La quinta (su
8) rappresentazione di Lucia di Lammermoor è andata in scena ieri sera alla Scala, in un teatro ben lungi dall'esaurito.
Tradita la prima
per rispetto a… Rachmaninov, ho quindi iniziato l’approccio a questa nuova
produzione attraverso lo streaming-on-demand di RaiPlay, che (ancora
per pochi giorni, parrebbe) mette la recita del 13 aprile a disposizione
del pubblico. (Nel frattempo è comparsa la registrazione
anche su youtube, finchè qualcuno non reclamerà…) Come spesso accade, la
ripresa televisiva dà assai di più (e non sempre meglio?) di ciò che si vede in
teatro, soprattutto grazie alle angolazioni di ripresa e ai primi piani.
Parto quindi dalla regìa, che in un’opera come questa conta (ad esagerare) per 20 su 100, rispetto alla musica, per dire che Jannis Kokkos ha fatto il minimo sindacale (ma per lui il salario minimo è un filino più alto degli stratosferici 9€ all’ora che tuttora si negano qui da noi…) limitandosi a coprire i personaggi con abiti contemporanei, il che ce li rende però ancor più antipatici e ridicoli, diciamolo francamente: volendo darci un riferimento all’attualità avrebbe potuto ambientare la vicenda fra le bande del Bronx (tipo West Side Story, per dire) visto che il soggetto è una scopiazzatura di Romeo&Juliet (con tanto di alias di Frate Lorenzo…)
Merito al 60% almeno di Direttore, buca e coro, davvero irreprensibili per ricercatezza di tempi, di suono, di sfumature e di pathos. Il restante 40% se lo devono dividere i protagonisti, ai quali mi permetto di assegnare il premio di produzione nelle seguenti quote:
10%
Lisette Oropesa (Lucia) [voce calda e morbida, acuti
pennellati, agilità virtuosistiche, buona recitazione anche se un po’ contratta]
9%
Boris Pinkhasovich (Enrico) [bella sorpresa, voce
importante, sicura ed efficace presenza scenica]
7%
JDF (Edgardo) [queste sue escursioni
extra-rossini non (mi) convincono, fatta salva la sua grande professionalità e
la voce ancora abbastanza integra; che però al loggione arrivava a malapena (la
glassharmonica si sentiva di più!)]
5%
Carlo Lepore (Raimondo) [ha fatto il possibile
per non far rimpiangere Pertusi]
4%
Giorgio Misseri (Normanno) [in proporzione al peso
dei ruoli, all’altezza di JDF]
3%
Leonardo Cortellazzi (Arturo) [minimo sindacale per lui]
2% Valentina Pluzhnikova (Alisa) [incoraggiamento per l’accademica]
Primo e terzo atto complessivamente
discreti, il secondo francamente meno, con la punta di diamante dell’opera (il sestetto)
passato via senza emozione.
Alla fine qualche bravo! per Oropesa, Pinkhasovich, Florez, Chailly e coro; applausetti per i restanti. Regista, come detto, non presentatosi. In tutto forse 7-8 minuti, poi tutti a nanna.
In conclusione, che dire? Maliziosamente: dovremmo ringraziare il Covid per averci risparmiato di sorbire questa passabile minestrina come cenone di un SantAmbrogio?