Pubblico forzosamente scarso (c'erano però posti vuoti oltre il necessario) ma assai caloroso nell'accogliere questo antipasto della serata.
21 agosto, 2020
Il ROFid ha pagato l’ultima cambiale
Pubblico forzosamente scarso (c'erano però posti vuoti oltre il necessario) ma assai caloroso nell'accogliere questo antipasto della serata.
18 agosto, 2020
Romiti e laVerdi
Forse pochi sanno che Cesare Romiti - oggi ricordato come grande manager e in particolare come N°1 di FIAT negli anni 70-80 e in particolare ancora come ispiratore della famosa marcia dei 40mila del 1980, che pose fine alla rivolta sindacale e alla minacciata occupazione della fabbrica di Mirafiori - fu, fino al 2019, Presidente del Consiglio Generale della Fondazione Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi (laVerdi).
La quale Fondazione oggi si unisce al cordoglio per la scomparsa.
Amendola > Napolitano > Corbani/Cervetti > Romiti... ecco la filiera migliorista. Che però, almeno in questa occasione - selon moi - ha prodotto qualcosa di buono.
17 agosto, 2020
Epopea del Gruppetto
Cazzeggiando in attesa della seconda ondata (con tutti questi gruppi e gruppazzi in giro le avvisaglie lasciano ben sperare...) di che parliamo? Di Beatles, Rolling Stones, Litfiba, ...?
Beh, sempre di musica si tratta, ma in tutt’altra accezione. Il gruppetto qui considerato è quella figura musicale impiegata originariamente come abbellimento, costituita di norma da una quartina di note (non esplicitamente scritta, ma rappresentata da un segno) che si interpone fra due note della melodia, con un andamento sinusoidale ed occupando una parte del tempo di fatto rubata ad altre note della battuta.
Le due principali forme sono la diritta (o diretta) dove la quartina parte dalla nota superiore a quella che precede il segno (quindi prima scende e poi risale); e la rovesciata, dove la quartina parte dalla nota inferiore a quella che precede (quindi prima sale e poi ridiscende).
Ecco un paio di esempi presi da Beethoven e Wagner.
Gruppetto diritto: Romanza per violino in FA maggiore, Op.40
Gruppetto rovesciato: Rienzi, atto V, Du stärktest mich, du gabst mir hohe Kraft (è anche il tema fondamentale dell’Ouverture)
Ecco però come il gruppetto si evolve nel tempo, abbandonando il semplice segno per assumere i caratteri (e ritagliarsi il tempo!) delle altre note della melodia. Sempre Beethoven e Wagner:
Ex-Gruppetto diritto: Quinto concerto per pianoforte, Op.73
Ex-Gruppetto rovesciato: Götterdämmerung, Prologo, risveglio di Brünnhilde
Ecco un ulteriore, celebre esempio (Weber) di scrittura esplicita in sostituzione di un possibile impiego del gruppetto rovesciato: Der Freischütz, atto II, Süss entzückt entgegen him (è anche il tema fondamentale dell’Ouverture)
Ma è con Mahler che il piccolo segno di abbellimento acquisisce ulteriore articolazione, nell’intima struttura e nell’enfatica nobiltà:
Terza Sinfonia, finale
Come si nota, nel secondo caso la quartina è cresciuta a quintina... Cosa che si ripete più tardi:
Ottava Sinfonia, scena finale del Faust
E, a proposito di quintine, anche Bruckner non vuole esser da meno: ecco come presenta un enfatico Höhepunkt nel terzo tempo della sua monumentale Ottava:
Tornando a Mahler, nel Finale della Nona Sinfonia abbiamo un ulteriore esempio di gruppetto diritto esploso nelle quattro note:
É poi l’estrema perorazione dei quattro corni a suggellare grandiosamente l’epopea del nostro minuscolo segno:
09 agosto, 2020
Il ROF onora la sua cambiale
Ieri sera il glorioso Teatro Rossini, con la platea trasformata in golfo mistico, ha inaugurato la 41a edizione del ROF, fortemente condizionata dalla pandemia che ha colpito l’intero pianeta.
La prima (La cambiale di matrimonio preceduta da Giovanna d’Arco) è stata meritoriamente irradiata in streaming permettendo a tutti gli appassionati di ritrovare quel Festival che dal lontano 1980 non ha mai mancato l’appuntamento agostano.
Anche qui l’ambientazione inconsueta crea qualche iniziale disagio, ma tutto sommato meglio così che il lockdown!
Esecuzione dei due titoli in programma più che apprezzabile; ne riferirò ancora più avanti, dopo visione dal vivo.
06 agosto, 2020
BeethovenSummer: pastorale e ur-Fidelio
Nell’intervallo
fra un mare e un lago ho trovato modo di tornare nello smagrito Auditorium di
Largo Mahler per ascoltare il sesto dei nove concerti della kermesse che laVerdi ha messo in programma per l’estate post-lockdown.
Sempre Flor sul podio per proporci la più celebre delle pastorali, preceduta però dall’Ouverture che accompagnò la prima esecuzione (1805) dell’opera che diventerà poi famosa (dal 1814) col titolo di Fidelio: la Leonore II. Che in qualche modo fa da battistrada per la più celebre Leonore III (1806); la quale poi - a sua volta rimpiazzata nell'opera dalla definitiva Fidelio - resterà però nel repertorio di tutte le Orchestre come pezzo da concerto (oltre ad essere spesso eseguita durante il cambio-scena del second’atto).
Questa Leonore II, per noi che conosciamo a memoria la successiva, appare come un frutto ancora un po’ acerbo, che però ci permette di apprezzare - con l’immaginazione - ciò che sappiamo arriverà di lì a poco. Un esempio fra tanti: i due interventi della trombetta del tirapiedi di Pizarro annuncianti l’arrivo del Ministro (pur perfettamente eseguiti da dietro le quinte da Antonio Signorile) hanno ben poca drammaticità rispetto a quelli che Beethoven comporrà in seguito per l’opera e incorporerà nella Leonore III.
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Dopo
questo insolito antipasto, accolto con calore dallo sparso pubblico dell’Auditorium, ecco la Sesta.
Confesso che fatico ancora ad abituarmi a queste esecuzioni smagrite, causa Covid. Adesso faccio un battuta davvero di basso livello: è un po’ come se, dopo anni e anni di immagini di una Valeria Marini nella sua sfrontata opulenza, la vedessi oggi in versione... anoressica: certo è sempre lei, ma non è facile far finta di nulla, ecco.
Oltre a smagrirla di volume, Flor, contrariamente alle sue abitudini (e forse per rientrare nel limite dei 60 minuti complessivi di durata del concerto, imposti dalle regole di ingaggio col Covid) ignora anche tutti i da-capo della Sinfonia... (Ma forse lo fa anche per risparmiarci troppe visioni della Valeria anoressica, hahaha!)
No, scherzi a parte, esecuzioni come questa ci permettono invece di afferrare tanti particolari che spesso si perdono nel magma sonoro prodotto dai grandi complessi. E per questo è stata salutata da convinti applausi, in particolare per i fiati - strumentini in testa - che vi hanno un ruolo assai impegnativo.
03 agosto, 2020
Time-out. Muti-Berlioz (2)
28 luglio, 2020
Time-out. Muti-Berlioz (1)
Prima della prova, Muti non perde occasione per ripetere che la musica non si comprende (al massimo si può afferrare la struttura di un brano...) e che quindi ciascuno di noi la può e la deve interpretare secondo la propria sensibilità e il proprio gusto: beh, detto a proposito di musica a programma, ciò equivale a dequalificare assai il programma stesso, indicato dall’Autore! Va detto però che spesso furono proprio gli stessi Autori (dopo Berlioz, Mahler, uno per tutti) a creare confusione, presentando programmi espliciti per le loro sinfonie per poi disconoscerli e ritirarli, invitando l’ascoltatore semplicemente ad... ascoltare, per poi farsi un’idea personale dell’opera.