ricongiungimenti

Maurizio & Claudio

01 agosto, 2018

Partito Bayreuth, si prepara Pesaro


La settimana dal 25 al 31 luglio ha visto l’avvio del Festival di Bayreuth, con le recite delle 6 opere in cartellone: Lohengrin (2), Parsifal, Tristan, Meistersinger, Holländer e Walküre. L’ascolto radiofonico (un po’ su Radio3, poi su RadioClasica e infine sulla casalinga BR) mi ha lasciato mediamente soddisfatto, una media risultante dai più di Lohengrin, Parsifal e Meister compensata dai meno di Tristan, Holländer e Walküre. Quelle di Thielemann (in Lohengrin) Bychkov (Parsifal) e Jordan (Meister) mi son parse le direzioni più equilibrate ed efficaci. Beczala-Harteros (Lohengrin), Pankratova-Mayer (Parsifal), Gould-Lang (Tristan), Volle (Meister), il coro (! Holländer) e Kampe-Lundgren-Foster (Walküre) le voci più in palla. Insomma, un scorpacciata di Wagner che ho personalmente metabolizzato senza troppi problemi. E mi spingo a dire che, con la recente stabilizzazione della direzione artistico-musicale, ora saldamente in pugno alla coppia Kathi-Christian, il Festival si stia risollevando dal marasma in cui era caduto negli ultimi anni della gestione di Wolfgang e poi di quella della coppia di sorellastre sue figlie (Eva-Kathi).
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Lasciato così Bayreuth, scendiamo ora sull’Adriatico, visto che il prossimo 11 agosto prenderà il via l’edizione XXXIX del Rossini Opera Festival (edizione commemorativa dei 150 anni dalla morte del grande Gioachino) che chiuderà il 23 agosto con l’ormai tradizionale concerto (la Petite Messe Solennelle) diffuso anche su maxi-schermo in Piazza del Popolo.   

Qualche curiosità statistica sui tre titoli di questa edizione, tutte nuove produzioni: Ricciardo&Zoraide torna dopo 22 anni, essendo alla sua terza presenza (la prima nel 1990 e la seconda nel ’96); Adina è pure al terzo giro (1999, 2003) e il Barbiere (noblesse-oblige) è al quinto ritorno dopo il 1992 (’97, 2005, ’11-concerto e ’14) uguagliando il record di presenze de La Scala di Seta. Qui la tabella completa della presenza delle opere al ROF. Una nutrita serie di eventi collaterali (con l’immancabile Reims accademico) completa come sempre il programma pesarese.   

Non so se sia stato un preciso e deliberato criterio di scelta di Palacio(&Mariotti) o se invece si tratti di puro caso, ma i soggetti delle tre opere hanno una comune caratteristica, che li può far catalogare nel genere di pièce-à-sauvetage... C’è sempre di mezzo una giovane donna (quindi: il soprano, massimo il mezzosoprano) che è alla mercè del prepotente di turno (può essere un pipistrello di mezza età, per non dir di peggio, ergo un basso, oppure un potente ruspante, quindi secondo tenore) al quale viene alla fine sottratta dal giovane innamorato corrisposto (il primo tenore, ça-va-sans-dire) che impiega il classico trucco del travestimento e i servizi di un sodale per insinuarsi nel luogo di detenzione dell’amata e infine farla sua, non senza aver prima corso i suoi bei rischi e pericoli. 

Ciò vale per il Barbiere, la cui trama è arcinota: la bella Rosina è tenuta sequestrata in casa dall’attempato tutore Bartolo, mirante alla sua dote, mentre il giovane spasimante Conte d’Almaviva non solo - per metterla alla prova - si fa passare con lei per uno squattrinato studente, ma poi, spalleggiato dall’intraprendente Figaro, impiega non uno ma due travestimenti per raggiungere l’amata e liberarla, dopo vicende più o meno emozionanti.

E vale per Adina, una farsa che Rossini compose nel 1818 ma rappresentò (a Lisbona) solo 8 anni più tardi. Il titolo più pertinente per questo atto unico sarebbe Adina, ossia l’incesto scongiurato. Poichè vi troviamo il Califfo di Bagdad che vorrebbe a tutti i costi ingropparsi la bella giovane, a spese del corrisposto Selimo, che a sua volta si fa passare per apprendista del giardiniere dell’harem, Mustafà, per cercar di trafugare l’amata allo sbifido libidinoso. Smascherati ed arrestati, i due amanti farebbero una gran brutta fine, senonchè il Califfo scopre giusto in tempo che Adina è - ma vallo tu a immaginare - sua figlia! E così tutto finisce in gloria. 

Ricciardo&Zoraide, composta quasi contemporaneamente ad Adina, è un’opera seria a lieto fine, che ha come trama un autentico ginepraio, tra scaramucce fra il re della Nubia e un intruso condottiero asiatico e interventi dei crociati (!) La povera Zoraide è concupita e rapita dal re Agorante (stufatosi della moglie Zomira) che sconfigge l’asiatico Ircano, padre della bella, mentre il paladino Ricciardo si traveste da baluba al servizio del crociato ambasciatore Ernesto per introdursi nella reggia e riprendersi l’amata. Rischierebbero entrambi di rimetterci le penne, se con cronometrica tempestività non arrivassero i nostri ad esportare la democrazia imporre il lieto fine.
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Titolo di spicco è proprio Ricciardo&Zoraide, stante la presenza di JDF, spalleggiato dalla negretta Yende e dal tornante (dopo il promettente esordio del 2017) Romanovsky. Sul podio Sagripanti (R&Z e PMS) Abel (Barbiere) e Matheuz (Adina). In buca le Orchestre della RAI e la Sinfonica Rossini (per Adina). Cori del Ventidio Basso e della Fortuna (per Adina).

Quanto alla radiodiffusione, nulla al momento si sa dall’agenda di Radio3... ergo non ci resta che confidare che venga confermata la fedeltà all’appuntamento con le tre prime (11-12-13, sempre ore 20).

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