Altro simpatico ritorno in Auditorium (ieri peraltro
assai poco frequentato): è quello di Wayne
Marshall (e poi dicono che a Malta non vogliono gente di colore...) che ci
presenta un programma
fluvial-marino snodantesi fra ‘800 e ‘900, ma sempre saldamente in acque territoriali
tonali amiche.
Subito una considerazione che si applica a tutti e tre i brani in programma:
Marshall ha tenuto tempi non stretti, ma strettissimi, trasformando i fiumi in
rapide e mandando i mari in burrasca! Ma - dato che l’Orchestra non è...
annegata - il risultato deve considerarsi più che accettabile.
A proposito, non sarebbe
male se laVerdi mettesse in cantiere l’esecuzione integrale del ciclo,
che meriterebbe un concerto tutto per sè...
Encomiabile
la prestazione di tutti, ma come non segnalare flauti e clarinetti per la
magistrale esposizione delle sorgenti del fiume.
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Ecco poi Benjamin Britten, con i Four sea interludes dal Peter
Grimes. La sequenza dei quattro brani non rispetta quella dell’opera (come si
può dedurre dallo specchietto sottostante):
Nell’opera gli interludi sono in effetti sei, equamente distribuiti nelle
sue tre parti (prologo incluso) e non sono titolati. Il primo serve come
preludio - dopo il Prologo al tribunale - al primo atto, ed evoca un mattino
grigio al borgo affacciato sul mare. La tonalità è (appropriatamente) LA
minore, il tempo Lento e tranquillo. Il secondo evoca la tempesta che si
abbatte sul borgo alla sera (Presto, con fuoco) ed è in MIb minore, con diverse
modulazioni. Il terzo (Allegro spiritoso) è in LA maggiore ed apre il
second’atto accompagnando la serena atmosfera del villaggio in un giorno di
festa. Il quarto è una Passacaglia (Andante moderato) che precede l’arrivo di
Grimes e del suo giovane aiutante verso la baita del marinaio, dove il ragazzo
troverà la morte. Il quinto (Andante comodo e rubato) è in MIb maggiore, apre
il terzo atto ed introduce la scena di una notturna festa danzante. Il sesto (Lento)
fa da preludio alla conclusione dell’opera, riprendendo l’atmosfera del primo interludio.
Marshall
sta abbastanza... calmo per i primi tre brani, poi si scatena nell’ultimo, che
non a caso evoca una tempesta, suscitando l’entusiasmo dei fedelissimi.
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Chiude il programma Die Seejungfrau di Alexander von Zemlinsky. La
sua ispirazione alla novella di Andersen (La Sirenetta) è tanto dichiarata quanto
labile, non avendo il compositore indicato precisi e dettagliati riferimenti sulla
partitura (ne esistono però in appunti stesi durante la composizione). Antony
Beaumont, che ha curato l’edizione critica della partitura (data per persa un
secolo fa e poi fortunosamente ritrovata a pezzi qua e là e rimessa insieme)
scrive nella prefazione all’edizione Universal che Zemlinsky avrebbe cominciato
a comporre questa musica dopo la cocente delusione provata in seguito al
fallimento della sua vicenda sentimentale con la giovane e bella Alma Schindler, sua allieva che aveva stravisto per lui, sognando nientemeno che di dargli un figlio (!) ma che poi di punto in bianco lo piantò in asso per accasarsi
con tale Gustav Mahler... Mah, forse lui si sentiva come la sirenetta
respinta dal principe (!?)
A proposito di Principe, il grande Quirino, in un sapiente saggio
pubblicato sul programma di sala (che mi permetto di riprodurre
qui, sperando che nessuno
chieda la mia testa per aver violato diritti) propone una plausibile
associazione fra le note di Zemlinsky e il testo di Andersen.
L’opera, che reca l’attributo Fantasia in tre movimenti per orchestra da
una novella di Andersen, è appunto tripartita (quasi fosse una sinfonia) e ci
si sente tutta l’influenza della musica contemporanea (siamo a
cavallo del secolo) a Zemlinsky, che in
sostanza si rifà ad un nome ben preciso e conosciuto: Richard Wagner (cui
ovviamente si accodano Strauss e Mahler) e più remotamente a Liszt e Berlioz.
A questo punto diviene spontanea la domanda: ma laVerdi quale versione ha suonato? Ebbene, ha suonato quella originale (con le 79 battute reintrodotte); ma, grazie ai tempi forsennati di Marshall, la durata ha eguagliato quella (ad esempio) di Chailly che invece taglia quelle battute.
Successo clamoroso e applausi ritmati: Marshall
ringrazia facendo chiari cenni verso i ragazzi, come a dire: merito loro!
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