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04 dicembre, 2008

Giuseppe Verdi - DON CARLO

Opera in quattro atti. Libretto di François-Joseph Méry e Camille Du Locle. Traduzione italiana di Achille de Lauzières e Angelo Zanardini

Nuova produzione Teatro alla Scala

Dicembre 2008: 07 (18:00), 10 (19:30), 12 (19:30), 14 (15:00), 16 (19:30), 19 (19:30), 21 (19:30)

Gennaio 2009:
04 (15:00 - riservato), 08 (19:30), 11 (19:30), 15 (19:30)

Durata spettacolo: 4 ore e 10 minuti

La Scala ritorna ancora una volta all'edizione italiana in 4 atti, mentre manca ancora una prima esecuzione della versione originale francese in 5 atti, modello grand-opéra, -incisa da Claudio Abbado con i complessi della Scala e Placido Domingo nel ruolo del titolo.
Anche l'edizione inaugurale del bicentenario scaligero, nel 1977, fu diretta da Abbado nella versione italiana in 5 atti "di Modena" del 1887, curata dallo stesso Verdi e integrata con alcuni dei brani tagliati già alla prima parigina, poi ritrovati negli archivi dell'Opéra di Parigi nel corso del Novecento. Anche là ci fu una questione di orari e si sostiene addirittura che il quarto d'ora di musica tagliato già alla prima assoluta fosse dovuto alla partenza dei trenini suburbani che dovevano riportare a casa il pubblico parigino. Verdi poi, in una lettera, lamentò che il taglio del primo atto, fatto per la Scala ma anche per Vienna, fosse stato imposto per non accorciare il tempo della cena ai pacifici viennesi, che andavano a teatro a pancia piena.
La mia opinione è che l'atto iniziale di Fontainebleau sia fondamentale nella struttura drammaturgica dell'opera, anche se molti ritengono che la riduzione a 4 atti l'abbia migliorata.
Mancano poi passaggi essenziali per la comprensione della vicenda, come il duetto Eboli-Elisabetta e lo scambio dei mantelli, per cui non si capisce cosa ci faccia Don Carlo nei giardini della Regina con in mano un biglietto (apocrifo) di Elisabetta e poi si trovi davanti invece la Eboli; è tagliato anche il compianto di Filippo per la morte di Posa, per cui non si sente il tema, che Verdi userà poi nel Lacrymosa della Messa da Requiem.
Nel complesso ritengo che al décalage intervenuto tra il dramma di Schiller e il libretto francese se ne aggiunga un altro nella traduzione italiana. Permane comunque l'inverosimiglianza storica della vicenda, che però nulla toglie all'efficacia del dramma e alla potente magnificenza della musica di Verdi, giunto ormai alla perfezione dello "stile vocale-strumentale" della sua seconda fase, come definita dal fondamentale saggio di Massimo Mila.
Condivido invece il taglio del balletto "La Pellegrina", dedicato a un'enorme perla che all'epoca di Filippo II apparteneva al tesoro della corona di Spagna. Non è un gran che e Abbado lo ha inciso a parte insieme ai brani omessi nella prima parigina e non ripresi da Verdi nella edizione di Modena in italiano: credo che i 5 atti con il balletto supererebbero in lunghezza la Goetterdaemmerung e mi pare giusto lasciare tale primato a Wagner.
A titolo di curiosità aggiungo che la Pellegrina fu portata a Parigi durante l'occupazione napoleonica e poi rivenduta più volte dopo la fine del secondo Impero. Ad un'asta la perla fu acquistata da Richard Burton, come dono a Elizabeth Taylor, che forse ne è ancora la proprietaria.

2 commenti:

gabacca ha detto...

Apprendo dall'articolo di Isotta sul Corriere di oggi che Daniele Gatti ha avuto la felice idea di ripristinare nel Don Carlo versione in 4 atti il cantabile di Filippo II alla fine del III atto, con il tema che sarà poi utilizzato da Verdi nel Lacrymosa della Messa da Requiem, come fece già Abbado nel 1977. Naturalmente Isotta non è d'accordo, ma sono fatti suoi. Le scemenze e le falsità che scrive non si contano. Un altro tassello della drammaturgia originale del Don Carlos è stato rimesso al suo posto: in questo caso si tratta di un'ulteriore manifestazione della tormentata personalità del Re, combattuto tra il feroce dispotismo e il cruccio per la solitudine che il dispotismo medesimo creava attorno a lui.
Bravo Gatti dunque e in bocca al lupo per domani sera!

daland ha detto...

Notizia dell’ultim’ora (io la sento dal TGR): fuori Filianoti, dentro Neill, “dopo le ultime prove” (?)

A proposito: sul sito scaligero non c’è alcuna indicazione (per gli interpreti in staffetta) di chi canta quando. Lo si scoprirà la sera della rappresentazione? Si può scommettere presso qualche bookmaker?

Sul Lacrymosa, evidentemente Isotta sta con la critica di fine ‘800, che qualche ragione magari ce l’aveva: i tempi di Rossini, in cui uno stesso brano veniva usato a destra e manca come un passe-partout erano finiti. Io non mi pronuncio, ma se una cosa l’ha fatta tale Abbado...