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04 giugno, 2018

Alla Scala arriva Fierrabras


Questa per la Scala è la stagione delle primizie: dopo Fledermaus e Orphée - e in attesa della super-primizia, Fin de partie - ecco arrivare per la prima volta al Piermarini il Fierrabras di Franz Schubert. (La produzione è del 2014 a Salzburg - Pereira regnante - ed è disponibile in DVD).

Opera che l’Autore non potè mai ascoltare e che per la verità in pochi hanno potuto ascoltare in teatro da quasi 200 anni a questa parte. Dopo le prime spurie rappresentazioni di fine ‘800 si dovette arrivare praticamente al 1988 (Vienna) per assistere alla riproposta di quest’opera, grazie alla dedizione di tale Claudio Abbado, la cui interpretazione si può oggi seguire anche su youtube, in questa registrazione audio.

Il genere è apparentabile a quello del Singspiel, comprendendo diversi dialoghi parlati, ma oltre alle arie, concertati e cori, include anche diversi Melodramen, in pratica dei parlati accompagnati. In ciò si differenzia, ad esempio, dal beethoveniano Fidelio (che ne prevede uno solo, nel sotterraneo) dal quale per il resto mutua alcune inconfondibili atmosfere.

Il libretto di Josef Kupelwieser è un farraginoso insieme di vicende che definire astruso e indigeribile è fargli un complimento: di certo è in buona parte responsabile della miserevole considerazione di cui l’opera ha goduto e gode tutt’oggi, a dispetto della qualità della musica di Schubert.

Il soggetto è derivato - per discutibile mescolanza - da almeno due racconti medievali, e presenta, sullo sfondo della guerra fra Carlomagno e i Mori, due vicende amorose che coinvolgono individui delle due diverse e contrapposte etnie e religioni: da una parte il cristiano Roland (eroico paladino carolingio) e la saracena Florinda (figlia dell’Ammiraglio Boland, capo dei mori); e dall’altra il protagonista Fierrabras (figlio di Boland e quindi fratello di Florinda) e la figlia di Carlomagno, Emma, che però è innamorata (e ricambiata) da un altro fedelissimo di suo padre, Eginhard, peraltro privo di titoli nobiliari. Per una di quelle gratuite e ridicole combinazioni che si verificano solo nei libretti d’opera, Roland-Florinda e Fierrabras-Emma si sono incontrati tempo addietro a Roma (dove Boland aveva trafugato reliquie preziose) e poi perduti di vista, ritrovandosi miracolosamente quattro anni dopo sulla scena dello scontro armato ai confini fra il territorio cristiano e quello saraceno. Dopo una serie di vicende improbabili e ai limiti dell’assurdo, le due coppie Roland-Florinda ed Emma-Eginhard possono finalmente coronare i rispettivi sogni d’amore, mentre al povero Fierrabras non resta che convertirsi al cristianesimo, benedire la felicità altrui ed entrare orgogliosamente nel novero dei paladini di Carlomagno...

Con i Singspiel di solito si procede a pesanti sforbiciamenti di grande parte dei parlati (come nell’edizione citata di Abbado) con il risultato di aumentare esponenzialmente il grado di incomprensibilità del soggetto e di lasciare allo spettatore solo il godimento della mirabile musica di Schubert. In questa edizione della Scala pare che invece buona parte dei parlati venga conservata (pur con modifiche all’originale); la regìa di Stein dovrebbe fare il resto per consentirci di apprezzare al meglio quest’opera.

Prossimamente esprimerò qualche considerazione dopo visione diretta.  

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