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22 aprile, 2009

Riccardo Muti, docente

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Il Gruppo Editoriale L’Espresso ha iniziato lunedi 20 aprile un ciclo di 8 pubblicazioni (inserti settimanali di Repubblica e Espresso) che hanno come protagonista Riccardo Muti nelle vesti di maieuta, oltre e prima che di interprete. Come spiega Muti nel video di presentazione il suo metodo di insegnamento consiste nello smontare il brano musicale, proporne i pezzi smontati al pubblico, per poi rimontare il tutto e mostrare come dai singoli ingredienti si ottenga il manicaretto pronto da gustare.

La prima puntata, come poi sarà la seconda, è dedicata a Hector Berlioz, con la Symphonie phantastique, cui farà seguito Lélio, ou le retour à la vie, il melologo che Berlioz aveva programmaticamente posposto alla sinfonia.

La registrazione della prima lezione di Muti è stata fatta al Teatro Alighieri di Ravenna, con i giovani dell’Orchestra Cherubini (un’invenzione del Maestro) rinforzata da altri ragazzi, componenti di quella farulliana di Fiesole. Muti viviseziona l’opera, citando innanzitutto i particolari autobiografici che ne sono alla base, e legandoli alle note scritte in partitura; poi si sofferma su alcuni temi (in primo luogo l’idée fixe, ovviamente, di cui esemplifica, facendolo suonare ai singoli strumenti, le diverse trasformazioni - vedi i 5 esempi riportati sotto - ma anche altri peculiari passaggi della fantastica).


















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Un approccio non nuovo (mi viene in mente un ciclo ciaikovskiano di Vladimir Delman trasmesso in TV 15 anni fa) ma che indubbiamente ha una sua efficacia, rendendo meno criptico il tessuto di un’opera - in questo caso una sinfonia - anche all’ascoltatore impreparato o comunque non studioso dei particolari.

In sostanza, al di là di tutte le critiche che si possono muovere all’operazione, mi pare un’iniziativa lodevole, una di quelle piccole spintarelle che possono portare qualcuno ad entrare in una sala da concerto, a procurarsi un CD di musica classica e ...chissà, a scoprire così un intero universo.
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