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22 gennaio, 2010

Stagione dell’OrchestraVerdi - 15

Pur dovendo rinunciare alla Iolanta di Ciajkovski, originariamente programmata dal disertore Fedoseyev (il che ha forse tenuto molti spettatori lontano dall'Auditorium) il programma resta in Russia, con tre mostri sacri della musica di lassù.

Gavriel Heine, americano di nascita e russo di adozione, comincia con il terzo (o quarto, a seconda delle numerazioni) brano della Suite Lo Zar Saltan di Rimsky: è l'introduzione all'ultimo quadro dell'opera, che descrive le tre meraviglie (lo scoiattolo che sgranocchia noci dorate, i 33 guerrieri che sorgono dal mare, e la principessina-cigno) dell'isola del Principe Guidone. È un vero gioiellino, uno dei tanti che Rimsky ha sparso sui suoi pentagrammi.

Val la pena di analizzarlo da vicino, perché pur durando meno di 10 minuti, ma ha una struttura assai articolata: si parte da un Allegro (8 misure in 2/4): è una fanfara, che tornerà a separare le meraviglie, dalla tonalità cangiante (qui centrata sul SOL). Quindi segue un Moderato (24 misure in 2/2): è inizialmente in MIb maggiore; ci introduce la prima meraviglia: lo scoiattolino, ben caratterizzato dalle note puntate del flauto; dopo un poderoso colpo di grancassa, sfocia sulla sottodominante LAb e chiude con una sospensione sulla settima, SOL. Su cui riprende il successivo Andantino (16 misure in 2/4): mi minore; è sempre lo scoiattolino alle prese con le noci, ed infatti qui – nell'ottavino - si riconosce vagamente un po' di ciajkovskiano Schaccianoci (la Marcia n°2). Ora segue un Allegro (24 misure in 2/4) dove riprende la fanfara, stavolta centrata sulla nota SI; si prosegue con accordi degli ottoni sulla triade di SOL maggiore, che ci introducono la seconda meraviglia, i 33 guerrieri. Dopo la seconda esposizione della fanfara, si passa ad accordi sulla dominante di MI maggiore, col SI che introduce il successivo Andantino (16 misure in 2/4): inizialmente in DO minore, negli strumentini vi compare quasi una citazione della Shéherazade, dello stesso Rimsky. Poi si passa a SOL minore e quindi ad uno sforzato crescendo orchestrale in SOL maggiore; fugace ritorno a DO minore, poi SOL minore e preparazione del passaggio al SIb maggiore del successivo Allegro (10 misure in 2/4): ancora la fanfara, centrata sul SIb, che prepara l'entrata dei 33 guerrieri, ma sembra quasi di essere in presenza dei Meistersinger! Ecco adesso un Allegro animato assai (38 misure in 4/4): siamo in MIb, e sono i guerrieri in azione: torna sempre la fanfara, centrata sul SIb, che adesso sfocia nel LAb di tutti gli ottoni e poi, modulando la sopratonica (SIb) in dominante, torna al Mib per un Allegro (8 misure in 2/4) sempre con la fanfara, centrata qui sul SOL. Ora stiamo raggiungendo l'apice del brano: un Andante (36 misure in 3/4) in tonalità DO maggiore, introdotto da terzine dei flauti, in cui nasce una melodia nei violini e poi nei legni, che è proprio un "love theme" (è la principessina-cigno) che ci porterà fino alla conclusione del brano; qui il DO lascia spazio ad una fugace digressione a LA maggiore, quindi ad un'altra in MI maggiore, da dove si modula verso il definitivo LAb, con cui si apre la grandiosa perorazione del tema, dapprima su un Lento (8 misure in 3/4), poi sul colossale Moderato (12 misure in 4/4); quindi su un Allegro (25 misure in 2/4) e infine con un Presto (21 misure in 2/4) che porta alla trionfale chiusura.

Davvero trascinante l'esecuzione di Heine (che qui ha diretto a mani nude).

Dopo un po' di trambusto, per far avanzare il pianoforte sul proscenio, abbiamo il Terzo Concerto per Pianoforte di Prokofiev, interpretato dal giovanissimo Daniil Trifonov. Che lo suonò nel 2008 al concorso – da lui vinto – a San Marino (1°mov, 2°mov, 3°mov). Una vera forza della natura, questo diciannovenne russo! Che sembra proprio trovarsi a suo agio di fronte alle straordinarie difficoltà di questa partitura, dove il pianoforte alterna momenti di liquidità (come le innumerevoli biscrome del secondo movimento) ad altri di forsennato percussionismo. Oggi abbiamo cento anni in più di civiltà (!?) musicale alle spalle e opere come questa le possiamo – magari faticosamente – apprezzare. Ma si comprende lo scandalo che fecero quando videro la luce, poco meno di un secolo fa… Trionfali applausi per il ragazzino-compositore, che ci dedica un paio di bis virtuosistici.

Dopo l'intervallo, la suite da Petruška di Stravinski. Che è alla seconda comparsa nella stagione, dopo il concerto inaugurale in Scala (allora diretto dalla Zhang). È la versione 1947, che Stravinski preparò per un organico un pochino ridotto (ma sempre di grande orchestra si parla…) rispetto all'originale del 1911. Tutti i professori sono qui chiamati a dare il meglio, per far emergere le bellissime e – per i tempi – assolutamente innovative sonorità stravinskiane. E l'Orchestra non manca all'appuntamento, sfoderando una maiuscola prestazione in tutte le sezioni, ma in particolare in strumentini e percussioni.

Gran successo e appuntamento per il prossimo concerto che sarà quasi esclusivamente dedicato a Sibelius, con un intermezzo (ancora) russo.

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