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17 maggio, 2013

Orchestraverdi – concerto n.35


È sempre Zhang Xian ad occupare il podio con un programma che affianca al Beethoven più classico un Wagner un po’ meno conosciuto.  

È l’Ouverture del Tannhäuser ad aprire la serata; un ideale prolungamento del concerto di un paio di settimane fa, dedicato quasi esclusivamente a preludi e ouverture di opere di Wagner. Dopo un attacco un po’ problematico (forse il pianissimo che Xian ha chiesto a clarinetti, corni e fagotti – rispetto al piano scritto in partitura - non ha garantito un buon amalgama dei suoni) tutto è andato per il meglio e l’orchestra ha confermato di cavarsela più che bene anche su terreni che non le sono proprio consueti. 

I cinque Wesendonk-Lieder furono composti da un Wagner infatuato dell’autrice dei testi, Mathilde, di cui era ospite a Zurigo dopo la precipitosa fuga da Dresda, inseguito da un mandato di cattura e dal rischio di una sentenza capitale (!)

È quindi il periodo in cui, a fronte della vicenda personale, si sviluppano nella testa e nell’anima di Wagner i germi che porteranno rapidamente, anzi tumultuosamente, alla nascita di quel fenomenale organismo che prenderà il nome di Tristan und Isolde.

E fu leggendo i versi del Tristan alla giovane e bella moglie del tycoon della seta (Otto) che questa ebbe l’ispirazione per le cinque poesie che successivamente Wagner musicò per voce femminile e pianoforte. Tranne Träume, trascritto dallo stesso Wagner, l’orchestrazione dei Lieder fu opera di Felix Mottl, ardente wagneriano.

Due dei Lieder (Im Treibhaus e Träume) recano la dicitura originale di Wagner Studie zu Tristan und Isolde, ed in effetti contengono riferimenti inconfondibili a passi del dramma che Wagner stava componendo all’epoca. Ma in realtà in tutti i Lieder spuntano qua e là motivi, o brevi frasi, o incisi, o magari atmosfere che ritroviamo non solo nel Tristan, ma anche in altre opere wagneriane.

Così in Der Engel fa capolino la chiusa dell’esortazione di Brangäne a Isolde, nella prima scena del Tristan e, proprio in chiusura, un inciso (col caratteristico gruppetto) preso dalla seconda scena del Rheingold, precisamente dalla chiusa del canto di Loge (So weit Leben und Weben) che richiama il motivo di Freia.  

In Stehe still!, alla fine della prima strofa troviamo un accordo che viene dal baccanale del Tannhäuser (Naht euch dem Strande!) e poi altre atmosfere tipiche del celebre duetto del Tristan. 

Im Treibhaus è programmaticamente un assaggio dell’apertura del terz’atto di Tristan, presentandone entrambi i motivi principali. Ma, ad esempio, le parole Unsre Heimat ist nicht hier! richiamano da vicino l’Olandese…

Olandese che un po’ fa anche capolino nel breve Schmerzen.

Infine, Träume è in pratica un assaggio del grande duetto del second’atto di Tristan. Però ci ascoltiamo anche il motivo dell’Oro del Reno, ma non come Wagner lo aveva già composto per il Rheingold, bensì nella variante Ruhe, du Gott che Brünnhilde canterà in Götterdämmerung.

Ad interpretare questi canti è stata la bella (e si direbbe anche in dolce attesa) Carina Vinke, già apprezzata qui ai primi di marzo nella Terza mahleriana. Impeccabile l’orchestra, nell’insieme e nelle parti solistiche (Greci, Santaniello, Giacomazzi) che impreziosiscono questa partitura.

Ha chiuso la Settima beethoveniana, opera ammirata da Wagner come e forse più della stessa nona. Xian l’ha affrontata ancora con il suo proverbiale cipiglio (cassando i da-capo per renderla ulteriormente asciutta) e i ragazzi non sono stati da meno, sia nei momenti più intimistici (da manuale i pianissimo dell’Allegretto) che in quelli orgiastici, massimamente nel finale, davvero entusiasmante.

Dopo una settimana di pausa, tornerà Aldo Ceccato con il suo Dvorak (e anche parecchio del suo principale mentore…)

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