Oleg Caetani(-Markevitch) è tornato sul podio de laVerdi con un programma tutto russo.
Che inizia con un brano di Shostakovich scritto per soli fiati: Due pezzi di Scarlatti (Domenico): Pastorale e Capriccio. Si tratta, nell'originale, di due Sonate per clavicembalo del compositore partenopeo, catalogate da Alessandro Longo sotto i codici L413 e L375.
Qui Shostakovich mostra di essere davvero un mago nel saper cavar fuori dalle sonatine scarlattiane due veri gioielli: delicatissima la siciliana della Pastorale in Re minore, dove i legni disegnano languide volute alternate a trilli gentili. Nel Capriccio in MI maggiore Shostakovich tira fuori invece tutto lo humor di cui è capace e ce ne presenta una esilarante parodia: fantastici i glissando del trombone e gli sberleffi del clarinetto!
Ancora di Shostakovich la Suite dall'Opera Il Naso. Si tratta di sette brani, di cui qui vengono eseguiti solo i quattro strumentali (altri 3 coinvolgono una voce di baritono): a differenza che nell'opera, dove l'orchestra tradizionale è ridotta ai minimi termini e vi abbondano le percussioni, oltre ai fiati, qui Caetani impegna anche l'intero organico degli archi. Peraltro disoccupati nel primo intermezzo (quello del primo atto, prima del risveglio di Kovalev) dove sono le percussioni a farla da padrone. Orchestra al completo per l'introduzione, l'intermezzo del secondo atto (ritorno a casa di Kovalev) e il frenetico il galop (uscita di casa di Kovalev) che conclude la breve selezione. Eccellente prestazione di tutti, ma dei percussionisti in particolare e in particolare ancora di Chieko Umezu, strepitosa allo xilofono.
Shostakovich mette lo zampino, come orchestratore, anche nel terzo brano, i Canti e Danze della Morte di Musorgski: come capitò per tante altre opere del grande Modest, anche questi Canti – i cui testi sono di Kutuzov e si possono trovare qui, anche con traduzioni (non quella italiana, lodevolmente presente però sul programma di sala e soprattutto proiettata sugli schermi sopra l'orchestra) - furono orchestrati da vari musicisti, come l'onnipresente Rimsky, ma anche Glazunov, e in anni recentissimi Lazkano e Aho. Verrebbe da associarli a tante poesie tragico-patetiche del Knaben Wunderhorn, e in effetti raccontano di malattie, fatalità, miserie e guerre.
Ninna-nanna: una madre veglia il bimbo ammalato per tutta una notte e poi, al mattino, arriva lei e canta al piccolo l'ultima ninna-nanna.
Serenata: una giovine Violetta (per la ASL) langue in una notte profonda; ma il suo fascino ha sedotto un misterioso cavaliere, che le canta l'ultima serenata.
Trepak: un ubriaco si perde danzando in un bosco, in mezzo ad una tormenta; qualcuno lo incoraggia ad addormentarsi sotto la neve. Poi la primavera arriverà, e con lei le falci che mietono.
Feldmaresciallo: gran parata militare, alla presenza del condottiero che loda i suoi per il valore dimostrato. Ma quel condottiero è lei, e loro son tutti i morti in battaglia.
La voce che canta queste simpatiche strofe è – per così dire – ad libitum, anche se una voce maschile parrebbe da preferirsi (data l'efferatezza dello scenario!) Qui invece è la bella e calda voce del mezzosoprano Susanna Anselmi a porgerci queste liriche cariche di nero pessimismo e che paiono proprio fatte per ispirare la sconvolgente musica di Musorgski.
Si chiude con la Piccola Russia, seconda sinfonia di Ciajkovski.
Ad aprirla è il primo corno del grande Ceccarelli che intona – in DO minore – il famoso canto ukraino Giù lungo la Madre Volga:
Attorno a capodanno del 1880 – a Roma - Ciajkovski rivoluzionò il primo movimento (introduzione e coda escluse) dell'originale del 1872, introducendovi un nuovo primo tema e impiegando il vecchio primo tema per costruirci il secondo. Riorchestrò e rimaneggiò anche il secondo e terzo movimento, accorciando anche il finale di ben 146 battute. Da sempre si esegue la versione modificata, ma dalla metà del secolo scorso esiste una ricostruzione della partitura originale (incisa anni fa da Geoffrey Simon con la London Symphony) e i critici sono abbastanza concordi nel reputare quella versione superiore alla definitiva! Qui Caetani si tiene prudentemente alla tradizione.
Convincente, nel tempo e nell'agogica, anche l'Andantino marziale, dove Ciajkovski cita, come terza idea, in SOL minore, un'altra canzone popolare ukraina, Continua a filare, o mia filatrice, da lui in precedenza trascritta per pianoforte, nella stessa tonalità:
Interessante anche il secondo tema, qualcosa che sembra anticipare certo Mahler…
Lo Scherzo è affidato quasi esclusivamente ad archi e strumentini (con rare comparse di corni e trombe a far da sottofondo): una cosa leggera e saltabeccante, che vagamente richiama certe pagine mendelssohn-iane del Sogno.
Il motivo conduttore del Finale è ancora un canto ukraino, La Gru:
Il tema torna più volte, presentato con in diverse vesti e contrastato mirabilmente da un secondo tema lirico e svolazzante:
La conclusione è enfatica e fracassona quanto basta, con abbondante impiego di piatti e grancassa, oltre ai timpani della bravissima Mologni, e anticipa in qualche modo quella della quarta sinfonia. Successone per tutti, in un Auditorium peraltro non affollatissimo.
Speriamo lo sia per il penultimo concerto della stagione, dove rivedremo Xian Zhang alle prese con un autentico monumento dell'800 musicale: il Requiem brahmsiano.
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