intime gioje

chiuder la prigione e buttar la chiave

27 febbraio, 2009

La ricetta di Baricco non funziona neanche in California

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“...Il mercato sarebbe oggi abbastanza maturo e dinamico da fare tranquillamente da solo... abituiamoci a dare i nostri soldi a qualcuno che li userà per produrre cultura e profitti. Basta con l'ipocrisia delle associazioni o delle fondazioni, che non possono produrre utili.”

Così pontificava Alessandro Baricco dalle colonne di Repubblica giorni addietro.

Domanda: qual’è il Paese più liberista del pianeta? Risposta: gli USA.
Domanda: e negli USA, qual’è lo Stato più liberista? Risposta: la California.
Domanda: e in California, qual’è la città più liberista? Risposta: LosAngeles.

Bene, nel posto più liberista del mondo la più importante istituzione di teatro musicale (LA-Opera) è una organizzazione non-profit. Il bilancio di una stagione normale del teatro va dai 40 ai 60 milioni e le elargizioni private costituiscono circa il 57% dei ricavi (43% è l’introito dalla biglietteria). Domanda a Baricco: come mai non è una società per azioni, che operi liberamente sul mercato per produrre cultura facendo profitti?

Qualche tempo fa hanno deciso - topone Domingo in testa - di mettere in piedi un Ring. Ci stanno lavorando da due anni, hanno appena cominciato con Rheingold, poi faranno Walküre in Aprile (7 rappresentazioni a testa) e più avanti le altre due giornate (5 rappresentazioni a testa). Nel 2010 verranno proposti 3 cicli completi.

Il costo preventivato dell’operazione è di 32 milioni di dollari (11 di materiali e 21 di artisti + manodopera) come rilevabile dalla stampa locale.

Se ci fosse sempre il tutto esaurito, quindi come massimo assoluto e insperabile, l’incasso sarebbe di 20 milioni (ho personalmente fatto un conto abbastanza meticoloso, basandomi sui prezzi di biglietti e abbonamenti e sul numero di posti - dei vari tipi - del teatro, tutti dati disponibili sul sito della LA-Opera).

Profitti? Scherziamo davvero?

Sappiamo invece chi paga il deficit: i mecenati, che lì sono solo privati - invece che pubblici - e si chiamano Eli Broad e consorte (che ci hanno messo da tempo 6 milioni) ed altri che hanno già versato altrettanto. E ancora lavorano alacremente al fund-raising, per almeno coprirsi dai rischi di costi che possono crescere e incassi che non raggiungano il massimo teorico.

Come ben si vede, non ci fosse chi - privato o pubblico, sotto ogni latitudine - ha personalmente a cuore le sorti del teatro d’opera e decide, contro ogni legge di mercato, di farlo almeno sopravvivere (se non prosperare) ...andrebbe tutto a meretrici. Che questa sia forse la segreta speranza dei vari Baricco?
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