Preceduto dalla prima delle conferenze su Mahler e Bruckner, tenuta dal sommo Quirino, il terzo appuntamento della stagione vede ancora Zhang Xian sul podio con un programma abbastanza insolito: una sinfonia di Ciajkovski (la seconda dell'integrale prevista per la stagione) seguita da alcuni mahleriani Lieder dal Wunderhorn.
In realtà fra Ciajkovski e Mahler ci furono parecchi legami, di natura personale e artistica. I due ebbero modo di conoscersi e incontrarsi durante i viaggi del compositore russo in Germania; in particolare, il 3 gennaio 1892 Mahler dirigerà ad Amburgo la prima tedesca dell'Onegin, presente l'autore. Infine La dama di picche sarà l'ultima opera diretta da Mahler, nel 1910 a New York, prima della morte. E anche se non era propriamente entusiasta della musica di Ciajkovski, Mahler – come gli accadeva spesso – se ne portava nel retrocranio reminiscenze e spunti, che poi infilava nelle sue sinfonie. Viceversa il russo – che pure ebbe modo di ammirare il Mahler direttore – non fece in tempo ad ascoltare alcunchè della di lui musica.
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La Terza sinfonia è – per l'appunto – di struttura tipicamente mahleriana: i 5 movimenti (che soltanto e una sola volta Beethoven e poi Schumann prima di Ciajkovski avevano impiegato) diventeranno quasi una regola per Mahler, che compose sei delle sue dieci sinfonie in 5 o 6 tempi (anche la prima era originariamente strutturata così).
La lunghezza dell'intera sinfonia (dai 45 ai 50 minuti) è già mahleriana e il primo movimento (Introduzione e Allegro) ha una struttura che esonda abbondantemente dall'alveo classico della forma-sonata, proprio come accadrà in Mahler. Come nella Seconda (la Piccola Russia) anche qui abbiamo un'Introduzione, che è una Marcia funebre in RE minore; un motivo chiaramente russo, esposto prima dagli archi e poi dai corni, dove compare un inciso che a qualcuno ricorderà un'altra marcia funebre piuttosto nota in Toscana (smile!):
Si tratta di un'introduzione assai lunga, che ha un primo sussulto (Poco più mosso) che parrebbe sfociare nell'Allegro… invece ancora si attarda, finchè le viole accennano il motivo del primo tema, modulando a LA maggiore. Qui inizia la vera e propria rincorsa, ancora interrotta da una specie di finta, e che poi si conclude nella perorazione del tema principale, in RE maggiore, tonalità di impianto della sinfonia:
E subito seguito, forma-sonata prescrivendo, da un breve tema nella dominante LA, esposto inizialmente dal corno, contrappuntato da svolazzi di semicrome di strumentini e violini:
e poi ripreso dalla tromba, adesso in RE maggiore, che riconduce così alla riesposizione del primo tema, che sfocia stavolta in una pesante sesta napoletana, dopo la quale compare, nell'oboe, un terzo tema, di natura dolente, nella relativa SI minore:
Il prossimo appuntamento sarà tutto dedicato ad Antonin Dvorak. Con l'occasione, il Maestro Aldo Ceccato terrà la prima delle conferenze di presentazione dell'opera del grande musicista boemo.
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Tema ripreso subito dal flauto e ampliato dai violini, tornati alla tonalità di base, per chiudere l'esposizione.
Lo sviluppo è assai corposo ed articolato, e vi compaiono sia il tema introduttivo, che i tre dell'esposizione (il primo assai dilatato nelle lunghezze) oltre ad altri incisi e motivi, diciamo così, ausiliari. Nella ripresa ritroviamo i tre temi principali (il terzo stavolta in MI minore) prima di arrivare alla coda, a sua volta molto complessa e fuori dagli schemi classici, con il primo tema a chiudere, dopo una schumann-iana rincorsa.
Il secondo movimento è un Allegro moderato e semplice, 3/4 in SIb, sottotitolato Alla tedesca. Sono flauto e clarinetto ad esporne il tema principale:
Si tratta in effetti uno Scherzo, il cui Trio sembra anticipare certo Mahler (della Seconda sinfonia, Andante moderato):
Dopo la ripresa del tema principale, è il fagotto a chiudere il movimento con una cadenza che ricorda vagamente quella wagneriana dei Meistersinger (Atto II).
Ecco ora l'Andante elegiaco, in RE minore, aperto dai flauti che espongono una struggente melodia dal sapore tipicamente russo:
Personalmente le prime cinque note mi vengono in mente ogniqualvolta ascolto la Nona di Mahler, precisamente il tema esposto quasi all'inizio dai corni (che a sua volta viene dal Klagende Lied, composto pochissimi anni dopo la ciajkovskiana polacca…) Subito rispondono prima il fagotto e poi il corno, quasi a fare da eco:
Dopo un breve inciso in LA maggiore (pare, lento, l'incipit dell'Italiana…) abbiamo la presentazione del tema principale, in SIb, che definire mahleriano è il meno si possa dire:
Il movimento procede con la riapparizione dell'inciso in LA, poi del tema iniziale e quindi, introdotto dalle terzine degli archi che imitano quelle di fagotti e corno, ecco il tema principale tornare, sontuosamente orchestrato, in RE maggiore. Poi ci si avvia alla conclusione, segnata da una cadenza morente in cui fagotti prima e poi i corni ripresentano il loro motivo, in RE minore.
Lo Scherzo è in 2/4, Allegro vivo, in SI minore. Qui è il primo clarinetto, aizzato dai violini, ad essere chiamato a grandi virtuosismi, con continui svolazzi di semicrome, ma presto anche i flauti e l'ottavino avranno la loro parte di celebrità…
Il tema, in cui appare più volte un impertinente inciso degli strumentini, viene ripetuto e qui il trombone solo interviene esponendo un pesante motivo dal sapore tutto russo:
Ora abbiamo il Trio, che ripropone, in SOL minore, una forma variata del motivo del bischero (smile!)
Il tema, in cui appare più volte un impertinente inciso degli strumentini, viene ripetuto e qui il trombone solo interviene esponendo un pesante motivo dal sapore tutto russo:
Ora abbiamo il Trio, che ripropone, in SOL minore, una forma variata del motivo del bischero (smile!)
Esso proviene da una cantata accademica composta da Ciajkovski qualche anno prima per una Mostra del Politecnico, in occasione del secondo centenario della nascita di Pietro il Grande. Motivo che riappare in SI minore, sempre nei flauti e poi negli archi, quindi ancora negli strumentini, esplorando tonalità diverse, anche nel modo maggiore. Nella parte centrale troviamo un singolare siparietto di 17 (così numerati in partitura) arpeggi in RE maggiore degli archi:
Dopo il Trio riascoltiamo per due volte il tema principale, qui contrappuntato da flauti e ottavino e con l'intervento del trombone; quindi è il tema del Trio a riaffacciarsi sorprendentemente per portarci alla conclusione, su una cadenza costruita con spezzoni del tema principale e chiusa da un SI pizzicato degli archi e da un accordo di SI minore dei fiati.
Nell'Allegro con fuoco Ciajkovski indica, fra parentesi: tempo di Polacca ed è il nick-name che la Sinfonia si porta dietro (un'idea, questa, attribuita ad August Manns, che ne diresse la prima in Gran Bretagna). Si entra subito in medias res, con l'esposizione del tema principale, in RE maggiore:
La critica non è stata benevola con questo Finale, subito accusato di aridità, ma personalmente lo ritengo di ottimo livello, soprattutto nello sviluppo fugato, davvero notevole. Dopo che il primo tema è stato esposto due volte abbiamo una transizione fugata, che usa frammenti di quel tema e che ci porta alla presentazione del secondo, nella dominante di LA maggiore, come prescrivono i sacri dettami della forma-sonata. Ecco, forse è questo tema a peccare di eccessiva enfasi:
Dopo che il secondo tema è stato ripetuto, torna il primo, in RE, ma solo nella sua prima sezione, perché poi si fa largo un intermezzo in SI minore, caratterizzato da frequenti terzine puntate di archi e strumentini, finchè le viole non riprendono in mano la situazione, riportandoci al primo tema, questa volta esposto nella sua interezza.
Dopo che il secondo tema è stato ripetuto, torna il primo, in RE, ma solo nella sua prima sezione, perché poi si fa largo un intermezzo in SI minore, caratterizzato da frequenti terzine puntate di archi e strumentini, finchè le viole non riprendono in mano la situazione, riportandoci al primo tema, questa volta esposto nella sua interezza.
E qui ecco il gigantesco sviluppo fugato, introdotto da clarinetto e violini secondi: si tratta di 77 misure in cui il primo tema viene sottoposto ad un rigoroso trattamento contrappuntistico (dove si anticipa il Mahler del finale della Quinta…) che sfocia, dopo 10 misure di pesanti terzine, nella perorazione – dove davvero la retorica impera – del secondo tema, esposto nella tonalità di RE maggiore (sempre per compiacere la forma-sonata!)
La coda è riservata ovviamente al primo tema, anzi al primo frammento di esso, e ci porta – Presto – alla trionfale, bombastica conclusione.
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Zhang Xian, come suo costume, tiene tempi abbastanza stretti (l'Introduzione, fin troppo, per essere una marcia funebre!) ma nel complesso accettabili, in specie nella perorazione finale, dove sarebbe facile cedere alla retorica e cadere nel pacchiano. L'orchestra (perdoneremo un'incertezza dei corni proprio all'inizio) ha risposto alla grande, sia nei passaggi più delicati della sinfonia (movimenti interni) che nei fracassi dei tutti. Un'esecuzione che rende giustizia ad un lavoro fin troppo trascurato, per non dire dimenticato.
Des Knaben Wunderhorn è una raccolta di vecchie poesie e filastrocche popolari tedesche – risalenti prevalentemente alla guerra dei 30 anni - pubblicata nei primi anni dell'800 (1805-1808) da Achim von Arnim e Clemens Brentano. I tre volumi contengono quasi 700 poesie, inclusi 134 Kinderlieder. Mahler ne musicò 9 per voce e pianoforte, e successivamente altri 15, per voce e orchestra, tre dei quali – Urlicht, Es sungen drei Engel e Das himmlische Leben - sono poi divenuti altrettanti movimenti di sinfonia (seconda, terza e quarta). Senza le parole, anche un quarto Lied (Des Antonius von Padua Fischpredigt) è divenuto la base per un movimento della seconda sinfonia. Ma frammenti e reminiscenze di Lied pervadono letteralmente tutta la produzione sinfonica di Mahler.
In programma laVerdi ha messo i seguenti 6 Lieder, cantati dal baritono Mathias Hausmann:
Der Schildwache Nachtlied: questo è uno dei Lied che in realtà si prestano bene ad essere interpretati da due cantanti, il baritono e un soprano, ciascuno dei quali canta alternativamente tre delle sei strofe di questo testo fatto di botte e risposte fra una sentinella e la sua amata. L'esecuzione da parte del solo baritono rende il Lied piuttosto monotono (almeno per chi segue attentamente il testo…)
Rheinlegendchen: è una delicata melodia campestre, che si culla fra il LA maggiore di base, la dominante e la sottodominante, su un testo che racconta un'improbabile storia di un anellino, buttato nel fiume da un mietitore, e che arriva sulla tavola del re, dentro al pesce che lo ha ingoiato. Così una bella ragazza di corte lo riporta al contadinello.
Des Antonius von Padua Fischpredigt: Sant'Antonio predica ai pesci, che seguono il sermone con il massimo interesse; finita la predica, ognuno se ne torna alle proprie poco edificanti occupazioni. Insomma, quello che accade al 98% dei frequentatori delle nostre chiese. La musica di questo Lied è stata impiegata da Mahler, con notevoli ampliamenti, come Scherzo della Seconda Sinfonia.
Der Tambourg'sell: il povero tamburino disertore è portato al patibolo, e saluta tutti con uno sberleffo, me ne vado in ferie, lontano da voi.
Revelge: altro tamburino, morto, che risorge per guidare i compagni, morti pure loro, alla vittoria… per poi tornare a fare il morto, sotto le finestre dell'amata. Pare che Mahler abbia confessato di aver avuto l'ispirazione per la musica di questo Lied - un breve inciso del quale compare nel Finale della Quinta sinfonia - durante una lunga seduta sul… WC! Ma qui Fantozzi non avrebbe proprio nulla da eccepire (smile!)
Lob des hohen Verstandes: il cuculo vince una tenzone canora con l'usignolo, arbitro un asino. Anche questo Lied ha lasciato traccia nel Finale della Quinta Sinfonia (come frecciatina a certa critica musicale dotata di lunghe orecchie…)
Mathias Hausmann per la verità non mi ha impressionato: voce anonima e poco penetrante, un paio di note calanti, ma soprattutto atteggiamento fin troppo compassato e freddo, con scarsa espressività. Mi è parso più a suo agio in Revelge, che ha una tessitura più alta (rispetto agli altri Lied), quasi da tenore. Benissimo invece l'orchestra - qui arricchitasi di arpa e percussioni, oltre che del clarinetto piccolo - che ha reso al meglio tutte le sfumature (e gli sberleffi) di cui sono ricche queste partiture.
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