Questa per la Scala è la stagione delle
primizie: dopo Fledermaus e Orphée - e in attesa della super-primizia,
Fin de partie - ecco arrivare per la
prima volta al Piermarini il Fierrabras di Franz Schubert. (La produzione è del
2014 a Salzburg - Pereira regnante - ed è disponibile in DVD).
Opera che l’Autore non potè mai
ascoltare e che per la verità in pochi hanno potuto ascoltare in teatro da
quasi 200 anni a questa parte. Dopo le prime spurie rappresentazioni di fine
‘800 si dovette arrivare praticamente al 1988 (Vienna) per assistere alla riproposta
di quest’opera, grazie alla dedizione di tale Claudio Abbado, la cui interpretazione si può oggi seguire anche su
youtube, in questa registrazione audio.
Il
genere è apparentabile a quello del Singspiel,
comprendendo diversi dialoghi parlati,
ma oltre alle arie, concertati e cori, include anche diversi Melodramen, in pratica dei parlati
accompagnati. In ciò si differenzia, ad esempio, dal beethoveniano Fidelio (che ne prevede uno solo, nel
sotterraneo) dal quale per il resto mutua alcune inconfondibili atmosfere.
Il libretto di Josef Kupelwieser è un farraginoso
insieme di vicende che definire astruso e indigeribile è fargli un complimento:
di certo è in buona parte responsabile della miserevole considerazione di cui
l’opera ha goduto e gode tutt’oggi, a dispetto della qualità della musica di Schubert.
Il soggetto è derivato - per discutibile
mescolanza - da almeno due racconti medievali, e presenta, sullo sfondo della
guerra fra Carlomagno e i Mori, due vicende amorose che coinvolgono individui
delle due diverse e contrapposte etnie e religioni: da una parte il cristiano
Roland (eroico paladino carolingio) e la saracena Florinda (figlia
dell’Ammiraglio Boland, capo dei mori); e dall’altra il protagonista Fierrabras
(figlio di Boland e quindi fratello di Florinda) e la figlia di Carlomagno,
Emma, che però è innamorata (e ricambiata) da un altro fedelissimo di suo
padre, Eginhard, peraltro privo di titoli nobiliari. Per una di quelle gratuite
e ridicole combinazioni che si verificano solo nei libretti d’opera,
Roland-Florinda e Fierrabras-Emma si sono incontrati tempo addietro a Roma
(dove Boland aveva trafugato reliquie preziose) e poi perduti di vista,
ritrovandosi miracolosamente quattro anni dopo sulla scena dello scontro armato
ai confini fra il territorio cristiano e quello saraceno. Dopo una serie di vicende
improbabili e ai limiti dell’assurdo, le due coppie Roland-Florinda ed
Emma-Eginhard possono finalmente coronare i rispettivi sogni d’amore, mentre al
povero Fierrabras non resta che convertirsi al cristianesimo, benedire la
felicità altrui ed entrare orgogliosamente nel novero dei paladini di
Carlomagno...
Con i Singspiel di solito si procede a pesanti sforbiciamenti di grande
parte dei parlati (come nell’edizione
citata di Abbado) con il risultato di aumentare esponenzialmente il grado di
incomprensibilità del soggetto e di lasciare allo spettatore solo il godimento
della mirabile musica di Schubert. In questa edizione della Scala pare che invece
buona parte dei parlati venga conservata (pur con modifiche all’originale); la
regìa di Stein dovrebbe fare il resto per consentirci di apprezzare al meglio
quest’opera.
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