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10 maggio, 2013

Orchestraverdi – concerto n.34


Ancora Zhang Xian in Auditorium con Hindemith e Beethoven.

Paul Hindemith è stato uno dei musicisti più importanti del ‘900, quanto a scienza, dottrina, ricerca e innovazione, ma allo stesso tempo uno dei più controversi e bistrattati, e di certo la scarsa presenza della sua musica nelle sale da concerto non gli rende giustizia. Per la ricorrenza dei 50 anni dalla morte laVerdi ha messo in cartellone due opere in questo concerto e una nel penultimo della stagione.  

Il richiamo alle antiche tradizioni – musicali e non – fu una caratteristica della produzione di Hindemith (Mathis der Maler ne è l'archetipo) che cercò la sua strada all’innovazione rifiutando le rivoluzioni (espressioniste, seriali o neoclassiche) che imperversavano nella prima metà del secolo per rivalutare il contrappunto dei grandi maestri, Bach in testa, e impiegando in modo originale e personalissimo le risorse del sistema tonale e della scala cromatica.
     
Il 51enne Christophe Desjardins interpreta il primo brano in programma (diverso da quello annunciato a suo tempo, che era la Konzertmusik per viola del 1930): Der Schwanendreher, una specie di concerto per viola e orchestra (con gli archi ridotti a soli 4 violoncelli e 3 contrabbassi, per meglio far risaltare lo strumento solista) composto da Hindemith - lui stesso un apprezzato violista - nel 1935 ed eseguito in prima il 14 novembre (era un giovedì) di quell’anno ad Amsterdam, con il compositore alla viola e il grande Willem Mengelberg sul podio.

Il titolo letteralmente significa giratore di cigni, che sarebbe l’addetto alla… rosticceria, quello che fa girare lo spiedo. In questo contesto significa però un suonatore di organetto, di cui gira la manovella che è a forma di collo di cigno.  

A riprova dell’attenzione e dell’amore di Hindemith per la tradizione e per l’arte popolare, i tre movimenti del concerto richiamano esplicitamente quattro antichi Lied tedeschi (presi da una raccolta di Franz Magnus Bohme del 1877, una specie di nuovo Wunderhorn, ma con testi corredati da precisi riferimenti musicali) e nella prefazione alla partitura Hindemith espone una specie di programma (autobiografico?) dell’opera: un menestrello che canta e suona, per un’allegra compagnia, stornelli e canzoni raccolti in lontani paesi e da lui liberamente arricchiti con propri abbellimenti.
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Il primo movimento ha la struttura di un Rondò preceduto da un’introduzione a mo’ di cadenza della viola, dove il tema principale A è quello del Lied Guter Rath für Liebesleute (Buon consiglio per gente innamorata) che tratta della separazione fra due amanti, ed è esposto inizialmente da corni e tromboni, in tre diversi spezzoni, intercalati dalla viola:


Il tema A ritorna due volte, la prima negli strumentini seguiti dagli ottoni, la seconda in chiusura del movimento, ancora negi legni. Il tema B, assai vivace, è di Hindemith, affidato alla viola, che sul tema A invece si limita a contrappuntare l’orchestra, assumendo il ruolo del menestrello che abbellisce il motivo originale del Lied. L’accordo conclusivo è un tonalissimo DO maggiore.

Il secondo movimento, lento, che ha la struttura A-B-A preceduta da un’introduzione, ha come base dei temi due Lied intitolati rispettivamente Nun laube, Lindlein laube (Ora cresci, piccolo tiglio, cresci) e Kuckuk (il cuculo). ). Dopo la lunga e struggente introduzione della viola, il primo tema - un corale - ha come soggetto il lamento di chi ha perso l’amato/a:


Il secondo tema (fugato) sempre introdotto dalla viola, racconta le avventure di un cuculo che si infradicia completamente standosene sotto la pioggia, appollaiato su una staccionata:


Il tema è presentato in successione dagli strumentini, sempre contrappuntato dalla viola. Dopo un nuovo intermezzo del solista, torna il primo tema, timidamente, a chiudere il movimento, su un calmo LA.

Il movimento finale è un tema con variazioni sul Lied Der Schwanendreher, che dà anche il titolo al concerto:


In questo caso anche la viola partecipa all’esposizione del tema, oltre che interpretare o contrappuntare le successive 12 variazioni, che impiegano svariati mezzi espressivi, intervenendo sul ritmo e sul metro, o introducendo scale, trilli ed arpeggi.

Particolare importanza ha l’iniziale scaletta discendente, che viene impiegata in modo estensivo e chiude perentoriamente il concerto, scendendo dal SOL al DO.
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Xian dispone i sette archi bassi di fronte al suo podio (violoncelli al centro e contrabbassi a sinistra) e l’arpa alla sua destra. Eccellente l’esecuzione di Desjardins, ben sostenuto dall’Orchestra dalla quale Xian estrae tutti i dettagli di questa interessante partitura. Caloroso successo e bis (sempre Hindemith?)
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Segue poi la Sinfonia Mathis der Maler, che ebbe una gestazione abbastanza insolita: mentre componeva l’opera di pari titolo (che avrà un parto assai difficile nel 1938, all’estero, a causa dei problemi che il compositore ebbe in Germania con il nazismo, con il quale cercò invano di convivere, decidendo infine per l’esilio) ad Hindemith fu richiesta da Wilhelm Furtwängler una composizione strumentale e il nostro ne approfittò per impiegare temi dell’opera (ancora in costruzione) in questa specie di sinfonia in tre movimenti, che ebbe la sua prima a Berlino con la Filarmonica diretta dal… committente, lunedì 12 marzo 1934.  

La predilezione di Hindemith per il pittore cinquecentesco Mathis Nithart (o Gothart) conosciuto come Grünewald, protagonista dell’opera, nacque forse, chissà, dalla propensione che il musicista medesimo aveva per il disegno, testimoniata da una produzione assai ricca (qui allego in proposito un interessante scritto di Marco Vallora, apparso sul numero di gennaio del 1988 della rivista Musica&Dossier) ma sicuramente dall’affinità elettiva che Hindemith trovava con quel pittore tardo-medievale, che aveva fatto della rivendicazione della missione dell’artista in una società sconvolta da fenomeni epocali la sua ragione di vita.

Le tre parti della sinfonia si richiamano a pannelli dell’Altare di Isenheim (a Colmar, Alsazia) dipinti da Mathis fra il 1512 e il 1516. Nell’opera, che è costituita da 7 quadri (ecco qui un’edizione assai… adulterata) i brani si configurano rispettivamente come ouverture e come intermezzi (la terza parte fu composta dapprima per la Sinfonia e poi trasportata, non completamente, nell’Opera).
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La prima parte, in tempo mosso e in una spuria forma-sonata, si intitola Engelkonzert (Concerto di Angeli) e si richiama al dipinto centrale dell’altare – che appare all’apertura dei pannelli esterni - dove sono raffigurati tre angeli che cantano e suonano per la Vergine:



La partitura riporta il riferimento ad un Lied popolare (che già aveva musicato Mahler nella Terza Sinfonia) dal titolo Es sungen drei Engel (Tre Angeli cantarono) esposto dai tromboni:

Nell’opera (sesto quadro) ci farà riferimento Regina (il principale personaggio femminile). Qui fa da introduzione – ripetuto altre due volte in tempo solenne dai corni e poi da tutti i fiati - all’esposizione dei temi di questo primo movimento.

Il primo dei temi, assai spigliato, il cui incipit 10 anni più tardi si ritroverà nel secondo movimento della Quinta di Prokofiev, è esposto inizialmente dai flauti:

Poi è ripreso dall’orchestra, quasi a singhiozzi, a strappi, fino all’entrata di un secondo tema, più cantabile, nei violini:

Motivo poi ripreso dai fiati e sviluppato ancora dagli archi, fino ad una pausa che introduce un nuovo motivo impertinente, nel flauto imitato dai violini:


Sotto di esso ricompare il primo tema a chiudere, con tranquilli accordi, l’esposizione.

Inizia ora lo sviluppo, con due temi principali che si ripresentano e si intersecano, in un crescendo che porta, nei tromboni, alla ripresa solenne del tema del Lied dell’introduzione, ancora ripetuto dai corni e poi dall’orchestra con grandissima enfasi.

Il primo tema dà il via alla ricapitolazione, seguito dal terzo motivo, sempre nel flauto e violini; poi ancora il primo tema e quindi il secondo, ora esposto in modo assai ampio ed enfatico dagli strumentini. Tocca al primo tema l’ultima parola, prima della chiusa sugli accordi perfetti di SOL maggiore.

La seconda parte, piuttosto breve (45 battute) e in tempo lento, si intitola Grablegung (Sepoltura) e si richiama al pannello della base dell’altare, dove è raffigurata la deposizione di Cristo:


La musica ha ovviamente un carattere mesto e solenne, fino dall’introduzione:
Nell’opera compare come interludio all’interno del settimo ed ultimo quadro. È una lenta cantilena, esposta dai legni, inframmezzata da strappi, che sembrano evocare gli sforzi di chi sta calando il corpo di Cristo dalla croce. Alla fine un sereno accordo di DO# maggiore saluta la composizione della salma nel sepolcro.   

La terza parte si intitola Versuchung des Heiligen Antonius (Le Tentazioni di Sant’Antonio) e si richiama al pannello destro interno, dove è rappresentato il Santo alle prese con mostri di ogni genere:



La partitura riporta come sottotitolo una scritta latina presente sull’altare di Isenheim: Dov’eri buon Gesù / dov’eri, perché non venisti / a sanare le mie ferite?:


Come detto, parte della musica di questo finale (composto inizialmente per la Sinfonia) fu successivamente impiegata da Hindemith nel sesto quadro dell’opera, a sottolineare la visione notturna di Mathis, che sogna Sant’Antonio, San Paolo ed altri personaggi, che avevano ispirato i suoi dipinti ad Isenheim.  

L’inizio è occupato da un’introduzione lenta, proprio di carattere teatrale, con tanto di schianti improvvisi che preparano l’atmosfera delle visioni di Mathis.

Ecco quindi il Molto vivace, col caratteristico ritmo incalzante dell’accompagnamento dei fiati al tema esposto dagli archi:


Poi le parti si invertono e sono gli ottoni a riesporre il tema, assai enfaticamente, fino ad una fermata improvvisa, su un accordo di tutta l’orchestra. Segue un inciso del flauto interrotto da altri due pesanti accordi, poi riprende la corsa, su un tempo ternario scandito dal metro trocaico dell’accompagnamento, mentre oboe e poi clarinetto espongono un tema ondeggiante; corsa interrotta ancora da due schianti, poi ripresa prima che si arrivi ad un diminuendo e ad una sezione lenta. Essa è caratterizzata inizialmente da un insistito DO sovracuto in tremolo dei primi violini, che poi espongono un motivo elegiaco, che si anima progressivamente, quindi si rilassa e infine muore nel DO# grave dei violoncelli.

Adesso subentra un’altra sezione Vivace, dal metro giambico, che sfocia in due poderose perorazioni di tutta l’orchestra, dopodiché sono le viole ad esporre un nuovo tema contrappuntato da striduli incisi dei legni. Lo riprendono i violini, e poco a poco sono gli ottoni a farsi largo con una progressione che si muove sulle quartine di semicrome degli archi e su lunghissimi tremoli dei legni. Il crescendo si spegne per lasciar spazio ad un fugato degli archi su cui entrano prima i clarinetti, poi i corni esponendo un nuovo tema solenne.

Che percorre anche la Coda, sempre in fugato, contrassegnata in partitura dal sottotitolo Lauda Sion Salvatorem, che riprende la sequenza latina (che nell’opera è cantata da Sant’Antonio nell’apparizione a Mathis):


Il fugato si spegne infine sull’Alleluia, che nell’opera è cantato da San Paolo e Sant’Antonio al termine della loro apparizione a Mathis, santi che troviamo rappresentati nel pannello sinistro interno di Isenheim:


Così invece in partitura:


Subito dopo, l’enfatica e magniloquente conclusione della Sinfonia, in un luminoso REb maggiore.
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Davvero impeccabili anche qui Xian e i ragazzi, accolti da convinti e meritati applausi. Speriamo che il successo di questo concerto riapra le porte… di teatri e auditorium a questo compositore che non merita l’oblio in cui sembra caduto.
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Chiusura in bellezza con Beethoven e la sua Quinta. Che Xian affronta alla garibaldina, diciamo alla Toscanini, con tempi serratissimi (che le consentono, a parità di durata complessiva, di proporci i ritornelli sia del primo che dell’ultimo movimento, smile!)

Se proprio devo trovare un pelo nell’uovo, anzi due, citerei l’eccessivo fracasso dei fiati nel secondo movimento, che ha un pochino sommerso i poveri archi. E la scelta di lasciare i contrabbassi all’estrema sinistra, come per Hindemith, lontanissimi dai violoncelli. Ma sono in fondo dettagli di scarsa importanza: ciò che conta è la fantastica compattezza mostrata dai ragazzi, davvero un pacchetto agguerritissimo. Trionfo assicurato.
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Sempre la cinesina protagonista la prossima settimana con Wagner, in qualità di autore e di estimatore di… Beethoven.

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