Come da tradizione, la Settimana
Santa ha portato in Auditorium (e in Duomo!) una delle Passioni di Bach, alternativamente la Matthäus e la Johannes. Quest’anno è toccato alla Matthäus, e a proporcela
sono stati gli ensemble (vocale e
strumentale) de laBarocca rinforzati dal Coro
di Voci bianche de laVerdi. Sul
podio, immancabilmente, Ruben Jais.
Ieri sera si è concluso il ciclo delle tre recite con un’esecuzione
salutata trionfalmente dal foltissimo pubblico.
Ancora una volta lascio la parola a Monsignor
Gianantonio Borgonovo, Arciprete del Duomo di Milano, che inquadra
mirabilmente l’opera di Bach nel contesto storico-religioso dei suoi tempi.
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Gianantonio Borgonovo 
Johann Sebastian Bach: Tra storia e
  pietismo 
Il contesto storico 
Nella
  comunità cristiana, sin dai primi passi dopo la risurrezione di Gesù, il
  racconto evangelico della Passione, Croce e Risurrezione fu di grande rilievo
  e segnò la stessa nascita della Chiesa credente. Queste sezioni dei Vangeli
  hanno ricevuto da subito un’attenzione speciale nella celebrazione
  dell’Eucaristia nella liturgia cristiana lungo l’anno liturgico con un’enfasi
  di singolare solennità. 
Risale
  probabilmente già al V secolo una drammatizzazione del testo, con una distribuzione
  su ruoli diversi (Evangelista, Gesù, Ponzio Pilato e altri). Heinrich Schütz assegnò
  a questi personaggi voci diverse e permise ai gruppi di persone di esibirsi
  come coro polifonico. Nel Sud della Germania, alla fine del XVI secolo c’era
  già la tradizione di interrompere il racconto della Passione con i corali
  cantati dall’assemblea. Pezzi poetici liberi come corali e arie sono stati
  inseriti dal XVII secolo. Nel tardo barocco, la Passione è stata musicata in
  tre modi diversi: la Passione-Cantata, l’Oratorio-Passione, come libero adattamento, e
  la Passione-oratoria. Bach decise per la Passione secondo
  Giovanni e secondo Matteo di adottare quest’ultimo
  genere. 
Nel
  corso di un periodo di circa 100 anni (1669-1766), nella tradizione di
  Leipzig si recitarono i testi della Passione durante il servizio mattutino,
  in modo solenne, con recitazione dei testi della Passione nello stile del
  canto gregoriano. Solo nel 1717 il canto polifonico (figuraliter) è stato ammesso nella
  Chiesa Luterana, a St. Thomas nel 1721 e a San Nicola nel 1724, e poi
  alternativamente nelle due chiese principali. La Passionsmusik ha trovato posto nel
  servizio dei vespri a partire dalle ore 14 per 4 o 5 ore, mentre il posto
  originario era dopo il servizio iniziale del mattino che si protraeva dalle 7
  alle 11. In ogni modo, le Passioni di J. S. Bach - diversamente da quanto avviene oggi -
  erano parte del servizio liturgico e non erano intese come musica da
  concerto. 
L’influsso del Pietismo 
Se lo
  spirito della Chiesa della Riforma ha portato Johann Sebastian Bach a
  valorizzare nel modo più puro la nuda parola dell’Evangelo, come un’incarnazione della
  Parola di Dio nella
  Sacra Scrittura stessa, la corrente spirituale del Pietismo ebbe un influsso di enorme portata
  nella rielaborazione dei testi delle Arie (Arioso, Recitativo accompagnato) e degli altri
  abbellimenti delle parti utilizzate (Corali) o inventate (Cori Madrigaleschi
  o rielaborati) dal grande Musicista. 
Il
  pietismo era nato dalla percezione che mancasse il tocco della pietas, da una vita cristiana
  troppo mondanizzata e dall’urgenza di “dare corpo” alla fede personale. Potremmo
  dire che esso sia stato una risposta teologica allo stress e al trauma
  lasciato dalla Guerra dei Trent’anni, volendo così riorientare e riequilibrare le due
  dimensioni rappresentate, da una parte, dalla Parola scritta della Bibbia e,
  dall’altra, dalle tradizioni cristiane che la interpretano lungo i secoli di
  esegesi che stanno alle spalle. 
Nel
  XVIII secolo, i rappresentanti del pietismo cercarono di opporsi
  all’emergente Illuminismo, come
  era avvenuto agli inizi della Riforma contro l’ortodossia protestante, formando
  così una corrente sempre più difensiva e chiusa nelle diverse comunità nazionali.
  Gli Illuministi avevano
  scosso la visione tradizionale del mondo con nuove scoperte di scienze
  naturali e sfidavano la teologia tradizionale. La teologia reagì con crescente
  “specializzazione scientifica”, divenendo però sempre più arida e incomprensibile
  ai membri non accademici delle comunità. Inoltre, lo Stato assolutista aveva
  richiesto un impegno per il dogma ufficiale della chiesa di campagna, ma
  aveva mantenuto una pietà personale molto inquietante, purché si rimanesse
  criticamente legati
  alla pietà tradizionale. 
I
  pietisti criticarono entrambi gli sviluppi come un cammino puramente
  esteriore e contrario al loro ideale di pietà personale ed emotiva. Il
  pietismo si considerava, infatti, 
un
  movimento biblico, laico e spirituale. Sottolineava il lato soggettivo della
  fede, ma sviluppava anche un forte tratto missionario e sociale. Nella
  pratica, i piccoli gruppi pietistici vivevano in quartieri di abitazioni con
  gruppi di case in cui si svolgevano gruppi di incontro per lo studio della Bibbia
  e la preghiera comune, spesso con un’importanza e dimensioni simili (o
  addirittura superiori) rispetto alle liturgie comuni. 
A
  fondare il Pietismo Luterano è l’alsaziano Philipp Jacob Spener (1635-1705). Non
  c’è quasi un territorio luterano nel Reich tedesco con cui egli non avesse
  relazioni. Come manifesto di Pietismo Luterano, Spener si applica nel 1675 a pubblicare il volume Pii desideri (Utopia), in cui, passando
  da un lamento all’altro circa lo stato della Chiesa attuale e dei suoi
  membri, sviluppa un programma di riforma: introduzione di incontri per
  migliorare la conoscenza della Bibbia, i dipendenti di “laici” nel passaggio
  dalla conoscenza della fede all’atto di fede, la restrizione delle polemiche
  religiose, la riforma degli studi teologici accrescendo soprattutto la praxis pietatis, spostando il contenuto
  dalla conoscenza della fede verso l’edificazione dell’uomo interiore. Nel
  1670 alcuni uomini giunsero a Spener con la richiesta di edificare gli scambi
  in riunioni speciali, che furono presto denominati Collegium pietatis o Exercitium pietatis. Spener lo organizzò nella
  sua canonica. Presso di loro, l’ora della costruzione o la lezione della
  Bibbia si sviluppò come la forma caratteristica degli eventi del pietismo
  fino ad oggi. Sono ancora chiamati in Germania e in altre aree le «ore». Nel Württemberg
  i loro visitatori si chiamano «Stundenbrüder», in tedesco «Stündeler»; in
  russo, nel diciannovesimo secolo il termine «Stundent» ha finito per
  significare «membro della setta». In queste conventicole, il pericolo di
  separazione dal resto della Riforma era virulento. 
Per
  Johann Sebastian Bach il pietismo non ha ancora queste derive eterodosse, anzi bisogna
  riconoscere che, in particolare proprio nelle Passioni, in modo positivo ha
  contribuito alla lettura del testo biblico un afflato di sentimenti e di contemplatio spiritualis
  che
  difficilmente avrebbero potuto acquisire in altro modo. Basti, a modo di
  conclusione, rileggere il corale cantato dai due Cori come chiusura della Matthäus-Passion che il sublime organista di
  Leipzig non ha potuto non trascrivere - in diverso modo - anche nella Johannes-Passion immediatamente prima del
  corale conclusivo, con eguali note di spiritualità pietista (le parole sono
  del poeta e librettista Christian Friedrich Henrici, piu conosciuto con lo
  pseudonimo di Picandro o Picander): | |
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Wir
  setzen uns mit Tränen nieder 
und
  rufen dir im Grabe zu: 
Ruhe
  sanfte, sanfte Ruh’! 
Ruht,
  ihr ausgesognen Glieder! 
Ruhet,
  sanfte, ruhet wohl! 
Euer
  Grab und Leichenstein 
soll
  dem ängstlichen Gewissen 
ein
  bequemes Ruhekissen 
und
  der Seelen Ruhstatt sein. 
Ruhet
  sanfte, ruhet wohl! 
Höchst vergnügt schlummern  
da die Augen ein. | 
Ci inginocchiamo con
  lacrime 
e gridiamo verso la tua
  tomba: 
Riposa sereno, sereno
  riposa! 
Riposate, o esauste membra! 
Riposate serene, riposate! 
La vostra tomba, la vostra
  lapide 
dovrà essere un morbido
  cuscino 
per la coscienza
  tormentata, 
e il luogo di riposo per
  l’anima. 
Riposate serene, riposate! 
In somma beatitudine  
gli occhi si chiudono al sonno. | 
 



 
 
 
 
 
 

