affinità bombarole

rinsaldato il patto atlantico

21 novembre, 2020

Belisario da Bergamo

La seconda giornata del trittico donizettiano di questo Festival 2020 ci ha proposto in streaming (non diretta... ma fa poca differenza) Belisario, opera immeritatamente dimenticata da più di un secolo e ancor oggi proposta col contagocce.

La presenza dei cori, già corposa nel Faliero, qui nel Belisario è addirittura esorbitante. E se già per il Doge veneziano l’impossibilità di portare il Coro in scena aveva negativamente condizionato la rappresentazione, per il condottiero di Costantinopoli l’avrebbe del tutto compromessa. Obbligata quindi è stata la scelta di proporla in forma di concerto.

Placido Domingo era stato originariamente scritturato per la parte del titolo, un suo ennesimo sconfinamento in territorio baritonale. Beh, lasciatemi dire che qui il Covid ci ha aiutato (!) Roberto Frontali non sarà un superman ma, vivaddio, è un baritono, e si sente!

Bravissima, ma secondo me troppo bambina (solo nella voce, ma qui conta assai) è la Carmela Remigio, un’Antonina che meriterebbe voce da soprano lirico, non dico drammatico.

Perfetta invece per la parte di Irene la voce di Annalisa Stroppa, che metterei in testa alla mia personale classifica.

Celso Albelo più che dignitoso come Alamiro(/Alessi) e un filino sotto l’imperatore Simon Lim.  

Come ieri, ottimi Orchestra, Coro e il Kapellmeister Frizza.

Il doge autocomplottista ha aperto il Festival Donizetti

E così ieri sera questo Festival davvero particolare ha preso il via, nel teatro Donizetti ormai quasi rimesso a nuovo, purtroppo a porte chiuse, ma aperto al pubblico televisivo e webbico.

Fosse questa anche l’unica ragione (ma non è l’unica) dell’impresa... già il tenere-acceso-il-motore di un teatro è cosa di cui andar fieri (per chi lo ha realizzato) e, per chi ne ha potuto godere, motivo di consolazione, di speranza e di ringraziamento.

Insomma: nonostante tutto, abbiamo avuto la prova dell’esistenza in vita - e pure della buona salute! - di qualcosa che davamo purtroppo per morto, sia pur provvisoriamente.

Ieri sera il Marino Faliero ha potuto entrare nelle case di tutti grazie a RAI5 e Radio3, e altre due opere (Belisario e Le nozze in villa) potranno entrare - oggi e domani - nelle case dei molti (pare siano già migliaia) che hanno sottoscritto o sottoscriveranno l’abbonamento alla Donizetti-webTV.

E al proposito merita apprezzamento tutto il contorno di iniziative e di contenuti che la WebTV del Teatro ha messo in campo per rendere ancor più accattivante la fruizione degli spettacoli del Festival: dall’apertura del foyer (alle 19:30, mezz’ora prima dello spettacolo) dove il fac-totum Francesco Micheli e Alberto Mattioli introducono gli ospiti della serata (ieri è toccato al vulcanico Diego Passoni di Radio Deejay, all’attrice Cristina Bugatty e alla stylist Viviana Volpicella; questa sera ci sarà il Sindaco Giorgio Gori ad introdurre il contenuto politico del Belisario)... ai commenti e ai pareri sullo spettacolo, che gli ospiti si scambiano nell’intervallo... per finire con gli innumerevoli contenuti registrati e disponibili sul sito.

Non è certo questo il momento di fare gli schizzinosi, citando i tanti difetti e i tanti contro che l’allestimento in era-virus e la fruizione degli spettacoli via etere o www comporta: i pro sono tali da giustificarli ampiamente. Di ieri sono comunque da citare le eccellenti prove del venerabile Michele Pertusi e della bravissima Francesca Dotto, ma tutti gli altri interpreti sono da elogiare. Menzione speciale poi per il Coro e per l’Orchestra (spezzata in due tronconi - fiati-archi - contrapposti e separati dal plexiglas) e per il mio concittadino Riccardo Frizza, ormai entrato nel novero dei Direttori di spicco nel panorama lirico.   

A proposito di Coro, la sua reclusione (Covid-dipendente) nel buio del fondo-scena ha ovviamente privato lo spettacolo della presenza e dei movimenti di questo autentico quanto speciale personaggio. Così il regista Stefano Ricci ha dovuto ripiegare sulla presenza in scena (coreografata da Marta Bevilacqua) di danzatori-figuranti che hanno animato in qualche modo quell’inestricabile ginepraio - inventato da Marco Rossi - di impalcature metalliche, scale e praticabili sui quali si muovevano, a debita distanza, i protagonisti, tutti sfoggianti bellissimi costumi disegnati da Gianluca Sbicca. Efficaci a supportare l’atmosfera cupa del dramma le luci di Alessandro Carletti.  

E allora: W Donizetti, W Bèrghem, W l’opera e... morte al virus!

18 novembre, 2020

Streaming vs Covid a Bergamo

A Bergamo di Covid hanno un’esperienza forte e purtroppo triste. Come nella mia Brescia, del resto. Ma le due città non si danno per vinte. Dopo il Werther trasmesso dal Teatro Grande il 6 novembre, è ora la volta del Festival Donizetti di diffondere via internet (la prima anche in TV) le tre opere del cartellone di questo autunno 2020, che verranno rappresentate a porte chiuse.

La WebTV del Donizetti arricchirà di contenuti le tre serate, con sessioni introduttive alle opere (alle 19:30, mezz’ora prima dell’inizio) coordinate dal Direttore artistico Francesco Micheli e da Alberto Mattioli, per l’occasione arruolato dal Festival nel ruolo di Dramaturg.

Marin Faliero (venerdi 20) sarà anche irradiata in chiaro su RAI5 e Radio3, mentre - con una modica cifra - è possibile seguire le tre opere (Faliero e Nozze saranno in forma scenica, Belisario in forma di concerto) in diretta streaming, oltre ad esplorare (già da subito) le tre presentazioni curate da Alberto Mattioli durante le prove e alcuni simpatici incontri degli interpreti con... l’Autore.   

Giovedi 19 alle ore 17 Francesco Micheli e il Direttore Musicale Riccardo Frizza (con ospiti fra i quali il Sindaco Giorgio Gori) ci illustreranno questa significativa quanto sfidante esperienza.

17 novembre, 2020

La musica fa bene alla salute

L’impiego della musica a scopi terapeutici non è una novità, ma fanno sempre notizia vicende come questa recente di Ancona.

In questo caso di interessante c’è il particolare relativo alla frequenza del diapason del pianoforte: 432 Hz, che è la frequenza di risonanza di buona parte degli organi del corpo umano, che quindi in presenza di suoni con quella frequenza si predisporrebbe positivamente ad affrontare prove difficili come una delicata operazione chirurgica.

Tutta la materia relativa alla frequenza del diapason è da sempre oggetto di controversie e anche di leggende metropolitane. Ad esempio c’è chi sostiene che l’attuale standard internazionale (440 Hz, spesso ulteriormente aumentato a 442) sia stato propugnato a suo tempo dal nazismo perchè ecciterebbe il cervello umano, spingendolo verso atteggiamenti aggressivi. Per ragioni simili le bande militari avrebbero già da tempo impiegato queste frequenze.

Giuseppe Verdi fu ai suoi tempi un deciso propugnatore dell’assunzione a standard del diapason a 435 (da lui definito normale) già impiegato in Francia, reputandolo il più adatto ad offrire il suono più nobile, pieno e maestoso, a differenza degli strilli ottenuti da un diapason più acuto.

Nel secondo movimento della sua Quarta Sinfonia, Gustav Mahler prescrive per il violino principale un’accordatura di un tono intero sopra a quella degli altri strumenti (più o meno 485 Hz rispetto allo standard attuale); poi, per non farlo stonare rispetto all’orchestra (che suona in DO minore, tre bemolli in chiave) gli abbassa la tonalità del brano a SIb minore (5 bemolli in chiave). Quindi l’altezza del SIb del violino è la stessa del DO dell’orchestra... ma il suo suono è più stridulo (a proposito degli strilli di Verdi!) ed è precisamente l’effetto (da violino di strada) che Mahler desiderava ottenere con questo accorgimento.   

Ma oltre al diapason, gli effetti della musica sulla psiche umana (e degli animali, in generale) possono anche dipendere dalle scale modali impiegate: ad esempio è noto come nell’antichità il modo frigio fosse considerato un eccitante della psiche e quindi impiegato nelle musiche che accompagnavano i militari in battaglia, per massimizzarne le prestazioni.

In attesa dei vaccini miracolosi, perchè qualcuno non si cimenta in ricerche sugli effetti della musica nella lotta al coronavirus?


11 novembre, 2020

Grazie Firenze, grazie Mehta

La figuraccia (dei tecnici) di ieri sera è stata fortunatamente riparata, con la diffusione in differita della Creazione, che ci ha permesso di godere di un’esecuzione che definirei di eccellente livello.

Mehta stupisce ogni giorno di più per la concentrazione e il piglio con cui guida le masse strumentali e corali; e i solisti (Volle su tutti) si sono egregiamente distinti, facendoci passare due ore indimenticabili (e facendoci dimenticare i guai che ci affliggono di questi tempi).

Quindi: grazie di cuore a tutti e... non mollate!


10 novembre, 2020

Contagiata anche la Creazione di Haydn-Mehta in streaming

Si moltiplicano le iniziative delle istituzioni musicali che propongono produzioni a-porte-chiuse irradiate in streaming sulla rete.

Questa sera è stata la volta del Maggio fiorentino, che ci voleva offrire una delle opere corali più grandiose dell’intera produzione degli ultimi secoli, Die Schöpfung di Joseph Haydn, diretta dal venerabile Zubin Mehta, che in questi tempi di coronavirus sembra aver moltiplicato le forze e le presenze sul podio...

Peccato che il virus abbia contagiato anche la tecnologia, che ha diffuso immagini passabili e suoni precisamente da polmonite interstiziale!

(Dico, se il contagio adesso si diffonde anche tramite web... ah padron, siam tutti morti!)


07 novembre, 2020

Scala: fra un mese SantAmbrogio

Paradossi del business: il Teatro non ha mai ufficialmente annunciato il titolo di apertura della stagione 20-21 (ormai andata a meretrici?) ma tutti sanno che si trattava della Lucia, della quale già si conoscevano interpreti e allestitori, e che già prendeva forma all’Ansaldo, sotto gli occhi di tutti.

Poi la recrudescenza, specialmente proprio lombarda e scaligera dei contagi (coristi e orchestrali in quarantena) ha imposto il meritato schiaffo contiano ai baüscia Fontana&Gallera/Sala, comicamente difesi da uno (tale Salvini) che ignorava l’esistenza dei teatri e della cultura in genere, ma che li ha improvvisamente scoperti quando potevano servire alla sua propaganda elettorale, mascherina di Trump compresa.

Lo sfigato Dominique Meyer (ma i tempi del suo insediamento potrebbero far pensare che il Covid ce l’abbia portato proprio lui!) sta cercando di arrabattarsi alla bellemeglio, e si legge dei suoi titanici sforzi per mostrare in mondovisione il Piermarini addobbato a festa, pur orfano del tradizionale interprete principale: il sobrio e riservato pubblico di SantAmbrogio!

Così pare che potremo assistere - da casa - ad una specie di gala a porte chiuse, spettacolo unico e non replicato, simile ad un Milan-Juve in una SanSiro deserta, dove invece della partita vanno in scena mirabili palleggi di CR7 e Ibra!

28 ottobre, 2020

Fare come il ROF

Per chi ha chiuso i teatri l’ultimo DPCM?

Il ROF risponde categoricamente: per il pubblico in sala, NON per chi lo spettacolo lo produce.

Non so se Franceschini il 14 novembre (10 giorni prima della scadenza del decreto) manderà i carabinieri a Pesaro, sta di fatto che l’ipotesi di continuare a produrre cultura, sia pure a porte chiuse (cosa che nessuno si sogna di impedire al calcio, vero Spadafora?) diventa realtà. E addirittura (per il pubblico) a gratis!

Quindi: teatri, auditorium e cinema, seguite l’esempio del ROF... e magari facendo anche pagare un obolo agli spettatori, che credo sarebbero ben felici di farlo!


26 ottobre, 2020

La cartina di tornasole

Le due facce del Governo: Spadafora e Franceschini.

Il primo fa - col sorriso sulle labbra - il mea-culpa. Poi nemmeno lo sfiora l’idea di chiudere gli stadi, non solo a chi sta in tribuna, ma anche a chi sta sul terreno di gioco e in panchina. Tanto le TV trasmettono in diretta partite giocate in vitro e le società salvano almeno una parte degli incassi.   

Il secondo ricorda a noi disattenti che il contagio sta galoppando. Così chiude i teatri, ma non solo al pubblico, anche a chi sta sul palcoscenico e in buca. Poi, per non penalizzare troppo questi ultimi, invoca l’acquisto di spettacoli e programmi di cultura (evidentemente registrati in passato) da parte delle televisioni. Non la trasmissione in diretta degli spettacoli dal vivo, pur a porte chiuse.

É come se Spadafora blindasse gli stadi e chiedesse alle TV di trasmettere - pagando salati diritti d’autore per sostenere le società calcistiche - celebri partite del passato.

Morale: ci sono sempre figli e figliastri (eh sì, caro Franceschini) ed è triste constatare che lo Stato premia i primi e vessa i secondi.


25 ottobre, 2020

Ore legali

Questo 25 ottobre non sarà certo ricordato per il ritorno dell’ora solare, ma per l’ennesimo DPCM anti-virus.

Entrano quindi in vigore, al posto di quella astronomica, altre ore legali legate alla lotta contro i mulini a vento la pandemia.

Per quanto mi riguarda, che i bar e i ristoranti chiudano alle 18 è perfettamente irrilevante (non ci metto piede da lustri...) mentre che luoghi pubblici che sono fra i più sicuri - rispetto alle possibilità di contagio - come teatri e cinema vengano lock-cati è palese dimostrazione di stupidità (Franceschini compreso, visto che comprende dolorosamente, bontà sua...)

Fossi un responsabile di teatro (o anche di cinema) sfiderei il DPCM confermando lo spettacolo (a porte chiuse, come si continua a fare per l’intoccabile calcio) e offrendo, a chi ha già acquistato o acquista un biglietto, la fruizione dello spettacolo in streaming (previa registrazione, per chi già non l’avesse, sul sito del teatro). Così si salverebbe almeno in parte l’incasso, si accontenterebbe in qualche modo il pubblico e si combatterebbe il virus, alla faccia dei dolori di Conte-Franceschini&C.