo, non la compagnia di
Pelléas. Golaud le stringe le mani e si accorge della mancanza dell’anello,
così le chiede spiegazioni e lei inventa che deve esserle caduto in una
grotta marina dove cercava conchiglie per il piccolo Yniold. Il marito la
spinge a tornare subito sul posto, nonostante faccia notte, alla ricerca
dell’anello, facendosi aiutare da Pelléas.
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Scena III
Pelléas e
Mélisande sono in una grotta marina, che visitano al solo scopo di permettere
a Mélisande di descriverla con precisione a Golaud, in caso costui facesse
domande precise sul luogo dove Mélisande gli ha detto aver perso l’anello.
Addentratisi nella grotta, vi scorgono tre vecchi addormentati e Mélisande,
impaurita, decide di abbandonare subito quel luogo.
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Scena IV
Re Arkël ribadisce a Pelléas che è opportuno lui rimanga
al castello: suo padre è ammalato e la situazione del reame non è delle
migliori, con la fame che imperversa. Non è il caso quindi di intraprendere
viaggi per almeno qualche giorno o settimana: Pelléas acconsente a rimanere.
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Atto III
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Scena I
Pelléas e Mélisande sono in una sala del castello,
è notte, pare che Golaud ormai non tornerà dalla caccia. Pelléas chiede alla
donna se ancora riesce a lavorare al filatoio essendosi fatto buio, ma
Mélisande afferma di poter lavorare anche meglio con l’oscurità. Arriva Yniold
che mostra la sua preoccupazione per la prossima partenza del padre e di
Mélisande, che crede di dedurre da discorsi fatti dalla matrigna e dallo zio.
Pelléas cerca di distrarlo mostrandogli cani e cigni che baruffano, ma
inutilmente. Mèlisande riprende a filare cantando una canzoncina che cita tre
santi. Alla fine Yniold sente arrivare suo padre: Golaud in effetti arriva,
mentre il figlio, alzando la lampada sui volti di Pelléas e Mélisande, li
scopre in lacrime.
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Scena II
Mélisande,
alla finestra, pettinandosi i capelli per la notte, canta una specie di filastrocca: Les trois sœurs aveugles (Le tre sorelle cieche).
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Scena I
Mélisande, alla finestra, pettinandosi
i capelli per la notte, canta una specie di serenata al contrario (Mes longs cheveux) che cita tre santi: lei è nata una
domenica a mezzodì.
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Pelléas arriva
sotto la finestra e chiama Mélisande, che informa della sua partenza per l’indomani.
Mélisande fa scendere i suoi lunghissimi capelli fino a lui, che ne rimane
inondato e li accarezza e li bacia. Poi le dichiara tutto il suo desiderio di
lei, mentre alcune colombe svolazzano via dalla torre. Golaud sopraggiunge e
li sorprende, ma si limita a rimproverarli per queste bambinate, poi si porta
via Pelléas.
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Scena III
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Scena II
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Golaud guida
Pelléas nei sotterranei del castello, facendogli notare il tanfo da cimitero
che vi si respira, che
Golaud pensa provenga da un lago sotterraneo. Pelléas rischia di cadere nella voragine e Golaud lo trattiene in tempo. I muri sono pieni di crepe e lui teme che il castello possa crollare
su queste grotte, se non si fa nulla per metterlo in sicurezza. Poi mostra
cautamente al fratellastro il lago che emana un fetore di morto.
Pelléas si sporge da una roccia per guardare la voragine, poi chiede a Golaud di
uscire al più presto da lì.
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Scena IV
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Scena III
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Pelléas
finalmente respira, uscito da quei puzzolenti sotterranei. Tutto intorno la
natura è un paradiso, con la fresca brezza marina e le rose in fiore. Suonano
le campane, i bimbi stanno scendendo al mare per il bagno, sarà quasi
mezzogiorno: non gli
pareva fosse passato tanto tempo. Golaud precisa che sono entrati nella
caverna alle 11. Pelléas giura fossero le 10 e mezza, il fratellastro
propende per le 11 meno un quarto. La madre dei due fratellastri e
Mélisande appaiono alla finestra e Golaud ne approfitta per tornare sulla
scena della sera precedente, pregando Pelléas di astenersi in futuro da simili
ragazzate: Mélisande è incinta! Poi Golaud sente dei rumori, e Pelléas gli spiega che sono greggi in
marcia verso la città. Golaud li sente piangere, come già aspettassero il
macello, ma subito si compiace per la
bellissima giornata che farà bene al raccolto.
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Scena V
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Scena IV
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Golaud è
seduto con il figlio Yniold ai piedi della stanza dove si trovano Mélisande e
Pelléas. Il padre comincia a porre al figlio, che sta spesso con loro,
domande sempre più insistenti sui rapporti fra la moglie e il fratellastro.
Yniold racconta fatti di scarso rilievo ma anche cose più preoccupanti, come
le discussioni sulla porta da chiudere o meno, o un abbraccio e bacio che i
due si sono scambiati in un giorno di pioggia. Golaud cambia discorso con un paio di diversivi (gente
povera che accende fuochi nel bosco e il giardiniere che non può spostare un
pesante tronco caduto) poi accusa Pelléas di essere matto. Yniold lo
contraddice, poi suo padre lo issa sulle proprie spalle per fargli spiare il
comportamento dei due all’interno della stanza. Ma il bambino non scopre
nulla di compromettente, poi comincia a lamentarsi e induce il padre a
deporlo a terra e ad andarsene via.
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Atto IV
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Scena I
Pelléas e Mélisande
si incontrano in un corridoio del castello. Lui le chiede un appuntamento.
Ultimamente suo padre è molto migliorato, il medico dice che è fuori
pericolo. I cupi
presentimenti che assalivano Pelléas sono ora scomparsi, tutte le finestre di
suo padre sono aperte, lui parla quasi come un uomo normale. Lo ha
riconosciuto e lo ha invitato a fare dei viaggi, prima che sia troppo tardi.
Mélisande sembra sconvolta da questa notizia, poi fissa l’appuntamento con
Pelléas per la sera stessa, vicino alla fontana dei ciechi.
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Scena II
Re Arkël incontra Mélisande e la mette a
parte della sua gioia per la guarigione del padre di Pelléas. Adesso tutto
potrà cambiare e anche lei, che era arrivata in una casa inospitale, colpita
da disgrazie, potrà invece guidarne un futuro radioso. Ma ecco entrare Golaud
che annuncia la partenza di Pelléas per la sera stessa. Ha una piccola ferita
in testa e la moglie vorrebbe medicargliela, ma lui la scaccia ed anzi le
ordina di portargli la sua spada. Poi comincia ad offendere la moglie,
indicando al nonno i suoi occhi apparentemente innocenti. Alla fine la prende
per le lunghe chiome e la trascina a destra e a manca, avanti e indietro (la croce!) costringendola ad
inginocchiarsi davanti a lui. Ma per ora non le farà nulla, solo aspetterà il
momento giusto per agire. Mélisande scoppia in lacrime, confessando al Re che
il marito ormai non l’ama più.
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Scena III
Il piccolo
Yniold sta cercando invano di sollevare una pesante pietra, per recuperare la
sua pallina d’oro. Improvvisamente sente un gregge di montoni avvicinarsi e
gli pare piangano. Vorrebbero andare a destra, ma il pastore li manda a
sinistra. Il piccolo chiede al pastore perché ora non belano più: perché non
stanno andando verso la stalla…
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Scena IV
Alla
fontana dei ciechi Pelléas aspetta ansiosamente l’arrivo di Mélisande,
intenzionato ad aprirle il suo cuore, finalmente. Quando lei arriva – con la
veste strappata dai chiodi della porta della sua camera - lui l’abbraccia e le
dichiara il suo amore. Lei risponde di amarlo, al che Pelléas sembra impazzire
di gioia: non crede alle sue orecchie, ma lei gli risponde che non sta
mentendo, lei mente solo a suo fratello! Lui vede tristezza negli occhi di lei, ma lo spiega con
l’amore, che fa piangere di gioia. Lei è così bella che sembra prossima a
morire! I due confessano di non essersi innamorati al primo incontro, lui dice
che avrebbe voluto andarsene senza vederla, lei che aveva deciso di non venire
all’appuntamento. Mélisande ode ora dei rumori sospetti, ma Pelléas non
le dà retta e continua le sue effusioni. Finalmente si accorgono di Golaud,
nascosto lì nei pressi. Ma lo sfidano abbracciandosi ancora appassionatamente.
Golaud esce dall’ombra e colpisce con la spada Pelléas, che cade accasciandosi
sul bordo della fontana. Mélisande fugge inorridita, mentre il marito la segue
in silenzio.
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Atto V
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Scena I
Le donne della servitù sono riunite in una sala del
castello e si scambiano notizie e pareri sui recenti avvenimenti. Nel castello
c’è silenzio, rotto solo dalle grida dei bambini. Su nella camera di lei ci
sono delle persone, ma nessuno può entrare. Una vecchia serva afferma di aver
trovato, un mattino presto, Mélisande e Golaud stesi per terra, quasi
abbracciati, proprio davanti al portone principale del castello: lei
leggermente ferita al petto, lui con la sua spada conficcata nel fianco, non
essendo riuscito a colpirsi a morte; ma c’era sangue ovunque. Golaud ora sta
meglio, mentre Mélisande, che nel frattempo ha dato alla luce una piccola
creatura, sembra prossima a morire. Di Pelléas non si hanno notizie ufficiali,
ma qualcuno ha visto il suo corpo in fondo alla fontana. Sul castello si è
abbattuta la malasorte, nessuno vuol più parlare, tutti sembrano complici del
misfatto. Alla fine le inservienti si avviano verso la camera al piano
superiore.
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Scena II
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Scena unica
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Mélisande è a
letto, vegliata dal medico, dal Re e da Golaud. Sembra lasciarsi morire.
Golaud si incolpa di averla uccisa lui: in fondo i due giovani, che lui aveva
sorpreso presso la fontana, si erano soltanto abbracciati, come due fratelli…
Mélisande si risveglia, chiede che si apra la finestra, domanda chi è
presente vicino a lei. Arkël le dice che lì c’è anche suo marito, e lei
lo fa avvicinare. Golaud chiede di rimanere solo con lei, implora perdono per
tutto il male che le ha fatto, ma vuol sapere la verità, riguardo ai rapporti
di lei con Pelléas. Non ottenendo risposte soddisfacenti rinuncia,
sconfortato. Mélisande chiede se stia arrivando l’inverno, poi Arkël le
annuncia la sua avvenuta maternità e le consegna la piccola, che lei non
riesce nemmeno a reggere in braccio. Entrano ora tutte le donne della
servitù, in tempo per assistere silenziosamente al trapasso di Mélisande. Golaud è affranto,
e Arkël lo invita ad allontanarsi: ora sarà la piccola neonata a dover
prendere il posto della madre.
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dramma (dal 1893, versione
definitiva)
Les trois sœurs aveugles, (Espérons encore).
Les trois sœurs aveugles, Ont leurs lampes
d’or.
Montent à la tour, (Elles, vous et
nous).
Montent à la tour, Attendent sept
jours.
Ah ! dit la première, (Espérons encore),
Ah ! dit la première, J’entends nos lumières.
Ah ! dit la seconde, (Elles, vous et nous).
Ah ! dit la seconde, C’est le roi qui monte.
Non, dit la plus sainte, (Espérons encore).
Non, dit la plus sainte, Elles se sont éteintes…
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opera (dramma, versione
1892)
Mes longs cheveux descendent
jusqu’au seuil de la tour;
Mes cheveux vous attendent
tout le long de la tour,
Et tout le long du jour,
Et tout le long du jour.
Saint Daniel et Saint Michel,
Saint Michel et Saint Raphaël,
Je suis née un dimanche
Un dimanche à midi...
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