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14 gennaio, 2024

Orchestra Sinfonica di Milano – Blacher ristretto

Il secondo dei cosiddetti Concerti ristretti dell’Orchestra Sinfonica di Milano (60’ e non di più di durata) affidati alla bacchetta (e al violino) di Kolja Blacher ha presentato oggi pomeriggio due brani del classicismo viennese.

Dapprima Mozart e il suo Quinto Concerto per violino, dove Blacher si è ovviamente sdoppiato nei ruoli di interprete e direttore.

Concerto dalla struttura singolare, per non dire bizzarra, già a partire dall'Allegro iniziale. La cui introduzione è sorprendentemente interrotta da un Adagio, che ha solo vaghissimi legami tematici con il resto, prima che venga esposto il tema principale, in LA maggiore, di una cui sezione forse si ricorderà Beethoven nella sua Leonore. Il tema dell'introduzione (che include una vaga anticipazione dell'Allegro della celeberrima Sinfonia in SOL minore) ricompare poi come secondo tema (nella dominante MI) di questa strana forma-sonata, che presenta uno sviluppo comprendente un altro tema in minore e poi la ripresa, dove il secondo tema si riaccoda – nel rispetto dei sacri canoni - al LA di impianto, riprendendo quindi la forma con cui era comparso nell'introduzione. Dopo il languido e sognante Adagio, dalla purissima melodia, ecco l'anomalia più evidente del terzo movimento, che invece di un canonico Allegro conclusivo, presenta un Menuetto, certo più adatto ad un tempo di sinfonia che non ad un concerto (qualcuno lo indica come Rondò, ma con argomenti discutibili). Poiché però non siamo in una sinfonia, non ci può essere alcun Trio, al cui posto troviamo invece un Allegro in cui par di sentire anche un po' del futuro Paganini. Ma anche questo Allegro non diventa – come in un normale concerto o sinfonia – il finale, poiché è il Menuetto a ritornare per chiudere tutto, con un'esalazione piano, nel violino doppiato dai corni, della cadenza del solista, che riprende ciclicamente l'incipit del concerto. 

Sarà mica per tutte queste (mirabili!) stranezze che gli fu affibbiato l'epiteto di Turco?

Blacher lo ha porto con grazia, discrezione e rigore, raccogliendo meritati consensi da un pubblico non esorbitante me calorosissimo (fuori quasi si gela…) 
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L’altro brano era la Prima Sinfonia di Beethoven. Il finale della quale lo spocchioso Berlioz ebbe ad apostrofare come una fanciullaggine… Certo, il terremoto dell’Eroica doveva ancora arrivare, ma la pasta del genio di Bonn già stava proficuamente lievitando!

Blacher l’ha diretta con il consueto gesto asciutto ed essenziale, senza fronzoli né arbitrarie iniziative, meritandosi così altri generosi ed anche ritmati applausi. Che lo hanno indotto a condederci un bis, ripetendo, in  barba a Berlioz (ma senza ritornello..) la fanciullaggine!

Alla  Scala ci aspetta fra poco la Médée (sedicente) originale di Gamba-Michieletto. 

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