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17 aprile, 2015

L'Indomitable fa scalo a Genova


Questa sera al Carlo Felice va in scena la prima rappresentazione di Billy Budd, in un allestimento del Regio di Torino del 2004, firmato da Davide Livermore. Sarà meritoriamente diffusa in streaming dall’apposito sito del Teatro.


L’opera, il cui libretto Edward Morgan Forster ed Eric Crozier trassero dalla novella di Herman Melville (quello di Moby Dick) andò per la prima volta in scena, diretta dall’Autore, alla Royal Opera House – Covent Garden sabato 1° dicembre del 1951, suddivisa in quattro atti (più Prologo ed Epilogo).


Nel 1960 venne eseguita per la prima volta la nuova versione in 2 atti (qui la registrazione, commentata, della BBC) che fece il suo debutto teatrale giovedi 9 gennaio del 1964, sempre al Covent Garden e venne poi registrata in video nel 1966, ancora dalla BBC. Oggi questa è la versione quasi universalmente rappresentata e di scena a Genova, anche se proprio il Carlo Felice 10 anni fa ospitò quella originale (ne è rimasta traccia in un… refuso sulla pagina di presentazione dello streaming). Le differenze fra la versione del 1960 e quella del 1951 non si limitano alla semplice ristrutturazione (per accorpamento di scene) da 4 a 2 atti, ma constano anche di novità di contenuto, riguardanti in particolare, ma non solo, il primo atto.

Cominciamo con l’osservare che in origine ciascun atto era suddiviso in 2 scene, per un totale di 8, quindi con un perfetto equilibrio strutturale. In particolare, la seconda scena del primo atto conteneva il saluto del Capitano Edward Fairfax Vere all’equipaggio del veliero (Officers and men of the Indomitable, I greet you!) e l’atto si chiudeva enfaticamente con le acclamazioni della ciurma al Capitano, dopodiché il successivo era aperto ancora dal Capitano, ma nel chiuso della sua cabina. Orbene, quella scena è stata quasi del tutto soppressa nella versione definitiva, e in particolare è stato fatto sparire proprio l’indirizzo del Capitano, e ciò che rimane (accorpato alla prima scena) sono semplicemente gli apprezzamenti (Starry Vere!) a lui diretti da Billy e dalla ciurma, che poi viene fatta rientrare sottocoperta dal Nostromo, con l’orchestra che sfuma i suoni e mentre il sipario cala per un breve momento, per alzarsi poi su Vere nella sua cabina.

Il risultato è che l’Atto I della versione definitiva comprende soltanto 3 scene invece di 4, accorpando alla prima scena le due dell’Atto II originale. Il nuovo Atto II accorpa le 4 scene degli atti III e IV originali, ma anche qui con qualche modifica, come il taglio - nella prima scena, dopo la mancata battaglia con la fregata francese - della prima parte del colloquio Vere-Claggart e quello delle ultime battute orchestrali della seconda scena, dove gli archi chiudevano – dopo i famosi 34 accordi consecutivi dell’orchestra (Vere che comunica a Billy il verdetto di condanna) - l’atto III originale; battute che poi venivano riprese all’inizio del successivo atto, ma che diventavano adesso superflue, in assenza dell’intervallo.

Domanda: cosa convinse Britten ad espungere la scena con l’aria di Vere dalla versione definitiva dell’opera? Pare che due siano state le ragioni principali: la prima fu il disagio manifestato dall’interprete (Peter Pears, che evidentemente aveva una certa… influenza su Britten) di fronte al carattere eroico (e anche… imperialista, pur nell’austero patriottismo) di quell’aria, che mal si addiceva alle sue caratteristiche vocali; la seconda fu un’acuta quanto perfida osservazione del famoso critico musicale Ernest Newman, che senza mezzi termini accusò quella scena di essere una scopiazzatura (sia pure in chiave nobile e seriosa) di quella parodistica e da avanspettacolo del primo atto dell’operetta HMS (Her Majesty’s Ship) Pinafore (1878) della premiata coppia Gilbert&Sullivan, dove il Capitano Corcoran canta My gallant crew, good morning!, contrappuntato dagli sculettamenti della ciurma (qui da 15’36”).
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Anche la definizione dei ruoli e l’assegnazione delle tessiture delle voci degli interpreti ai personaggi fu quasi certamente influenzata dai particolari rapporti che intercorrevano tra il compositore e Peter Pears: non altrimenti si spiegano un paio di circostanze assai sospette, fra loro probabilmente legate da uno stretto nesso causa-effetto.

La prima è rappresentata dalla centralità assunta nell’opera dal personaggio del Capitano Vere, che nel racconto di Melville ha sì un ruolo importante, ma non quanto quelli di Billy e del cattivone Claggart; e poi là muore in battaglia, mentre qui nell’opera lo ritroviamo, vecchio ma vivo e vegeto, in Prologo ed Epilogo, quindi a dare un’impronta di sé all’intera vicenda, che ci viene di fatto presentata dal suo personale punto di osservazione.

La seconda è rappresentata dalla (solo apparentemente?) strampalata assegnazione della voce acuta di tenore ad un uomo maturo (Vere, appunto, ben sopra i 40) e di quella più grave di baritono al personaggio del titolo, un giovane poco più che ragazzo (avrà sì e no 20 anni) che potrebbe benissimo essere figlio del Capitano.

Ecco quindi la più verosimile catena causa-effetto: Vere è il personaggio che (assai più di Billy) si attaglia alle caratteristiche di Pears, e allora a) deve assumere un ruolo centrale nell’opera, e b) deve essere un tenore! (Tutto il resto consegue…)
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Il soggetto del Billy è immancabilmente di quelli prediletti da Britten: la violenza delle Istituzioni della Società sugli individui più deboli e indifesi, oltre che innocenti. E uno dei tanti risvolti di questa violenza ha – altro Leit-motif squisitamente britteniano, ma pienamente supportato e condiviso dal librettista Forster e in qualche modo rintracciabile anche nella novella di Melville - i connotati della repressione dell’omosessualità: non tanto quella materiale e plebea, fatalmente indotta dalla mancanza di gentil sesso a bordo di una nave da guerra (questa è un’opera di soli uomini!) ma quella di natura psichica, che si manifesta in forma maligna (Claggart-Billy) ma anche benigna (Vere-Billy) portando però ad una drammatica convergenza Claggart-Vere sul comune obiettivo (conscio o inconscio) consistente nell’eliminazione dell’oggetto del loro peccaminoso desiderio.

Trattandosi poi di un soggetto a sfondo bellico (1797, UK vs France) esso si presta anche a qualche frecciatina pacifista. E comportando l’esecuzione sommaria di un poveraccio che oltretutto ha attenuanti in quantità per il suo omicidio (come minimo, preterintenzionale) consente a Britten di farci venire a nausea la pena di morte. Ma non vi manca neppure l’antinomia bene-male, Cristo-Satana (Billy-Claggart) e addirittura un’allegoria Abramo-Isacco (Vere-Billy). Michele Girardi, in occasione di una rappresentazione alla Fenice nel 2000, è arrivato a proporre un parallelo con l’Otello di Verdi, e non solo per la chiara e universalmente riconosciuta parentela Claggart-Jago, ma anche per la prossimità del rapporto Vere-Billy con quello Otello-Desdemona!    

Insomma, un soggetto che si presta a mille (beh… a diverse) chiavi di lettura, tutte legittime, purchè nessuna diventi totalizzante ed esclusiva, chè altrimenti si viene a perdere proprio la complessità e la poliedricità che dell’opera sono i principali pregi.   
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Sul piano strettamente musicale Britten si mantiene fedele alla tonalità, limitandosi ad arricchirla con qualche scala pentatonica e qualche politonalità (vedi il contrasto maggiore-minore fra SIb e SI naturale, che ritorna più volte) mentre approfondisce l’impiego dei Leit-motive con i quali caratterizzare situazioni, concetti e/o personalità.

Il più significativo dei quali (un semplice inciso costituito da una quinta ascendente seguita da una seconda minore, altre volte maggiore, pure ascendente) compare già nel Prologo in bocca al Capitano Vere, che si chiede: cosa ho fatto? ricordando quelle vicende di cui fu protagonista e testimone sul suo vascello Indomitable nell’estate del 1797 in acque francesi:


Motivo che viene catalogato come dell’Ammutinamento, poichè ritorna nel canto dei marinai sottoposti alla disumana disciplina di bordo:


Accompagna poi i riferimenti espliciti ai gravissimi casi di ammutinamento (Spithead e Nore) ricordati nell’opera:


Ma il motivo è anche intonato da Billy sul suo saluto di addio alla nave mercantile (Rights o’ Man) dalla quale è stato prelevato a forza:


Questa sembrerebbe a tutta prima una circostanza gratuita - dato che l’ammutinamento è proprio l’ultima cosa che passa per la testa al ragazzo - ma spiegabilissima sul lato psicologico: è ciò che i presenti (ufficiali di bordo) associano al nome del mercantile, che in bocca a Billy diviene, per loro e ossessivamente, un simbolo di ribellione!

Oltre che in innumerevoli altre circostanze, il tema (o sue manipolazioni alla fiamminga, tipo il moto retrogrado) compare anche ad accompagnare esternazioni di Claggart e di Vere (vedasi Prologo ed Epilogo); ciò si spiega benissimo sul fronte della problematica omosessuale: per i due la sola presenza a bordo del bellissimo giovane rappresenta una minaccia, il rischio di ammutinamento delle loro stesse coscienze contro le oppressive ed oscurantiste regole della società in cui occupano posizioni di rilievo. Non a caso Claggart pianificherà scientificamente la distruzione di Billy, di cui successivamente Vere avallerà (pur potendola impedire) la condanna capitale.  

Quanto ai personaggi principali, essi si caratterizzano - più che con veri e propri temi che li identificano ad ogni apparizione - con motivi o atmosfere sonore che ne richiamano la personalità: Billy è accompagnato da figurazioni brillanti degli strumentini, o da tremoli delle trombe, strepiti delle tavolette di legno e singhiozzi dei legni (la sua balbuzie) o dal malefico tritono (DO#-SOL, al momento dell’uccisione di Claggart); la tonalità che spesso lo contraddistingue è LA maggiore (serenità, innocenza). Claggart si caratterizza per motivi di quarte discendenti seguite da seconde minori-maggiori ascendenti; la tonalità prevalente è FA minore. Vere fin dall’inizio si distingue per l’ambiguità dei suoi comportamenti, evocata dall’instabilità tonale (SIb-SI) mentre è il DO maggiore a rappresentare la sua autorità e la sua ascendenza sulla ciurma (che in quella tonalità ne esalta le virtù).

Spesso e volentieri i motivi si intersecano o vanno ad aggredire territori altrui: ad esempio Vere è a volte inquinato dalle quarte discendenti di Claggart, a testimonianza dell’influenza che il cattivone ha su di lui. Altri motivi ricorrenti evocano atmosfere particolari, come la ferrea e proterva disciplina militare, un motivo marziale che ritorna a sottolineare gli interventi autoritari degli ufficiali; o il motivo cupo e deprimente che segue la ridiscesa della nebbia che rende impossibile l’ingaggio con la nave nemica, motivo che poi pervade l’Interludio che precede la seconda scena dell’Atto II, dove si evoca un’altra e ben più pericolosa nebbia: quella che occupa la mente di Vere!    

A proposito, come nelle altre sue opere, Britten ha corredato il Billy di alcuni Interludi orchestrali, uno dei quali in realtà si costituisce come una vera e propria scena, ma priva di parole e di… immagini. Sono le 34 battute – fra la seconda e la terza scena dell’Atto II - che accompagnano Vere che entra nella cabina dove è rinchiuso Billy, cui il Capitano deve comunicare la sentenza di condanna all’impiccagione comminatagli dalla Corte marziale per avere ammazzato Claggart. Noi – come già volle Melville - non vediamo, né sentiamo alcunchè di quest’ultimo colloquio a quattr’occhi, possiamo solo congetturarci sopra, e i 34 accordi di questa particolarissima frase musicale (tutte triadi, una semibreve per battuta) ci lasciano immaginare del suo contenuto… ciò che meglio preferiamo:     

1
FA M
f
ottoni
18
FA M
pp
legni-oboi-sax-cfagotto
2
LA M
ff
tutti
19
DO M
pp
corni
3
REb M
mf
legni
20
FA M
pp
legni-oboi-sax-cfagotto
4
DO M
p
archi
21
RE M
pp
trombe+tromboni
5
RE m
mf
legni+corni
22
FA M
pp
legni-oboi-sax-cfagotto
6
LAb M
ff
tutti
23
DO M
pp
corni
7
RE M
mf
archi
24
FA# m
p
sax+trombe+tromboni
8
SIb m
p
legni
25
FA M
pp
legni-oboi-sax-cfagotto
9
LA m
pp
trombe+tromboni
26
LAb M
pp
archi
10
SIb M
pp
corni
27
FA M
pp
legni-oboi-sax-cfagotto
11
LAb M
p
legni
28
DO M
pp
corni
12
FA m
pp
corni
29
REb M
ppp
archi
13
DO M
p
archi
30
FA M
pp
legni-oboi-sax-cfagotto
14
FA# m
f
flauti+trombe+tromboni
31
DO M
pp
corni
15
SIb M
mf
legni-flauti
32
FA M
pp
legni-oboi-sax-cfagotto
16
DO m
p
archi
33
RE M
ppp
trombe+tromboni
17
LA M
pp
ottoni
34
DO M
ppp
corni
   
Effettivamente si tratta di una serie piuttosto ardua da decifrare (chissà se Britten si è portato nella tomba l’algoritmo da lui impiegato per generarla… oppure se gli è venuta così, a sentimento, o ancora se ha estratto le successive tonalità, gli strumenti e le dinamiche da un cappello, chissà…) L’unica caratteristica scientificamente rilevabile è che si tratta di accordi nelle sole 13 su 24 tonalità (maggiori + minori) che contengono almeno una nota della triade di FA maggiore, da cui inizia e su cui sfocia l’Interludio. E quali sono le note di quella triade? FA-Claggart / LA-Billy / DO-Vere (!!!) 

L’Epilogo ha un punto culminante su un SIb maggiore pieno, che sembrerebbe implicare per Vere una ritrovata pace e serenità (where she’ll anchor forever…) al riparo da ogni pericolo, rappresentato dal precedente SI minore, ma le ultime battute del Capitano si allontanano ancora da quella tonalità, che permane nel quasi indistinguibile borbottìo dei timpani e sfuma (IV-V-III grado) su… Vere commanded the Indomitable:


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