Nell’ambito del MiTo 2009 l’Orchestra e il Coro Sinfonico Giuseppe Verdi diretti da Xian Zhang hanno presentato stamane – ingresso gratuito, o meglio con libero obolo per la chiesa ospitante, la Basilica di San Marco – la Missa Solemnis di Beethoven.
Essendomi vergognato di non averci mai messo piede, in più di 40 anni di presenza in quel di Milano, ed anche per accaparrarmi un posto in prima fila, sono andato alla basilica di buon mattino (insomma… verso le 9, pur sempre un tre ore prima dell’inizio). Clima freschino, poca gente in giro in via Pontaccio e Fatebenefratelli, e pochi anche in chiesa, a quell’ora. La basilica è enorme (quasi 100 m di lunghezza) e piuttosto austera, quasi spoglia (certo qui i bizantini non ci han messo becco): pareti e cupola nude, solo i finestroni a vetri policromi danno un po’ di colore.
Alle 9:30 si celebra la Messa normale, cui presenziano 50 persone, forse, che si perdono nelle tre enormi navate. Finita la messa, restiamo in chiesa in meno di una dozzina. Ma abbiamo il privilegio – chè gli ingressi vengono momentaneamente chiusi – di assistere all’arrivo dei Musikanten e, soprattutto, alle prove dell’ultim’ora, volte – immagino – più che al contenuto musicale, alla verifica dell’acustica. E così accade che i quattro solisti, inizialmente posti in prima linea, ai lati del podio, vengano poi retrocessi di una ventina di metri: quanti dividono, appunto, il podio dalla prima fila del coro (in mezzo stanno gli orchestrali).
Verso le 11 tutti si ritirano nelle ampie sagrestie per vestire il frac e il lungo nero. Chissà se alla Kapellmeisterin Xian (e alla conduttrice del coro, Erina e ai solisti) hanno riservato le stanze che tempo fa furono abitate da un giovane pensionato a nome Joannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus…
Adesso si riaprono le porte e così si può verificare, una volta per tutte, che Beethoven è un dio, e anche di più (in effetti i suoi messaggi sono diretti a tutta l’umanità, mica solo ai credenti): sì, perché lui è in grado di raccogliere nella basilica una moltitudine che non si registra neanche alle messe di Pasqua e Natale! Dico: gente in piedi, o appollaiata sugli scalini del pulpito, o accovacciata alla meglio ai piedi dell’altare (e della pedana dell’orchestra)!
Alle 12 in punto si dà quindi inizio alla Messa importante: che ha eccezionalmente due concelebranti: Don Luigi Garbini, per la parte liturgica, e Xian Zhang (con Erina Gambarini e i solisti Orla Boylan, Manuela Custer, Jason Collins e Kamie Hayato) per quella musicale. Il rituale è proprio quello della messa (Rito ambrosiano, IV Domenica dopo il Martirio di San Giovanni): il prete accoglie i fedeli, fa l’Atto Penitenziale e… Xian attacca il Kyrie.
Segue quindi il monumentale Gloria, al termine del quale abbiamo la liturgia della parola: una distinta signora, che già lo aveva fatto per lo sparuto drappello dei 50 della messa delle 9:30, legge un brano del Primo Libro dei Re.
Altro intermezzo liturgico, con tanto di scambi di segno di pace, poi siamo al clou della Missa beethoveniana: il Credo, con quel suo amen che batte tutti i record degli amen mai musicati.
Adesso il celebrante (liturgico) va sull’altare (posto in primo piano, davanti al podio) e consacra l’eucaristia, spezzando il pane.
Xian attacca quindi il Sanctus, con corni, poi trombe e tromboni a introdurre i solisti. Straordinario, dopo il Praeludium, l’ingresso del primo violino solo, che da qui accompagna tutto il Benedictus.
Adesso siamo alla Comunione. Don Garbini e un diacono si pongono sul limitare della pedana che regge altare e orchestra e… cominciano a distribuire le ostie ai fedeli. Mentre Xian attacca l’Agnus Dei! Adesso: ascoltare quel celestiale RE maggiore mentre decine di persone si alzano e scavalcano i vicini per mettersi in coda per ricevere l’Eucaristia non è forse da sala da concerto… ma è una cosa straordinaria, nel letterale senso della parola! Cerco di immaginare cosa può aver provato un fedele a fare la Comunione mentre scorrevano le note di Beethoven! E – forse è la prima volta che mi capita nella vita – ho quasi rimpianto di essere un infedele… Particolare importante: non so se qualcuno ha stimato in anticipo il numero dei comunicandi, e quindi il tempo necessario a comunicarli, per verificare che la Missa non finisse malauguratamente prima della comunione. Fatto sta che invece la comunione si è chiusa giusto prima del Presto che introduce il finale.
Ora – tutti tornati ai propri posti - l’orchestra al completo suona l’ultima semiminima del RE maggiore. Silenzio. Don Garbini va al microfono e chiude la liturgia: non ha parole da aggiungere a ciò che si è udito. Si limita alla familiare formula: andiamo in pace! Solo a questo punto si alza, quasi una liberazione, l’applauso del pubblico. Interminabile, convinto. Per tutti: professori, coristi (e relativi leader) e solisti.
Non è qui il caso di fare apprezzamenti sul livello tecnico dell’esecuzione. Pur da infedele, mi sentirei solo di dire a tutti i musicanti: Dominus vobiscum!
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